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Cancellazione società: nullo l’avviso al liquidatore

La Corte di Cassazione ha annullato un avviso di accertamento fiscale notificato a una società già cancellata dal Registro delle Imprese. Secondo la Corte, la cancellazione della società è un fatto che, se non contestato tra le parti, ne determina l’estinzione. Di conseguenza, l’atto impositivo è illegittimo perché rivolto a un soggetto inesistente. La pretesa fiscale, se fondata, deve essere fatta valere nei confronti dei soci, nei limiti di quanto percepito in fase di liquidazione.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cancellazione Società e Avvisi Fiscali: La Cassazione Annulla l’Accertamento

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia fiscale: dopo la cancellazione di una società dal Registro delle Imprese, l’Agenzia delle Entrate non può più notificarle un avviso di accertamento. L’atto, se emesso, è nullo perché indirizzato a un soggetto giuridicamente estinto. La pretesa fiscale, eventualmente, dovrà essere rivolta ai soci. Questa decisione chiarisce le conseguenze giuridiche della cancellazione e la corretta individuazione del soggetto passivo d’imposta.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento per Ires, Irap e Iva relativo all’anno 2007, notificato a una società a responsabilità limitata. La particolarità della vicenda risiedeva nel fatto che, al momento della notifica, la società era già stata cancellata dal Registro delle Imprese. L’ex socia e liquidatrice della società impugnava l’atto, sostenendo proprio la carenza di legittimazione passiva del soggetto estinto.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto il ricorso. In particolare, i giudici d’appello avevano erroneamente ritenuto che la società non fosse estinta, ma avesse semplicemente subito una modifica, basando la loro decisione su una lettura non corretta di una visura camerale. Avevano inoltre rigettato le altre censure relative alla decadenza del potere di accertamento e a vizi procedurali della verifica fiscale.

L’Importanza della Cancellazione Società nel Ricorso in Cassazione

L’ex liquidatrice ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali. Il fulcro della difesa, tuttavia, era il primo motivo, incentrato sulla violazione dell’art. 2495 del Codice Civile.

La ricorrente ha evidenziato come i giudici di merito avessero ignorato un fatto cruciale e, soprattutto, non contestato dall’Agenzia delle Entrate: l’avvenuta cancellazione della società. Tale circostanza, pacifica tra le parti, avrebbe dovuto portare all’immediata declaratoria di nullità dell’avviso, in quanto rivolto a un’entità non più esistente. L’accertamento, secondo la difesa, avrebbe dovuto essere emesso direttamente nei confronti dei soci, nei limiti di quanto da loro percepito in sede di liquidazione dell’attivo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto in pieno il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e decisivo. I giudici hanno sottolineato l’errore della Commissione Tributaria Regionale, che aveva negato la cancellazione nonostante questa fosse una circostanza pacifica e incontestata tra le parti. Anzi, la stessa difesa dell’Agenzia delle Entrate si basava sul presupposto che la cancellazione fosse avvenuta, pur sostenendone il carattere fittizio. Un fatto non contestato, ricorda la Corte, deve essere posto a fondamento della decisione.

Accogliendo il primo motivo, la Cassazione ha dichiarato assorbiti gli altri due, relativi ai termini di accertamento e alle presunte irregolarità della verifica. La sentenza impugnata è stata quindi ‘cassata’, ovvero annullata, e la causa è stata rinviata alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado in diversa composizione.

Le Conclusioni

Il nuovo giudice dovrà ora riesaminare la vicenda attenendosi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione: un avviso di accertamento notificato a una società dopo la sua cancellazione dal Registro delle Imprese è illegittimo. Dovrà quindi verificare correttamente l’avvenuta estinzione e trarne le dovute conseguenze in termini di legittimazione passiva. Questa ordinanza rappresenta un importante monito per l’amministrazione finanziaria sulla necessità di individuare correttamente il destinatario della pretesa fiscale quando una società cessa di esistere, e riafferma la centralità del principio del contraddittorio, secondo cui i fatti non contestati non necessitano di prova.

Un avviso di accertamento può essere notificato a una società dopo la sua cancellazione dal Registro delle Imprese?
No, l’ordinanza stabilisce che dopo la cancellazione, la società si estingue e l’avviso di accertamento non può più essere emesso nei suoi confronti, pena la nullità dell’atto.

Chi risponde dei debiti fiscali di una società cancellata?
Secondo i principi richiamati, la pretesa fiscale deve essere rivolta ai soci, i quali rispondono dei debiti della società estinta nei limiti di quanto hanno ricevuto in base al bilancio finale di liquidazione.

Cosa accade se un fatto, come la cancellazione della società, non è contestato tra le parti in giudizio?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un fatto pacifico e incontestato tra le parti deve essere considerato come provato dal giudice, il quale non può decidere in senso contrario basandosi su una propria errata interpretazione di documenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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