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Bonus settore finanziario: quando si paga la supertassa?

Un dirigente del settore finanziario ha richiesto il rimborso della supertassa del 10% sui bonus, ritenendo non applicabili i presupposti. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26796/2025, ha respinto il ricorso, chiarendo che il presupposto per l’applicazione della tassa è semplicemente il superamento della parte fissa della retribuzione da parte del bonus settore finanziario, senza più la necessità che questo ecceda il triplo della stessa, come precedentemente previsto.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Supertassa sui Bonus nel Settore Finanziario: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sull’interpretazione delle norme che regolano la supertassa del 10% sui bonus settore finanziario. La questione, nata dalla richiesta di rimborso di un dirigente, verteva sulla corretta individuazione dei presupposti e della base di calcolo di questa imposta addizionale. La decisione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile, fornendo indicazioni preziose per operatori e contribuenti.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso

Un dirigente di un istituto di credito presentava un’istanza di rimborso per le somme trattenute dalla sua azienda, a titolo di sostituto d’imposta, come aliquota addizionale del 10% sui bonus percepiti. Secondo il contribuente, mancava il presupposto oggettivo per l’applicazione di tale imposta. Mentre la Commissione tributaria provinciale aveva respinto il suo ricorso, la Commissione tributaria regionale gli aveva dato ragione. L’Agenzia delle Entrate, non accettando la decisione di secondo grado, ha portato la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Evoluzione Normativa e il Dubbio Interpretativo

Il cuore del dibattito legale risiede nell’interpretazione dell’art. 33 del D.L. n. 78/2010. Inizialmente (comma 1), la norma prevedeva l’applicazione dell’imposta addizionale solo sulla parte di bonus e stock option che eccedeva il triplo della retribuzione fissa. Questa soglia fungeva sia da presupposto per l’imposizione che da base per il calcolo.

Successivamente, con il D.L. n. 98/2011, è stato introdotto il comma 2-bis, il quale stabilisce che l’imposta si applica sull’ammontare che ‘eccede l’importo corrispondente alla parte fissa della retribuzione’. Questo ha generato un’incertezza: il nuovo comma ha modificato solo la base di calcolo o anche il presupposto oggettivo che faceva scattare la tassazione?

L’Analisi della Cassazione sul bonus settore finanziario

La Suprema Corte ha sposato la tesi dell’Agenzia delle Entrate, ma con una precisazione fondamentale che chiarisce definitivamente la portata della norma. I giudici hanno stabilito che l’introduzione del comma 2-bis non ha lasciato invariato il vecchio presupposto del ‘triplo’. Al contrario, ha operato un’abrogazione tacita della parte della vecchia norma relativa al calcolo della base imponibile.

Presupposto Impositivo vs. Base Imponibile

La Corte distingue nettamente tra il presupposto dell’imposta e la base imponibile.
– Il presupposto (soggettivo e oggettivo) rimane quello di essere un dirigente o un collaboratore del settore finanziario che percepisce compensi variabili come bonus e stock options.
– La base imponibile, ovvero l’importo su cui si calcola l’imposta, è stata invece radicalmente modificata. Non è più la parte eccedente il triplo della retribuzione fissa, ma semplicemente la parte che supera la retribuzione fissa stessa.

L’Abrogazione Tacita della Vecchia Norma

Poiché il comma 1 e il comma 2-bis definivano in modo diverso e incompatibile la base imponibile, la Corte ha concluso che la norma più recente (comma 2-bis) ha tacitamente abrogato quella precedente su questo specifico punto. Di conseguenza, per i compensi erogati dopo l’entrata in vigore della nuova legge, l’unico criterio da considerare per il calcolo è il superamento della parte fissa della retribuzione.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione sistematica e letterale delle norme. I giudici hanno osservato che il comma 2-bis, nel ridefinire la base imponibile, non ha modificato i presupposti soggettivi e oggettivi dell’imposta, che restano l’essere dirigenti del settore finanziario e il percepire bonus o stock options. La modifica ha inciso esclusivamente sul quantum, abbassando la soglia oltre la quale scatta il prelievo. L’incompatibilità tra la vecchia regola del ‘triplo’ e la nuova regola dell’ ‘eccedenza semplice’ ha portato la Corte a concludere per un’abrogazione tacita parziale del comma 1. Questa interpretazione, sottolineano i giudici, è in linea con un orientamento ormai consolidato e ribadito in numerose pronunce precedenti, garantendo così certezza del diritto.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per i Manager Finanziari?

La decisione della Cassazione ha un’importante implicazione pratica: l’aliquota addizionale del 10% sui bonus nel settore finanziario si applica a una platea più ampia di quanto si potesse ritenere interpretando restrittivamente la norma. È sufficiente che la parte variabile della retribuzione superi quella fissa perché l’eccedenza sia soggetta alla supertassa. La vecchia soglia, ben più elevata, che richiedeva un bonus superiore a tre volte lo stipendio fisso, non è più applicabile per il calcolo della base imponibile. La Corte ha quindi accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, annullato la sentenza d’appello e respinto l’originaria richiesta di rimborso del contribuente.

Quando si applica la supertassa del 10% sui bonus nel settore finanziario?
Si applica ai compensi sotto forma di bonus e stock options corrisposti a dirigenti e titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa nel settore finanziario.

Come si calcola la base imponibile per questa supertassa dopo la riforma del 2011?
La base imponibile è costituita dall’ammontare dei bonus e delle stock options che eccede l’importo corrispondente alla parte fissa della retribuzione.

La vecchia regola che richiedeva un bonus superiore al triplo della retribuzione fissa è ancora valida?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questa parte della norma è stata tacitamente abrogata dall’introduzione del comma 2-bis dell’art. 33 del D.L. 78/2010. Pertanto, il requisito del superamento del triplo non è più necessario ai fini del calcolo della base imponibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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