LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bonus settore finanziario: quando si applica la tassa?

Un manager di una società di consulenza finanziaria ha richiesto il rimborso della tassa addizionale sul suo bonus settore finanziario. Sosteneva che l’imposta non fosse dovuta perché il bonus non superava il triplo del suo stipendio fisso e che la sua azienda non rientrasse nel ‘settore finanziario’. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che il requisito del ‘triplo’ è stato tacitamente abrogato e che la nozione di ‘settore finanziario’ è ampia, includendo anche le società di consulenza. Di conseguenza, l’imposta è stata ritenuta legittimamente applicata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassa sui Bonus nel Settore Finanziario: La Cassazione Fa Chiarezza

L’applicazione della tassa addizionale del 10% sul bonus settore finanziario è da anni al centro di un acceso dibattito legale. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha consolidato il proprio orientamento, chiarendo definitivamente i presupposti per l’applicazione di tale imposta. La vicenda analizzata riguarda un dirigente di una società di consulenza finanziaria che aveva richiesto il rimborso delle somme trattenute, ritenendo insussistenti sia il requisito oggettivo sia quello soggettivo previsti dalla norma.

Il Caso: La Richiesta di Rimborso e i Gradi di Giudizio

Un contribuente, dirigente presso un’importante società di consulenza, si era visto applicare una ritenuta a titolo di aliquota addizionale sui bonus percepiti negli anni 2013 e 2014. Ritenendo l’imposta non dovuta, presentava istanza di rimborso all’Agenzia delle Entrate, che veniva respinta.
Il caso approdava così davanti alle commissioni tributarie. In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva le ragioni del dirigente. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, dando ragione all’Agenzia delle Entrate. Il contribuente decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali.

L’Analisi della Cassazione sul bonus settore finanziario

La Corte Suprema ha esaminato e respinto tutti i motivi di ricorso, fornendo chiarimenti cruciali su ogni punto sollevato.

Il Rigetto dell’Eccezione di Giudicato Esterno

Il ricorrente sosteneva che sul medesimo tema si fossero già espresse altre sentenze definitive favorevoli a suoi colleghi della stessa azienda. La Corte ha respinto questa argomentazione, ricordando che il principio del “giudicato esterno” presuppone che la decisione sia stata emessa tra le stesse identiche parti. Inoltre, ha specificato che una pura interpretazione giuridica di una norma non può passare in giudicato e vincolare altri giudici, e che tali sentenze non erano state prodotte nei tempi corretti nel giudizio di merito.

Il Requisito Oggettivo: La Scomparsa del “Triplo” della Retribuzione Fissa

Il punto centrale della controversia era l’interpretazione dell’art. 33 del D.L. 78/2010. Il testo originale (comma 1) sembrava richiedere, per l’applicazione della tassa, che la parte variabile della retribuzione (bonus e stock option) eccedesse il triplo della parte fissa. Una modifica successiva (l’introduzione del comma 2-bis) ha però stabilito che l’addizionale si applica sull’ammontare che “eccede l’importo corrispondente alla parte fissa”.
La Cassazione ha confermato il suo orientamento consolidato: il comma 2-bis ha operato un’abrogazione tacita del requisito del “triplo”. Pertanto, l’unico requisito oggettivo per l’applicazione della tassa è il semplice superamento della parte fissa della retribuzione da parte dei compensi variabili.

Il Requisito Soggettivo: Una Nozione Ampia di “Settore Finanziario”

Il ricorrente contestava anche il presupposto soggettivo, sostenendo che la sua azienda, operante nella consulenza finanziaria, non rientrasse nel “settore finanziario” a cui la norma si riferisce. Anche su questo punto, la Corte ha ribadito la sua posizione. La nozione di “settore finanziario” deve essere interpretata in senso ampio e non restrittivo. La ratio della legge era quella di disincentivare politiche retributive che potessero indurre ad assumere rischi eccessivi, con potenziali ripercussioni sistemiche. Questa finalità si estende a tutti gli attori della scena finanziaria globale, incluse le società che forniscono servizi di consulenza e assistenza in materia societaria e finanziaria, a prescindere dal fatto che siano o meno soggetti vigilati.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione teleologica e sistematica della normativa. I giudici hanno sottolineato che l’introduzione del comma 2-bis mirava a rendere più stringente e di più facile applicazione l’imposta addizionale, eliminando una soglia (il triplo della retribuzione fissa) che ne limitava l’efficacia. La coesistenza delle due norme sarebbe stata incompatibile.
Per quanto riguarda l’ambito soggettivo, la Corte ha evidenziato come la crisi finanziaria globale abbia spinto il legislatore a intervenire su tutti gli operatori in grado di generare instabilità, non solo banche e intermediari finanziari tradizionali. La scelta di utilizzare una clausola generale come “settore finanziario” era voluta per includere un’ampia gamma di soggetti, la cui attività, anche se di consulenza, è intrinsecamente legata alle dinamiche dei mercati finanziari.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza sul Bonus settore finanziario

Questa ordinanza consolida un principio ormai pacifico nella giurisprudenza di legittimità. Le implicazioni per i dirigenti e le società del settore sono significative. Innanzitutto, è confermato che la tassa addizionale del 10% scatta per la parte di bonus e stock option che eccede la retribuzione fissa, senza alcuna franchigia legata al multiplo di quest’ultima. In secondo luogo, il perimetro del “settore finanziario” è molto vasto e include anche le società di consulenza, di M&A e altre realtà che, pur non svolgendo attività bancaria, operano a pieno titolo nel comparto finanziario. Le aziende di questo settore devono quindi continuare ad applicare la ritenuta secondo queste indicazioni, e per i manager le possibilità di ottenere un rimborso su queste basi sono ormai nulle.

La tassa addizionale sui bonus si applica solo se la parte variabile supera il triplo di quella fissa?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la norma successiva (comma 2-bis dell’art. 33) ha tacitamente abrogato questo requisito. La tassa si applica sull’ammontare dei compensi variabili che eccede la parte fissa della retribuzione, a prescindere dal rapporto tra le due.

Una società di consulenza finanziaria rientra nel “settore finanziario” ai fini di questa imposta?
Sì. Secondo la Corte, il termine “settore finanziario” deve essere interpretato in senso ampio. Include tutte le imprese che, operando sulla scena finanziaria, possono influenzarla, anche indirettamente, attraverso politiche retributive che incentivano rischi. La consulenza finanziaria rientra in questa categoria.

È possibile basare il proprio ricorso su sentenze favorevoli ottenute da colleghi nella stessa situazione?
No. La Corte ha chiarito che il principio del “giudicato esterno” richiede che la decisione irrevocabile sia stata emessa tra le stesse identiche parti. Sentenze relative ad altre persone, anche se in casi simili, non vincolano il giudice in un nuovo processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati