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Bonus retributivo: quando si applica l’addizionale?

Un dirigente del settore finanziario ha richiesto il rimborso dell’addizionale del 10% applicata su un bonus retributivo, sostenendo che non fossero soddisfatti i requisiti di legge. Inizialmente, la commissione tributaria regionale gli ha dato ragione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, chiarendo che, a seguito delle modifiche legislative del 2011, l’addizionale si applica sulla parte del bonus che eccede la retribuzione fissa, senza che sia più necessario il requisito che la parte variabile superi il triplo di quella fissa. La sentenza del giudice d’appello è stata quindi annullata con rinvio.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Bonus Retributivo e Addizionale del 10%: La Cassazione Chiarisce i Requisiti

L’interpretazione delle norme fiscali può spesso generare contenziosi, specialmente quando riguardano compensi complessi come il bonus retributivo per i dirigenti del settore finanziario. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sui presupposti per l’applicazione dell’addizionale IRPEF del 10%, risolvendo un dubbio interpretativo sorto a seguito di una modifica legislativa del 2011.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un dirigente di una società finanziaria di ottenere il rimborso di quasi 38.000 euro. Tale somma gli era stata trattenuta dal suo datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta, a titolo di addizionale del 10% su un bonus percepito nel 2015.

Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Agenzia delle Entrate, il contribuente ha adito le vie legali. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale ha respinto il suo ricorso, la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo l’appello del dirigente. Secondo il giudice di secondo grado, la modifica normativa introdotta nel 2011 (il cosiddetto comma 2-bis dell’art. 33 del D.L. 78/2010) aveva solo specificato la base imponibile, ma non aveva eliminato il requisito originario secondo cui la parte variabile della retribuzione doveva eccedere il triplo della parte fissa. Di conseguenza, non essendo soddisfatta tale condizione, il dirigente aveva diritto al rimborso.

L’Amministrazione Finanziaria, non condividendo questa interpretazione, ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul bonus retributivo

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale. I giudici di legittimità hanno stabilito che l’interpretazione del giudice d’appello era errata, in quanto non teneva conto della reale portata della modifica legislativa del 2011.

Il caso è stato quindi rinviato alla Corte di Giustizia tributaria di secondo grado della Campania, che dovrà riesaminare la questione attenendosi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione.

Le Motivazioni della Sentenza: L’Interpretazione dell’Art. 33

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dell’evoluzione dell’art. 33 del D.L. n. 78/2010. La Corte ha chiarito che il comma 2-bis, introdotto nel 2011, non è una mera specificazione, ma una vera e propria modifica sostanziale dei presupposti applicativi dell’addizionale.

Originariamente, la norma prevedeva che l’addizionale si applicasse sulla parte dei compensi variabili che eccedeva il triplo della parte fissa della retribuzione. La novella legislativa del 2011 ha cambiato le carte in tavola. La Corte, richiamando un suo precedente orientamento (sentenza n. 15861/2023), ha affermato che dopo tale modifica l’addizionale si applica “sull’ammontare di detti compensi che eccede l’importo corrispondente alla parte fissa della retribuzione, senza che sia necessario che la retribuzione variabile ecceda anche il triplo della parte fissa della retribuzione”.

In altre parole, il requisito del “superamento del triplo” è stato abrogato. L’unico presupposto oggettivo rimasto è che vi sia una parte di compenso variabile (bonus, stock option) che superi l’ammontare della retribuzione fissa. L’imposta del 10% si calcola su questa eccedenza.

La Corte ha ritenuto “evidente” che l’argomentazione del giudice di secondo grado fosse errata, poiché la modifica legislativa ha effettivamente rimosso il requisito oggettivo dell’eccedenza oltre il triplo, ampliando di fatto il campo di applicazione del tributo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Dirigenti del Settore Finanziario

Questa ordinanza consolida un principio interpretativo di grande importanza per il settore finanziario. Le aziende e i manager devono essere consapevoli che il presupposto per l’applicazione dell’addizionale del 10% sul bonus retributivo e altre forme di compenso variabile è unicamente il superamento della parte fissa della retribuzione.

La decisione elimina l’incertezza giuridica e conferma un’applicazione più ampia dell’imposta rispetto a quanto sostenuto da alcune interpretazioni. Per i datori di lavoro, in qualità di sostituti d’imposta, ciò significa dover applicare la ritenuta del 10% su qualsiasi porzione di bonus che ecceda la retribuzione fissa del dirigente, senza dover effettuare ulteriori calcoli legati al rapporto tra parte fissa e variabile. Per i dirigenti, significa una minore probabilità di successo per eventuali istanze di rimborso basate sulla vecchia normativa.

Qual era la questione legale principale decisa dalla Corte di Cassazione?
La questione centrale era l’interpretazione dell’articolo 33 del D.L. n. 78/2010, dopo le modifiche del 2011. Si doveva stabilire se per applicare l’addizionale del 10% sui bonus fosse ancora necessario che la parte variabile della retribuzione superasse il triplo di quella fissa, oppure se fosse sufficiente che eccedesse semplicemente la parte fissa.

Come si calcola l’addizionale del 10% su un bonus retributivo dopo questa sentenza?
La Corte ha chiarito che l’addizionale del 10% si applica sull’ammontare del bonus che eccede l’importo della retribuzione fissa. Il precedente requisito, che richiedeva che la parte variabile fosse superiore al triplo di quella fissa, è stato eliminato dalla modifica legislativa del 2011 e non è più applicabile.

Perché la decisione della Commissione Tributaria Regionale è stata annullata?
La decisione è stata annullata perché basata su un’errata interpretazione della legge (un “error in iudicando”). La Commissione Regionale riteneva che la riforma del 2011 avesse solo chiarito la base imponibile, mantenendo in vita il requisito del “superamento del triplo”. La Cassazione ha invece stabilito che tale requisito è stato abrogato e non è più una condizione per l’applicazione dell’imposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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