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Bonus prima casa e Covid: sospensione termini estesa

La Corte di Cassazione ha stabilito che la sospensione dei termini prevista dalla normativa emergenziale Covid-19 si applica anche al termine triennale, di origine giurisprudenziale, per l’ultimazione dei lavori di un immobile acquistato con il bonus prima casa. Il caso riguardava una contribuente che non aveva completato la costruzione entro tre anni a causa della pandemia. La Corte ha ritenuto che, essendo stato sospeso il termine per l’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, per un principio di uguaglianza e coerenza sistematica, dovesse considerarsi sospeso anche il termine a carico del contribuente, respingendo così il ricorso dell’ente impositore.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Bonus Prima Casa e Covid: Sospesi i Termini per la Costruzione

La pandemia ha stravolto le vite di tutti, creando ostacoli imprevisti anche nel completamento di progetti importanti come la costruzione della propria abitazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su una questione cruciale: la sospensione dei termini per l’ultimazione dei lavori di un immobile acquistato con il bonus prima casa. Questa decisione offre un’importante tutela ai contribuenti che, a causa dell’emergenza sanitaria, si sono trovati impossibilitati a rispettare le scadenze.

Il Caso: Un Acquisto e un Imprevisto Globale

Una contribuente acquistava un fabbricato in corso di costruzione nel gennaio 2019, usufruendo delle agevolazioni fiscali per la ‘prima casa’. Come prassi in questi casi, si impegnava a completare i lavori entro un termine di tre anni. Tuttavia, l’arrivo della pandemia di COVID-19 e le conseguenti restrizioni, tra cui il blocco delle attività produttive non essenziali e l’indisponibilità di manodopera, hanno reso impossibile il rispetto di tale scadenza.

Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate notificava un avviso di accertamento, revocando il beneficio e richiedendo il pagamento dell’imposta piena, oltre a interessi e sanzioni, per un importo di oltre 13.000 euro.

L’Iter Giudiziario: Dal Rigetto all’Accoglimento

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale dava ragione all’Agenzia delle Entrate, sostenendo che le norme emergenziali sulla sospensione dei termini non fossero applicabili a questa specifica fattispecie. La contribuente, però, non si arrendeva e presentava appello.

La Corte di Giustizia Tributaria di Secondo Grado ribaltava la decisione, accogliendo le ragioni della contribuente. I giudici di secondo grado, richiamando un precedente della stessa Corte di Cassazione, hanno applicato in via interpretativa la sospensione dei termini prevista dalla legislazione emergenziale, ritenendola applicabile anche all’obbligo di ultimare i lavori.

Il Principio del Bonus Prima Casa e la Sospensione dei Termini

L’Agenzia delle Entrate ha portato la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge. Il nodo centrale era stabilire se la sospensione dei termini introdotta per far fronte alla pandemia potesse estendersi a un termine, quello triennale per la fine dei lavori, che non è previsto espressamente dalla legge ma è stato creato dalla giurisprudenza.

La Corte Suprema ha chiarito che questo termine triennale è strettamente collegato al termine di decadenza di tre anni che la legge concede all’amministrazione finanziaria per verificare la sussistenza dei requisiti del bonus prima casa. In pratica, il tempo a disposizione del contribuente per costruire non può essere slegato dal tempo a disposizione del Fisco per controllare.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate con argomentazioni solide e basate su un principio di coerenza e uguaglianza. I giudici hanno osservato che la legislazione emergenziale (in particolare l’art. 67 del D.L. n. 18/2020) aveva esplicitamente sospeso i termini per l’attività di accertamento da parte degli uffici fiscali. Se il termine per l’ente impositore era sospeso, sarebbe stato profondamente ingiusto e contrario al principio di uguaglianza non sospendere anche il termine correlato a carico del contribuente.

Attraverso un’interpretazione estensiva dell’art. 24 del D.L. n. 23/2020, la Corte ha affermato che la ratio legis (la finalità della norma) era quella di evitare che i contribuenti perdessero il beneficio ‘prima casa’ a causa di eventi non a loro imputabili, come la pandemia. Questa finalità doveva valere per tutte le condizioni previste per l’agevolazione, incluse quelle, come l’ultimazione dei lavori, derivanti da un’interpretazione giurisprudenziale.

In sostanza, i due termini – quello del contribuente per agire e quello del Fisco per controllare – sono due facce della stessa medaglia e devono procedere di pari passo. Sospenderne uno senza sospendere l’altro creerebbe una disparità di trattamento ingiustificata.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha enunciato un principio di diritto di fondamentale importanza: la sospensione dei termini prevista durante il periodo emergenziale Covid si applica anche al termine triennale per l’ultimazione dei lavori di un immobile in costruzione acquistato con il bonus prima casa. Questa decisione non solo risolve la controversia a favore della contribuente, ma fornisce anche una guida chiara per tutti i casi simili, rafforzando la tutela dei cittadini di fronte a eventi eccezionali e imprevedibili.

La sospensione dei termini per il bonus prima casa durante la pandemia si applica anche al completamento di un immobile in costruzione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sospensione dei termini prevista dalla normativa emergenziale Covid-19 si estende anche al termine triennale, di derivazione giurisprudenziale, concesso al contribuente per ultimare i lavori di costruzione dell’immobile acquistato con l’agevolazione ‘prima casa’.

Perché la sospensione è stata applicata anche se non era esplicitamente prevista dalla legge per questa specifica situazione?
La Corte ha utilizzato un’interpretazione estensiva della norma, basandosi sulla sua finalità (ratio legis). Poiché lo scopo della legge era evitare che i contribuenti perdessero il beneficio a causa della pandemia, tale tutela è stata estesa a tutti i requisiti, anche quelli non scritti ma consolidati nella prassi, per non violare il principio di uguaglianza.

Qual è la relazione tra il termine del contribuente per completare i lavori e quello del Fisco per effettuare i controlli?
Sono strettamente correlati. Il termine di tre anni concesso al contribuente per ultimare la costruzione coincide con il termine di decadenza che la legge assegna all’amministrazione finanziaria per verificare i requisiti. Poiché il termine per i controlli fiscali è stato sospeso dalla normativa emergenziale, per coerenza e parità di trattamento, anche il termine a carico del contribuente doveva essere sospeso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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