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Bonus manager: Cassazione sulla tassa addizionale

Un dirigente del settore finanziario ha richiesto il rimborso della tassa addizionale del 10% sul suo bonus, sostenendo che non superasse il triplo della sua retribuzione fissa, un presupposto che riteneva necessario. Dopo decisioni contrastanti nei gradi inferiori, la Corte di Cassazione ha chiarito la questione. Ha stabilito che una modifica legislativa del 2011 ha sostituito la vecchia soglia del ‘triplo’. Pertanto, l’imposta addizionale sul bonus manager si applica su qualsiasi importo che ecceda la parte fissa della retribuzione. La richiesta di rimborso del contribuente è stata quindi definitivamente respinta.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Bonus Manager: La Cassazione chiarisce la Tassa Addizionale

La tassazione del bonus manager nel settore finanziario è stata oggetto di un’importante chiarificazione da parte della Corte di Cassazione. Con una recente ordinanza, i giudici hanno stabilito in modo definitivo i criteri per l’applicazione dell’aliquota addizionale del 10% sui compensi variabili, risolvendo un dubbio interpretativo che aveva generato un notevole contenzioso. La sentenza analizza l’evoluzione normativa e consolida un principio chiave: la tassa scatta su ogni euro di bonus che supera la retribuzione fissa, senza che sia più necessario il superamento della vecchia soglia del triplo dello stipendio.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Rimborso

La vicenda trae origine dalla richiesta di rimborso presentata da un dirigente di un istituto di credito. Il manager sosteneva di aver diritto alla restituzione della tassa addizionale del 10%, trattenuta dal suo datore di lavoro (in qualità di sostituto d’imposta) sulla parte variabile della sua retribuzione per l’anno d’imposta 2015. La sua tesi si fondava sulla presunta mancanza del cosiddetto ‘presupposto oggettivo’ dell’imposizione: a suo dire, la legge richiedeva che il bonus eccedesse il triplo della parte fissa della retribuzione, condizione che nel suo caso non si era verificata.

Il percorso giudiziario è stato altalenante:

1. La Commissione Tributaria Provinciale aveva inizialmente respinto il ricorso del dirigente.
2. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del contribuente e riconoscendo il suo diritto al rimborso.

Di fronte a questa decisione favorevole al manager, l’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, portando la questione al vaglio definitivo del massimo organo giurisdizionale.

La Questione Giuridica: Due Norme a Confronto

Il cuore del dibattito legale risiedeva nell’interpretazione dell’art. 33 del D.L. n. 78/2010 e delle sue successive modifiche. In origine, la norma (comma 1) stabiliva che l’addizionale si applicasse sui compensi variabili (bonus e stock options) per la parte che ‘eccedono il triplo della parte fissa della retribuzione’. Questa formulazione definiva sia il presupposto per l’applicazione della tassa (il superamento del 3x) sia la base su cui calcolarla.

Nel 2011, tuttavia, è stato introdotto il comma 2-bis, il quale prevede che l’imposta si applichi ‘sull’ammontare che eccede l’importo corrispondente alla parte fissa della retribuzione’.

La domanda era: il nuovo comma 2-bis ha completamente sostituito la vecchia regola del ‘triplo’, o si è limitato a modificare solo la base di calcolo, lasciando invariato il presupposto del superamento del triplo per far scattare l’imposta? Il contribuente sosteneva la seconda tesi, mentre l’Agenzia delle Entrate la prima.

Le Motivazioni della Cassazione sul bonus manager

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, aderendo a un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. I giudici hanno affermato che il comma 2-bis ha introdotto una regola nuova e diversa, incompatibile con la precedente.

Il ragionamento della Corte si basa sul principio dell’abrogazione tacita: quando una nuova legge regola un’intera materia già disciplinata da una legge anteriore, quest’ultima si intende abrogata, anche senza una dichiarazione esplicita del legislatore. In questo caso, il comma 2-bis ha ridefinito interamente sia il presupposto che la base imponibile dell’addizionale.

Secondo la Suprema Corte, la norma precedente (comma 1) univa in un’unica previsione il presupposto (superare 3x lo stipendio fisso) e la base di calcolo (l’eccedenza rispetto a tale soglia). La nuova norma (comma 2-bis) ha modificato entrambi gli elementi: ora, il semplice superamento della parte fissa della retribuzione (1x) costituisce sia il presupposto per l’applicazione della tassa, sia il punto di partenza per calcolare la base imponibile (ovvero l’ammontare che eccede tale parte fissa).

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Corte ha conseguenze dirette e significative. Accogliendo il ricorso dell’Agenzia, la Cassazione ha cassato la sentenza della commissione regionale e, decidendo nel merito, ha respinto l’originaria richiesta di rimborso del contribuente. Questo significa che la trattenuta fiscale era legittima.

Le implicazioni pratiche sono chiare:

* Certezza del diritto: La sentenza pone fine all’incertezza interpretativa, confermando che la soglia del triplo della retribuzione fissa non è più rilevante.
* Criterio unico: Per i dirigenti e collaboratori del settore finanziario, l’imposta addizionale del 10% si applica su qualsiasi ammontare di bonus e stock options che ecceda l’importo della retribuzione fissa annuale.
* Nessun rimborso: I contribuenti che hanno basato le loro richieste di rimborso sulla vecchia interpretazione non avranno successo in giudizio.

Questa pronuncia consolida un principio di tassazione più ampio, ma al contempo più semplice e chiaro, per i compensi variabili nel settore finanziario.

Quando si applica la tassa addizionale del 10% sui bonus dei manager del settore finanziario?
La tassa si applica ogni volta che i compensi variabili, come bonus e stock options, superano l’importo della retribuzione fissa. L’imposta viene calcolata sulla parte eccedente.

È ancora necessario che il bonus superi il triplo dello stipendio fisso perché la tassa sia dovuta?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la vecchia regola che prevedeva il superamento del triplo della retribuzione fissa è stata superata e tacitamente abrogata da una modifica legislativa del 2011.

Qual è la base imponibile su cui si calcola questa tassa addizionale?
La base imponibile è costituita esclusivamente dall’ammontare dei compensi variabili che eccede l’importo della parte fissa della retribuzione, non dall’eccedenza rispetto al triplo di essa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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