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Beni strumentali: no deducibilità per l’affittante

Una società alberghiera si è vista negare la deducibilità dei costi relativi a immobili acquistati dopo aver ceduto in affitto il proprio complesso aziendale. La Corte di Cassazione ha stabilito che tali immobili non possono essere considerati beni strumentali per la società affittante, in quanto non erano inclusi nel contratto di affitto originale né è stato provato il loro uso esclusivo per l’attività di locazione dell’azienda stessa.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Beni Strumentali: Costi Non Deducibili per l’Affittante se Esclusi dal Contratto

La corretta qualificazione dei beni strumentali è un tema centrale nel diritto tributario, con dirette conseguenze sulla deducibilità dei costi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito i limiti entro cui i costi relativi a immobili possono essere dedotti da una società che ha concesso in affitto la propria azienda. La decisione sottolinea l’importanza del contenuto del contratto di affitto e della prova della strumentalità del bene rispetto all’attività effettivamente svolta dal contribuente.

I Fatti di Causa

Una società proprietaria di un complesso alberghiero riceveva un avviso di accertamento per l’anno 2010. L’Agenzia delle Entrate contestava la deduzione di costi di ammortamento, canoni di leasing e altri oneri relativi a sei immobili adiacenti al complesso principale. La società aveva concesso in affitto la propria azienda alberghiera nel 2009 e aveva acquistato questi ulteriori immobili in un momento successivo.

La contribuente sosteneva che, poiché la sua unica attività era l’affitto dell’azienda, anche i nuovi immobili dovessero essere considerati beni strumentali, i cui costi erano pertanto deducibili. L’amministrazione finanziaria, al contrario, riteneva che tali beni non fossero strumentali all’attività della società proprietaria (l’affitto), ma semmai a quella dell’affittuaria (la gestione alberghiera).

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’Agenzia delle Entrate, evidenziando che gli immobili in questione, acquistati dopo la stipula del contratto di affitto d’azienda, non erano in esso contemplati e non erano utilizzati direttamente dalla società proprietaria, che non aveva dipendenti.

La Decisione della Cassazione sui Beni Strumentali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione dei giudici di merito. Secondo la Corte, i costi relativi agli immobili non erano deducibili per due ragioni fondamentali, legate sia all’interpretazione del contratto sia alla definizione stessa di bene strumentale.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi distinti.

In primo luogo, ha analizzato il contratto di affitto d’azienda stipulato nel 2009. I giudici hanno rilevato che il contratto si riferiva esplicitamente ai beni immobili posseduti dalla società al momento della stipula. Non era presente alcuna clausola che estendesse l’oggetto del contratto anche a beni che sarebbero stati acquistati in futuro. In assenza di una specifica pattuizione, i nuovi immobili non potevano considerarsi automaticamente ricompresi nel compendio aziendale dato in affitto. Di conseguenza, eventuali deroghe convenzionali sulla deducibilità degli ammortamenti non potevano applicarsi a tali beni.

In secondo luogo, la Corte ha esaminato la natura dei beni strumentali per destinazione. La società sosteneva che, essendo la sua unica attività l’affitto del complesso, qualsiasi immobile acquistato in prossimità dovesse considerarsi strumentale. La Cassazione ha respinto questa tesi. Ha chiarito che, poiché i beni in questione erano catastalmente classificati a uso abitativo e l’attività d’impresa della proprietaria consisteva nell’affitto del complesso alberghiero (un immobile autonomo e indipendente), non si poteva desumere automaticamente un utilizzo esclusivo di questi appartamenti per l’attività di locazione. La società non ha fornito la prova che questi immobili fossero strumentali alla propria attività di locatrice, e non a quella della società affittuaria.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante principio guida per le imprese: la deducibilità dei costi afferenti ai beni strumentali dipende da una rigorosa dimostrazione della loro inerenza all’attività svolta dal contribuente che deduce il costo. In caso di affitto d’azienda, è fondamentale che il contratto definisca con precisione il perimetro dei beni inclusi. L’acquisto di nuovi beni, per essere fiscalmente rilevante per il locatore, deve essere supportato da una chiara pattuizione contrattuale o dalla prova inconfutabile che tali beni siano strumentali non all’attività dell’affittuario, ma a quella specifica del locatore. In assenza di questi elementi, il rischio di vedersi contestare la deducibilità dei relativi costi è molto elevato.

Perché i costi degli immobili acquistati dopo il contratto di affitto d’azienda non sono stati considerati deducibili?
Perché il contratto di affitto, stipulato nel 2009, si riferiva solo ai beni posseduti in quel momento e non conteneva alcuna clausola che estendesse il suo oggetto a beni futuri. Pertanto, i nuovi immobili non erano giuridicamente parte del compendio aziendale affittato.

Per quale motivo gli immobili non sono stati qualificati come beni strumentali per destinazione per la società proprietaria?
La società proprietaria non ha dimostrato che tali immobili, ad uso abitativo, fossero utilizzati in modo esclusivo per la propria attività di affitto del complesso alberghiero. L’utilizzo da parte dei dipendenti della società affittuaria non rende il bene strumentale per la società proprietaria (locatrice).

È possibile includere in un contratto di affitto d’azienda beni acquistati in futuro?
Sì, ma è necessaria un’espressa pattuizione contrattuale in tal senso. In mancanza di una clausola specifica che contempli beni futuri ed eventuali, si considerano oggetto del contratto solo i beni esistenti al momento della stipula.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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