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Beneficium excussionis: quando si applica ai soci?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito la portata del beneficium excussionis per i soci di una S.n.c. in ambito tributario. Il caso riguardava una cartella di pagamento per IVA non versata. La Corte ha stabilito che la cartella non è un atto di esecuzione forzata, ma un preavviso. Di conseguenza, il beneficio di escussione del patrimonio sociale non può essere invocato in questa fase preliminare. Inoltre, ha ribadito che tale beneficio deve essere eccepito dalla parte interessata e non può essere rilevato d’ufficio dal giudice.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Beneficium excussionis e cartella di pagamento: la Cassazione fa chiarezza

L’ordinanza in commento affronta una questione cruciale per i soci di società di persone: il perimetro di applicazione del cosiddetto beneficium excussionis. Questa regola, prevista dall’art. 2304 del codice civile, tutela i soci illimitatamente responsabili, imponendo ai creditori di escutere prima il patrimonio della società. Ma cosa accade quando il creditore è l’erario e l’atto notificato è una semplice cartella di pagamento? La Corte di Cassazione chiarisce che la cartella non è un atto esecutivo, ma un preavviso di esecuzione, con importanti conseguenze pratiche.

I fatti del caso: una cartella di pagamento e la difesa dei soci

Una società in nome collettivo e i suoi due soci si vedevano notificare una cartella di pagamento per IVA relativa a un’annualità pregressa. La cartella era basata su un avviso di accertamento notificato solo alla società e da questa non impugnato. I soci, ritenendo di non dover pagare, proponevano ricorso. Inizialmente, il giudizio d’appello veniva sospeso in attesa dell’esito di una querela di falso, con cui uno dei soci contestava l’autenticità della propria firma sull’avviso di ricevimento della notifica della cartella alla società. Accertata in sede civile la falsità della firma, il processo tributario riprendeva il suo corso.

La decisione della Commissione Tributaria Regionale

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglieva l’appello dei contribuenti. Il ragionamento dei giudici di secondo grado si fondava su un’interpretazione dell’art. 2304 c.c. (sul beneficium excussionis). La CTR sosteneva che i creditori sociali, inclusa l’Agenzia Fiscale, non potessero pretendere il pagamento dai singoli soci senza aver prima tentato di soddisfarsi sul patrimonio sociale. In pratica, la CTR considerava la notifica della cartella ai soci come un atto illegittimo perché avvenuto in mancanza di una preventiva e infruttuosa escussione della società.

Il ricorso in Cassazione e l’applicazione del beneficium excussionis

L’Agente della Riscossione e l’Agenzia Fiscale proponevano ricorso in Cassazione, sollevando due questioni fondamentali, entrambe accolte dalla Suprema Corte.

La natura della cartella di pagamento

Il punto centrale della decisione della Cassazione è la corretta qualificazione giuridica della cartella di pagamento. Contrariamente a quanto implicitamente ritenuto dalla CTR, la cartella di pagamento non è un atto dell’esecuzione forzata. Come affermato dalle Sezioni Unite, essa è un atto prodromico, che preannuncia l’esercizio dell’azione esecutiva.

Di conseguenza, la regola del beneficium excussionis, che presuppone l’avvio di un’azione esecutiva, non può trovare applicazione nella fase della notifica della cartella. La richiesta di pagamento contenuta nella cartella è legittima anche se rivolta direttamente ai soci, perché non costituisce ancora un’aggressione al loro patrimonio personale. L’obbligo di preventiva escussione del patrimonio sociale sorgerà solo nella fase successiva, quella dell’esecuzione forzata vera e propria (es. pignoramento).

La violazione del principio tra chiesto e pronunciato

La seconda censura mossa dall’Agenzia Fiscale riguardava un vizio procedurale. I giudici d’appello avevano fondato la loro decisione interamente sulla questione del beneficium excussionis, ma i contribuenti non avevano mai sollevato tale eccezione né in primo grado né in appello. La Corte di Cassazione ha ricordato che il beneficio di preventiva escussione è una previsione dettata nell’interesse del socio e, pertanto, deve essere specificamente eccepita dalla parte interessata. Non essendo una questione rilevabile d’ufficio, la CTR, decidendo su un punto non richiesto, ha violato l’art. 112 c.p.c., ovvero il principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha cassato la sentenza impugnata con rinvio, basando la propria decisione su due pilastri argomentativi. In primo luogo, ha riaffermato la natura non esecutiva della cartella di pagamento, che è unicamente un atto che preannuncia l’esecuzione. Pertanto, il presupposto per l’applicazione del beneficium excussionis, ovvero l’avvio di un’azione esecutiva, non sussiste al momento della notifica della cartella. La CTR ha errato nel considerare la cartella come un atto di esecuzione, estendendo impropriamente la tutela prevista dall’art. 2304 c.c. a una fase antecedente. In secondo luogo, la Corte ha sottolineato la natura dispositiva dell’eccezione di preventiva escussione. Essendo posta a tutela dell’interesse del socio coobbligato, spetta a quest’ultimo il compito di sollevarla in giudizio. Il giudice non può rilevarla autonomamente. Avendo la CTR deciso su una questione non dedotta dalle parti, la sua sentenza è viziata per violazione del principio della domanda.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti spunti pratici. Anzitutto, per i soci di società di persone, è fondamentale comprendere che la notifica di una cartella di pagamento non può essere contestata invocando il beneficium excussionis. Tale difesa potrà essere validamente esperita solo in un momento successivo, qualora l’agente della riscossione avvii l’esecuzione forzata sui beni personali del socio senza aver prima tentato di aggredire il patrimonio sociale. In secondo luogo, la pronuncia ribadisce una regola processuale fondamentale: le proprie ragioni e difese devono essere chiaramente e tempestivamente articolate negli atti di causa. Omettere di sollevare un’eccezione, come quella di preventiva escussione, significa precludersi la possibilità che il giudice possa prenderla in considerazione.

Che cos’è il beneficium excussionis per i soci di una S.n.c.?
È il diritto dei soci, previsto dall’art. 2304 del codice civile, di non essere costretti a pagare i debiti della società con il proprio patrimonio personale, se non dopo che il creditore abbia tentato senza successo di riscuotere il credito dal patrimonio della società stessa.

Il beneficium excussionis si può applicare a una cartella di pagamento?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la cartella di pagamento non è un atto di esecuzione forzata, ma solo un atto che preannuncia l’azione esecutiva. Pertanto, il beneficio di preventiva escussione, che si applica nella fase esecutiva, non può essere invocato per contestare la legittimità della cartella.

Un giudice può applicare il beneficium excussionis se il socio non lo ha richiesto?
No. La sentenza specifica che il beneficio della preventiva escussione deve essere eccepito, cioè sollevato, dalla parte che vi ha interesse (il socio). Non è una questione che il giudice può rilevare e applicare di sua iniziativa (d’ufficio).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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