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Beneficiario effettivo: non basta il certificato fiscale

Una società spagnola ha richiesto il rimborso di ritenute fiscali su interessi ricevuti da una controllata italiana. L’Amministrazione Finanziaria ha negato il rimborso, dubitando che la società estera fosse il reale beneficiario effettivo. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 533/2024, ha stabilito che la qualifica di beneficiario effettivo non può essere provata solo con un certificato di residenza fiscale, ma richiede una verifica sostanziale del controllo economico sui flussi finanziari. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame che applichi i test economici elaborati dalla giurisprudenza europea.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Beneficiario effettivo: non basta il certificato fiscale per l’esenzione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 533 del 8 gennaio 2024) ha ribadito un principio fondamentale in materia di fiscalità internazionale: per ottenere l’esenzione dalle ritenute sugli interessi, la qualifica di beneficiario effettivo deve essere provata in senso sostanziale e non meramente formale. Un semplice certificato di residenza fiscale non è più sufficiente a superare le contestazioni dell’Amministrazione Finanziaria, che è legittimata a indagare sulla reale sostanza economica dell’operazione. Questa decisione si inserisce nel solco della giurisprudenza europea, in particolare delle celebri “sentenze danesi”, rafforzando l’approccio “substance over form” nella lotta all’abuso del diritto e all’evasione fiscale.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di rimborso, avanzata da una società spagnola, delle ritenute fiscali applicate sugli interessi percepiti da una sua controllata italiana. La società spagnola era subentrata in un finanziamento precedentemente concesso alla società italiana da un’altra entità. In base alla Direttiva UE “Interessi e Royalties” (2003/49/CE), recepita in Italia, i pagamenti di interessi tra società consociate residenti in diversi Stati membri sono esenti da ritenuta alla fonte, a condizione che il percettore sia il beneficiario effettivo di tali interessi.

L’Amministrazione Finanziaria ha negato il rimborso, sostenendo che la società spagnola non avesse fornito prove adeguate per dimostrare di essere il reale beneficiario finale degli interessi, ma che potesse agire come una mera società interposta (conduit company) in uno schema di pianificazione fiscale. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano invece dato ragione alla società, ritenendo sufficiente la documentazione prodotta, inclusa l’autocertificazione e l’attestato di residenza fiscale rilasciato dalle autorità spagnole.

La Decisione della Corte: il vero significato di beneficiario effettivo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione del concetto di beneficiario effettivo. La Corte ha chiarito che questo requisito non può essere soddisfatto da una mera attestazione formale. La sua funzione è anti-abuso: impedire che i benefici della direttiva siano goduti da soggetti che non hanno il reale controllo economico del reddito.

Di conseguenza, spetta al contribuente che chiede il rimborso l’onere di dimostrare, con prove concrete, di essere il soggetto che beneficia realmente, sotto il profilo economico, degli interessi percepiti e che ha il potere di deciderne liberamente la destinazione. Il giudice di merito, pertanto, non può limitarsi a prendere atto di un certificato, ma deve condurre un’analisi approfondita della fattispecie concreta.

I Tre Test per l’Identificazione del Beneficiario Effettivo

Per guidare questa analisi sostanziale, la Corte ha richiamato i tre test, autonomi e disgiunti, elaborati dalla dottrina e dalla giurisprudenza per accertare la qualità di beneficiario effettivo:

1. Substantive Business Activity Test: Verifica se la società percipiente svolge una reale e concreta attività economica, possedendo una struttura organizzativa adeguata (uffici, personale, attrezzature), o se si tratta di una mera “scatola vuota” (letter box).
2. Dominion Test: È il test centrale. Accerta se la società ha il pieno dominio (dominion) degli interessi ricevuti, ossia se può disporne liberamente senza essere contrattualmente o di fatto obbligata a ritrasferirli a un altro soggetto (ad esempio, la propria controllante).
3. Business Purpose Test: Analizza le ragioni economiche e commerciali che giustificano l’interposizione della società nel flusso di reddito. Se l’unico scopo dell’operazione è ottenere un risparmio fiscale, si è in presenza di un abuso.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di dare un’interpretazione sostanziale e non formalistica alle norme di derivazione europea, in linea con gli obiettivi di prevenzione delle pratiche abusive. Affermare che un’autocertificazione o un attestato di residenza fiscale siano sufficienti svuoterebbe di significato la clausola del beneficiario effettivo, trasformandola in una mera formalità. La Corte sottolinea che l’onere della prova grava sul contribuente in virtù del principio di vicinanza della prova: è la società che percepisce gli interessi ad avere accesso a tutta la documentazione necessaria per dimostrare la propria sostanza economica e il proprio controllo sui flussi finanziari. Il giudice del rinvio dovrà quindi riesaminare il caso applicando i tre test sopra descritti al materiale probatorio, per accertare se la società spagnola avesse o meno la reale disponibilità economica degli interessi.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i gruppi multinazionali. Le strutture di finanziamento infragruppo devono essere supportate da una reale sostanza economica e da valide ragioni commerciali, che vadano oltre il mero obiettivo del risparmio d’imposta. La prova della qualità di beneficiario effettivo richiede un’analisi fattuale approfondita, che non può essere sostituita da documentazione puramente formale. Le aziende devono essere preparate a dimostrare in modo concreto e documentato il loro ruolo economico e il pieno controllo sui redditi percepiti, per poter legittimamente beneficiare delle agevolazioni previste dalle convenzioni internazionali e dalle direttive europee.

Per ottenere l’esenzione dalla ritenuta sugli interessi transfrontalieri, è sufficiente presentare un certificato di residenza fiscale estera?
No, la sentenza chiarisce che la presentazione di un certificato formale non è sufficiente. È necessario fornire la prova sostanziale di essere il “beneficiario effettivo” degli interessi, dimostrando di averne il pieno controllo economico e la libera disponibilità.

A chi spetta l’onere di provare la qualità di beneficiario effettivo in un contenzioso fiscale?
L’onere della prova spetta alla società contribuente che riceve gli interessi e richiede l’applicazione dell’esenzione fiscale o il rimborso delle ritenute. Deve dimostrare di possedere tutti i requisiti sostanziali previsti dalla normativa.

Cosa significa essere “beneficiario effettivo” in senso sostanziale secondo la Corte?
Significa che la società che riceve gli interessi non deve agire come un semplice intermediario o “conduit company”. Deve invece avere una propria sostanza economica, svolgere una reale attività commerciale e, soprattutto, avere il potere effettivo di decidere come utilizzare gli interessi ricevuti, senza essere obbligata a trasferirli a un’altra entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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