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Beneficiario effettivo: la Cassazione detta le regole

Una società del settore chimico ha contestato un avviso di accertamento per omessa ritenuta su interessi passivi corrisposti a una holding olandese del gruppo. L’Amministrazione Finanziaria negava la qualifica di ‘beneficiario effettivo’ alla holding, considerandola una mera società ‘conduit’. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito, ritenendo insufficiente la motivazione del giudice d’appello e ha chiarito i test necessari per l’identificazione del beneficiario effettivo e l’applicazione del ‘look-through approach’, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Beneficiario effettivo: la Cassazione fissa i paletti per i gruppi societari

La corretta identificazione del beneficiario effettivo nei flussi di reddito transfrontalieri è uno dei temi più complessi e dibattuti nel diritto tributario internazionale. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire i criteri che i giudici di merito devono seguire per stabilire se una società holding estera possa legittimamente beneficiare delle esenzioni da ritenuta sugli interessi, delineando il percorso probatorio a carico del contribuente e dell’Amministrazione finanziaria.

I Fatti del caso

Una società italiana, attiva nella distribuzione di prodotti chimici, si è vista notificare dall’Agenzia delle Entrate due avvisi di accertamento relativi agli anni d’imposta 2013 e 2014. La contestazione riguardava l’omesso versamento delle ritenute sugli interessi passivi corrisposti a una società holding olandese, appartenente allo stesso gruppo.

Secondo l’Amministrazione finanziaria, la società olandese non poteva essere considerata il beneficiario effettivo di tali interessi, ma agiva come una mera conduit company (società interposta). Di conseguenza, l’esenzione dalla ritenuta, prevista dalla normativa nazionale di recepimento della Direttiva UE ‘Interessi e Canoni’, non era applicabile.

La società contribuente ha impugnato gli atti, sostenendo la piena legittimità del proprio operato. Le sue difese sono state però respinte sia in primo che in secondo grado. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e il concetto di beneficiario effettivo

La Suprema Corte ha accolto gran parte dei motivi di ricorso presentati dalla società, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia per un nuovo esame.

Il punto centrale della decisione riguarda la critica mossa dai giudici di legittimità alla motivazione della sentenza impugnata. Quest’ultima è stata ritenuta carente e contraddittoria nel valutare la figura del beneficiario effettivo. La Corte ha ribadito che il giudice di merito non può limitarsi ad affermazioni generiche, come la presenza di una ‘struttura organizzativa minimale’, ma deve condurre un’analisi approfondita basata su elementi concreti.

I test per l’individuazione del beneficiario effettivo

La Cassazione ha colto l’occasione per riepilogare i principi, derivanti dalla giurisprudenza europea (le celebri ‘sentenze danesi’) e nazionale, per l’identificazione del beneficiario effettivo. L’indagine deve articolarsi su tre test, autonomi e disgiunti:

1. Substantive business activity test: verifica se la società interposta sia una costruzione artificiosa o se svolga una reale e concreta attività economica.
2. Dominion test: è il cuore dell’indagine e mira a stabilire se la società percipiente abbia la capacità di disporre liberamente degli interessi ricevuti, senza essere contrattualmente o di fatto obbligata a ritrasferirli a un altro soggetto.
3. Business purpose test: valuta se l’operazione finanziaria sia supportata da valide ragioni economiche, al di là del mero risparmio fiscale.

L’importanza del Look-Through Approach

Un altro motivo di accoglimento del ricorso ha riguardato l’omessa pronuncia del giudice d’appello sul cosiddetto look-through approach. Secondo questo principio, anche se la società che riceve direttamente gli interessi non è il beneficiario effettivo, l’esenzione dalla ritenuta può comunque essere concessa se si dimostra che il beneficiario ‘finale’ del reddito è un’altra società del gruppo, residente nell’Unione Europea, che possiede i requisiti per beneficiare dell’esenzione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione evidenziando come il giudice d’appello non avesse adeguatamente considerato le argomentazioni della società contribuente. In particolare, la sentenza di secondo grado non aveva spiegato perché la holding olandese non potesse essere considerata il beneficiario effettivo, né aveva esaminato la tesi subordinata basata sul look-through approach, secondo cui il beneficiario finale era un’altra società del gruppo, residente in Germania.

La Suprema Corte ha specificato che l’onere di dimostrare la qualifica di beneficiario effettivo spetta in prima battuta al contribuente. Tuttavia, una volta superato questo primo step, spetta all’Amministrazione finanziaria provare l’eventuale abuso del diritto o la natura artificiosa della costruzione societaria.

Inoltre, la Corte ha respinto il motivo di ricorso basato sul giudicato esterno, chiarendo che una sentenza favorevole relativa a un’annualità precedente non vincola automaticamente il giudice per gli anni successivi, specialmente se la decisione passata era priva di una specifica e solida ratio decidendi.

Infine, è stato accolto anche il motivo relativo alle sanzioni, poiché il giudice di merito non aveva esaminato le specifiche censure mosse dalla società sulla colpevolezza e sulla proporzionalità delle sanzioni irrogate.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un’importante guida per le imprese che operano in contesti multinazionali. Le conclusioni pratiche che se ne possono trarre sono molteplici:

* La sostanza prevale sulla forma: per ottenere i benefici fiscali previsti dalle normative europee, non è sufficiente interporre una società holding in un Paese a fiscalità vantaggiosa. È necessario che tale società abbia una sostanza economica reale e il pieno ‘dominio’ sui flussi di reddito che riceve.
* Onere della prova: le aziende devono essere preparate a dimostrare, con documentazione e fatti concreti, la sussistenza dei requisiti del beneficiario effettivo. Non basta una semplice attestazione formale.
* Il valore del look-through approach: questa sentenza conferma l’importanza di tale principio come ‘rete di sicurezza’. Qualora la qualifica di beneficiario effettivo della prima società ricevente venga contestata, è fondamentale poter dimostrare che il beneficiario finale all’interno del gruppo UE avrebbe comunque avuto diritto all’esenzione.

In definitiva, la Corte di Cassazione sollecita un’analisi caso per caso, dettagliata e fattuale, allontanandosi da presunzioni generiche di abusività e richiamando tutti gli operatori, giudici compresi, a una valutazione approfondita della realtà economica sottostante alle strutture societarie internazionali.

Quando una società holding può essere considerata il ‘beneficiario effettivo’ degli interessi che riceve?
Una società holding è considerata ‘beneficiario effettivo’ quando ha il potere di disporre liberamente degli interessi percepiti e non è obbligata, né per contratto né di fatto, a ritrasferirli a un altro soggetto. Deve inoltre svolgere un’attività economica effettiva e non essere una mera costruzione artificiosa creata per ottenere un vantaggio fiscale. La verifica si basa su analisi concrete come il ‘dominion test’.

Cosa significa ‘look-through approach’ e quando si applica?
Il ‘look-through approach’ (approccio trasparente) è un principio secondo cui, se la società che riceve formalmente gli interessi non è il beneficiario effettivo, si può ‘guardare oltre’ per verificare se il beneficiario finale del reddito (un’altra società del gruppo) avrebbe i requisiti per ottenere l’esenzione dalla ritenuta. Se la risposta è affermativa, il beneficio fiscale può essere comunque riconosciuto.

Un precedente giudicato favorevole su un’annualità d’imposta vincola il giudice per le annualità successive?
No, secondo la Corte di Cassazione, una sentenza definitiva favorevole relativa a un determinato anno d’imposta non vincola automaticamente il giudice chiamato a decidere su annualità successive, anche se tra le stesse parti e su questioni simili. L’efficacia del giudicato esterno in materia tributaria è limitata, in quanto ogni periodo d’imposta ha una sua autonomia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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