LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Beneficial owner: esenzione fiscale sugli interessi

Una società estera ha richiesto il rimborso di una ritenuta fiscale sugli interessi percepiti da una sua controllata italiana, invocando la qualifica di ‘beneficial owner’ secondo la normativa UE. L’Agenzia delle Entrate ha negato il rimborso. La Corte di Cassazione ha stabilito che una semplice autodichiarazione non è sufficiente a dimostrare la qualifica di beneficial owner. È necessaria una verifica sostanziale, e non meramente formale, per accertare se la società disponga effettivamente del reddito e ne tragga beneficio. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Beneficial Owner: Come Provare il Diritto all’Esenzione Fiscale su Interessi Transfrontalieri

Il concetto di beneficial owner (o beneficiario effettivo) è un pilastro della fiscalità internazionale, essenziale per stabilire chi ha diritto alle agevolazioni fiscali previste da direttive europee e convenzioni contro le doppie imposizioni. Con la sentenza n. 521/2024, la Corte di Cassazione torna su questo tema cruciale, chiarendo che una semplice autodichiarazione non basta a dimostrare tale qualifica. È necessaria una prova sostanziale, che vada al cuore della realtà economica dell’operazione.

I Fatti di Causa

Una società con sede in Spagna, controllante di una società italiana, riceveva da quest’ultima degli interessi su un finanziamento. In base alla Direttiva UE su interessi e canoni (2003/49/CE), la società spagnola richiedeva all’amministrazione finanziaria italiana il rimborso della ritenuta fiscale applicata su tali interessi, sostenendo di esserne il beneficial owner e di averne quindi diritto.

L’Agenzia delle Entrate respingeva la richiesta, sollevando dubbi sulla reale qualifica della società estera. Secondo l’Ufficio, la contribuente non aveva fornito prove adeguate per dimostrare di essere il soggetto che effettivamente beneficiava di quegli interessi, ipotizzando che potesse agire come una semplice società ‘conduit’, interposta per trasferire i fondi ad altri soggetti.

Dopo due gradi di giudizio favorevoli alla società, l’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: l’analisi sul beneficial owner

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della sentenza è che la valutazione della qualifica di beneficial owner non può fermarsi a un controllo meramente formale, come l’accettazione di un’autodichiarazione da parte della società. Al contrario, è necessario un accertamento approfondito sulla sostanza economica dell’operazione.

I giudici di legittimità hanno affermato che spetta al contribuente che invoca l’agevolazione dimostrare di possedere i requisiti sostanziali per essere considerato beneficiario effettivo. Questo significa provare di avere il dominio e il controllo effettivo degli interessi percepiti, senza essere obbligato, legalmente o di fatto, a ritrasferirli a un altro soggetto.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sull’interpretazione della normativa europea e sui principi elaborati dalla giurisprudenza, sia nazionale che della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Il Concetto Sostanziale di Beneficiario Effettivo

La Corte ribadisce che il beneficial owner non è il percipiente formale del reddito, ma l’entità che ha il potere di disporne liberamente e che ne trae il beneficio economico finale. Questo principio, noto come ‘substance over form’ (prevalenza della sostanza sulla forma), è una misura fondamentale per contrastare l’abuso del diritto e l’elusione fiscale internazionale, impedendo che società prive di reale sostanza economica (società ‘conduit’ o ‘letter box’) vengano usate per ottenere indebiti vantaggi fiscali.

L’Onere della Prova in capo al Contribuente

Un punto chiave della sentenza è l’allocazione dell’onere della prova. È la società che chiede l’esenzione a dover dimostrare la sua qualifica. Non basta dichiararsi beneficial owner; bisogna fornire elementi concreti che attestino:

1. L’effettiva attività economica svolta (substantive business activity test).
2. Il dominio e il controllo sui flussi di interessi, ossia la capacità di decidere liberamente come utilizzarli (dominion test).
3. L’esistenza di valide ragioni economiche per la struttura societaria, che non siano meramente finalizzate al risparmio d’imposta (business purpose test).

L’Errore del Giudice di Merito

Secondo la Cassazione, il giudice di secondo grado ha errato nel ritenere sufficiente la dichiarazione formale resa dalla società. Tale approccio svuota di significato la clausola del beneficiario effettivo, riducendola a una mera formalità. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa a un nuovo giudice, che dovrà effettuare una valutazione sostanziale basata sui principi enunciati, analizzando nel dettaglio la documentazione e la struttura dell’operazione finanziaria.

Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un’importante conferma dell’approccio rigoroso della giurisprudenza italiana e europea in materia di fiscalità internazionale. Le imprese che operano in contesti transfrontalieri e che intendono beneficiare delle esenzioni fiscali devono essere pronte a dimostrare, con prove concrete e sostanziali, la loro qualifica di beneficial owner. La forma non prevale sulla sostanza: per il Fisco, conta chi ha realmente il controllo e il beneficio economico dei redditi.

Cos’è un ‘beneficial owner’ ai fini fiscali sugli interessi transfrontalieri?
Il beneficial owner (beneficiario effettivo) non è semplicemente la società che riceve formalmente gli interessi, ma l’entità che ne beneficia economicamente e ha il potere di disporre liberamente del loro utilizzo. È un criterio basato sulla sostanza economica e non sulla forma giuridica.

L’autodichiarazione di una società è sufficiente a provare la sua qualifica di beneficial owner per ottenere esenzioni fiscali?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che un’autodichiarazione non è sufficiente. Il contribuente ha l’onere di fornire prove concrete che dimostrino il rispetto dei requisiti sostanziali per essere considerato il beneficiario effettivo.

Cosa deve valutare un giudice per determinare se una società è il vero beneficial owner?
Il giudice deve condurre una verifica sostanziale e non meramente formale. Deve analizzare l’effettiva attività economica della società, il suo controllo reale sui fondi ricevuti (il ‘dominion test’) e le ragioni economiche della struttura finanziaria, per escludere che si tratti di una mera ‘società conduit’ creata per fini di elusione fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati