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Avviso di ricevimento: prevale sulla data del timbro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23379/2024, ha stabilito che in caso di discordanza tra la data apposta sull’avviso di ricevimento e quella del timbro postale, prevale la prima. L’avviso di ricevimento, infatti, ha valore di atto pubblico e fa piena prova fino a querela di falso. La Corte ha quindi rigettato il ricorso di un contribuente che contestava la tardività del proprio appello basandosi sulla data del timbro postale, confermando la decisione delle commissioni tributarie.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Avviso di Ricevimento: Perché la Sua Data è Decisiva

La notifica degli atti fiscali rappresenta un momento cruciale nel rapporto tra contribuente e Amministrazione Finanziaria. I termini per impugnare un avviso di accertamento decorrono proprio da questa data. Ma cosa succede se emergono discrepanze tra le date riportate sui documenti postali? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale: la data sull’avviso di ricevimento prevale su quella del timbro postale, e per contestarla non basta una semplice affermazione.

I fatti di causa

Un contribuente si vedeva recapitare un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2006. Decideva di impugnarlo, ma il suo ricorso veniva dichiarato inammissibile dalla Commissione Tributaria Provinciale perché presentato fuori termine. Il problema risiedeva in una discordanza di date: l’avviso di ricevimento, firmato dal contribuente stesso, riportava come data di consegna il 17.12.2014, mentre il timbro postale sulla busta indicava il 19.12.2014.

Il contribuente, basandosi sulla data successiva, riteneva di aver agito tempestivamente. La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, confermava la decisione di primo grado, rigettando l’appello. La questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La questione giuridica e il valore dell’avviso di ricevimento

Il nucleo della controversia era chiaro: in caso di contrasto, quale data ha valore legale ai fini del perfezionamento della notifica per il destinatario? Quella sull’avviso di ricevimento o quella del timbro postale sulla busta?

La difesa del contribuente sosteneva l’erroneità della data sull’avviso di ricevimento, ma senza avviare una procedura formale per contestarne la veridicità. Questa omissione si è rivelata decisiva.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile e, nel merito, ha ribadito la sua consolidata giurisprudenza in materia. L’avviso di ricevimento non è un semplice pezzo di carta, ma costituisce parte integrante della relazione di notifica e ha la natura di atto pubblico.

In quanto tale, esso è dotato di “fede privilegiata” ai sensi dell’art. 2700 del Codice Civile. Ciò significa che tutto quanto attestato dal pubblico ufficiale (in questo caso, l’agente postale) circa i fatti avvenuti in sua presenza – come la data di consegna e l’identità della persona che ha ricevuto l’atto – fa piena prova fino a quando non ne venga dimostrata la falsità attraverso uno specifico procedimento chiamato “querela di falso”.

La Corte ha specificato che una semplice divergenza con il timbro postale non è sufficiente a scalfire il valore probatorio dell’avviso. Il timbro postale, in questo contesto, viene considerato recessivo. Solo se la data sull’avviso di ricevimento mancasse del tutto o fosse illeggibile, allora si dovrebbe fare riferimento alla data del timbro postale per calcolare la decorrenza dei termini. Poiché nel caso di specie il contribuente non aveva promosso la querela di falso, le risultanze dell’avviso di ricevimento dovevano ritenersi pienamente valide, confermando la tardività del ricorso originario.

Le conclusioni

Questa pronuncia sottolinea l’importanza cruciale dell’avviso di ricevimento nelle notifiche a mezzo posta. Per il contribuente, le implicazioni pratiche sono evidenti: la data da considerare per calcolare i termini di impugnazione è quella indicata sulla cartolina di ritorno che si firma al momento della consegna. Qualsiasi contestazione sulla veridicità di tale data non può limitarsi a una semplice affermazione o al richiamo di altri elementi (come il timbro sulla busta), ma deve necessariamente passare attraverso il complesso strumento della querela di falso. Ignorare questo principio può comportare la decadenza dal diritto di difesa e rendere definitivo un atto impositivo.

In caso di discordanza, quale data prevale tra quella sull’avviso di ricevimento e quella del timbro postale?
In linea di principio, prevale sempre la data apposta sull’avviso di ricevimento, in quanto parte di un atto pubblico con fede privilegiata.

Che valore legale ha la data indicata sull’avviso di ricevimento?
Ha valore di piena prova, poiché l’avviso di ricevimento è considerato un atto pubblico. Fa fede fino a quando la sua veridicità non venga contestata con successo tramite una specifica procedura giudiziaria chiamata querela di falso.

È sufficiente affermare che la data sull’avviso di ricevimento è sbagliata per contestarla?
No, non è sufficiente. Per contestare la veridicità delle informazioni contenute nell’avviso di ricevimento, inclusa la data di consegna, il destinatario deve obbligatoriamente avviare un procedimento di querela di falso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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