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Avviso di presa in carico: quando non è impugnabile

Una società holding riceve un avviso di accertamento che non impugna, rendendolo definitivo. Successivamente, contesta il successivo avviso di presa in carico per dedurre perdite pregresse. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, stabilendo che l’unico atto impugnabile era l’avviso di accertamento originario. L’istanza di scomputo perdite non apre una nuova fase procedurale né rende l’avviso di presa in carico un atto autonomamente contestabile.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Avviso di Presa in Carico: la Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Impugnazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 24765/2025, torna a fare luce su un tema cruciale del contenzioso tributario: l’impugnabilità degli atti della riscossione. In particolare, la Corte si è pronunciata sui limiti di contestazione di un avviso di presa in carico quando l’atto impositivo presupposto, ovvero l’avviso di accertamento, è diventato definitivo per mancata impugnazione. La decisione sottolinea un principio fondamentale: le contestazioni di merito devono essere sollevate contro l’atto che definisce la pretesa fiscale, non contro gli atti meramente esecutivi che ne conseguono.

I Fatti del Caso: dall’Accertamento Inoppugnato alla Contestazione della Riscossione

Il caso riguarda una società holding, consolidante in un regime di tassazione di gruppo, che aveva ricevuto un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2011. L’atto rettificava la dichiarazione presentata dalla società consolidata, determinando un maggior reddito imponibile ai fini IRES.

La società holding, tuttavia, non impugnava l’avviso di accertamento nei termini di legge, rendendolo così definitivo. Solo in un secondo momento, presentava un’istanza all’Amministrazione Finanziaria chiedendo di scomputare dal maggior imponibile una perdita di periodo del consolidato. L’Ufficio, ignorando la richiesta, procedeva ad affidare le somme all’Agente della Riscossione.

A questo punto, la società decideva di impugnare l’avviso di presa in carico, sostenendo che fosse il primo atto con cui veniva a conoscenza della pretesa effettiva, al netto delle perdite che riteneva di poter utilizzare, e lamentando vizi procedurali. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, dando ragione all’Amministrazione Finanziaria.

L’impugnazione dell’avviso di presa in carico: l’analisi della Corte

La società contribuente ha portato il caso davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su tre motivi principali:

1. Nullità della sentenza d’appello: per motivazione assente o meramente apparente.
2. Violazione delle norme sull’impugnabilità degli atti: sostenendo che l’avviso di presa in carico fosse il primo atto che manifestava la volontà dell’Ufficio di non riconoscere lo scomputo delle perdite.
3. Errata applicazione delle sanzioni: per mancato riconoscimento del cumulo giuridico con sanzioni relative a periodi d’imposta precedenti.

La Corte ha rigettato tutti i motivi, confermando la decisione d’appello e stabilendo un principio chiaro sulla gerarchia e la funzione degli atti tributari.

Le Motivazioni della Cassazione

Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra atti impositivi, autonomamente impugnabili, e atti successivi che ne sono mera conseguenza. La Corte ha stabilito che l’avviso di presa in carico non ha natura provvedimentale autonoma quando il contribuente era già a conoscenza della pretesa tributaria attraverso la notifica del precedente avviso di accertamento.

Avendo la società scelto di non contestare l’accertamento, ha implicitamente accettato la pretesa in esso contenuta, rendendola definitiva. Di conseguenza, non può utilizzare l’impugnazione di un atto successivo, come la presa in carico, per riaprire una discussione sul merito che doveva essere affrontata nei termini previsti per l’opposizione all’atto principale.

La Corte ha inoltre precisato che la facoltà, prevista dall’art. 40-bis del d.P.R. 600/1973, di chiedere lo scomputo delle perdite dopo la notifica dell’accertamento, deve essere esercitata entro il termine per la proposizione del ricorso. Tale istanza non apre una nuova e distinta fase procedimentale, ma si inserisce nel contesto dell’accertamento. Se l’Amministrazione non risponde, il contribuente deve comunque impugnare l’avviso di accertamento originario, il cui termine di impugnazione è sospeso per sessanta giorni proprio per consentire questo dialogo. In definitiva, la richiesta di scomputo non trasforma l’atto di presa in carico in un provvedimento autonomamente impugnabile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un caposaldo del diritto processuale tributario: la tempestività è essenziale. I contribuenti devono impugnare l’atto impositivo originario (l’avviso di accertamento) per contestare la pretesa fiscale nel merito, incluse le richieste di scomputo di perdite. Attendere la notifica di atti successivi, come l’avviso di presa in carico o la cartella di pagamento, per sollevare eccezioni che potevano essere proposte prima, è una strategia destinata al fallimento. Questa pronuncia serve come monito per una gestione attenta e puntuale del contenzioso, sottolineando che una volta che un avviso di accertamento diventa definitivo, le vie per contestare la sostanza del debito tributario si chiudono.

È possibile impugnare un avviso di presa in carico se l’avviso di accertamento presupposto non è stato contestato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se l’avviso di accertamento è diventato definitivo per mancata impugnazione, l’avviso di presa in carico non è un atto autonomamente impugnabile per contestare il merito della pretesa tributaria, in quanto costituisce solo un atto conseguente.

La richiesta di scomputare le perdite pregresse dopo la notifica dell’avviso di accertamento rende impugnabile l’avviso di presa in carico?
No. La richiesta di computare le perdite in diminuzione dei maggiori imponibili non apre una nuova fase procedimentale. È una facoltà da esercitare nel contesto del procedimento di accertamento, e l’eventuale inerzia dell’Amministrazione deve essere contestata impugnando l’avviso di accertamento stesso, non l’atto successivo di presa in carico.

Qual è l’atto corretto da impugnare per contestare una pretesa fiscale e chiedere lo scomputo di perdite?
L’atto corretto da impugnare è sempre l’avviso di accertamento. È in quella sede che devono essere sollevate tutte le contestazioni relative alla determinazione dell’imponibile, comprese le richieste di utilizzo delle perdite fiscali, entro i termini di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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