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Avviso di pagamento: l’impugnazione è facoltativa

Una società ha impugnato un’ingiunzione di pagamento per contributi di bonifica. Il consorzio sosteneva l’inammissibilità del ricorso poiché la società non aveva preventivamente impugnato l’avviso di pagamento. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’avviso di pagamento è un atto a impugnazione facoltativa. La sua mancata contestazione non preclude al contribuente di difendersi impugnando l’atto successivo, in quanto l’avviso ha natura preparatoria e non determina la cristallizzazione della pretesa tributaria.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Impugnazione Facoltativa dell’Avviso di Pagamento: La Cassazione Fa Chiarezza

L’impugnazione facoltativa di un atto tributario rappresenta un importante strumento di tutela per il contribuente. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, chiarendo che la mancata contestazione di un avviso di pagamento per contributi consortili non preclude la possibilità di difendersi successivamente contro l’ingiunzione di pagamento. Questa decisione rafforza il diritto di difesa del contribuente, evitando di imporgli un onere processuale sproporzionato per atti di natura meramente preparatoria.

I Fatti di Causa

Una nota società produttrice riceveva da un Consorzio di Bonifica un’ingiunzione di pagamento per il contributo relativo all’anno 2021, per un importo di circa 9.000 euro. La società decideva di impugnare tale ingiunzione dinanzi alla Corte di Giustizia Tributaria, sollevando due eccezioni principali: la mancata adozione del Piano generale di bonifica da parte del Consorzio e l’assenza di benefici concreti e diretti per i propri immobili.

Il Consorzio si costituiva in giudizio sostenendo che il ricorso fosse inammissibile. A suo dire, la pretesa era ormai definitiva, poiché la società non aveva impugnato il precedente avviso di pagamento, che costituiva l’atto presupposto. Mentre il giudice di primo grado accoglieva le ragioni della società, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado ribaltava la decisione, ritenendo fondata l’eccezione del Consorzio. Secondo la corte d’appello, la mancata impugnazione dell’avviso di pagamento aveva reso la pretesa creditoria non più contestabile. La società, ritenendo errata tale interpretazione, proponeva ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica sull’Impugnazione Facoltativa

Il nodo centrale della controversia riguarda la natura dell’avviso di pagamento e le conseguenze della sua mancata impugnazione. La questione è se tale atto rientri tra quelli che il contribuente ha l’onere di impugnare, pena la decadenza dal diritto di contestare la pretesa, oppure se la sua contestazione sia una mera facoltà.

L’art. 19 del D.Lgs. 546/1992 elenca gli atti che possono essere oggetto di ricorso davanti al giudice tributario. La giurisprudenza costante della Cassazione ha chiarito che, sebbene l’elenco sia tassativo, deve essere interpretato in senso estensivo. Ciò significa che il contribuente può impugnare qualsiasi atto che porti a sua conoscenza una pretesa tributaria ben definita. Tuttavia, per gli atti non espressamente menzionati in tale elenco, come l’avviso di pagamento o la diffida, l’impugnazione è una scelta, non un obbligo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, ribadendo il proprio consolidato orientamento in materia. I giudici hanno affermato che l’impugnazione da parte del contribuente di un atto non espressamente indicato nell’art. 19, come la diffida o l’avviso di pagamento, è una facoltà volta ad estendere gli strumenti di tutela e non un onere.

Di conseguenza, la mancata impugnazione di tale atto non comporta la “cristallizzazione” della pretesa tributaria. Il contribuente non perde il diritto di contestare il merito del credito quando gli viene notificato un atto successivo, tipico e autoritativo, come l’ingiunzione di pagamento. L’avviso di pagamento, hanno spiegato i giudici, va considerato un atto preparatorio e sollecitatorio, la cui impugnabilità è solo facoltativa. Il destinatario può scegliere se contestarlo immediatamente o attendere l’emissione di un successivo atto a contenuto ingiuntivo. Questa interpretazione tutela il diritto di difesa, evitando che il cittadino sia costretto ad attivarsi in via anticipata contro atti che, di per sé, non incidono in modo definitivo sulla sua sfera giuridica.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza di secondo grado e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria della Campania per una nuova valutazione nel merito. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: i contribuenti non sono obbligati a impugnare ogni comunicazione ricevuta da un ente impositore. Possono legittimamente attendere la notifica di un atto esecutivo, come un’ingiunzione o una cartella di pagamento, per sollevare tutte le censure relative alla fondatezza e legittimità della pretesa. Questo principio garantisce un equilibrio tra le esigenze di riscossione dell’ente e il fondamentale diritto di difesa del contribuente.

L’avviso di pagamento per contributi di bonifica deve essere obbligatoriamente impugnato per evitare che la pretesa diventi definitiva?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’avviso di pagamento è un atto ad impugnazione facoltativa. La sua mancata contestazione non impedisce di sollevare eccezioni sulla fondatezza della pretesa in sede di impugnazione dell’atto successivo, come l’ingiunzione di pagamento.

Cosa significa che un atto è ad ‘impugnazione facoltativa’?
Significa che il contribuente ha la scelta (facoltà) di contestarlo subito oppure di attendere un atto successivo, formalmente previsto come impugnabile dall’art. 19 del D.Lgs. 546/1992 (es. ingiunzione fiscale), per far valere le proprie ragioni. Non è un onere, la cui inosservanza comporta la decadenza dal diritto di difesa.

Qual è il principio alla base di questa decisione della Corte?
Il principio è quello di tutelare il diritto di difesa del contribuente e il buon andamento della Pubblica Amministrazione. Si evita di costringere il contribuente ad avviare un contenzioso per ogni atto preparatorio o sollecitatorio, permettendogli di agire solo quando la pretesa assume carattere autoritativo e lesivo, come in un’ingiunzione di pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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