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Avviso di accertamento: quando è valido per relationem?

Una società contesta un avviso di accertamento per costi indeducibili e IVA indetraibile, lamentando la mancata allegazione dei verbali relativi a società terze. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la motivazione “per relationem” è valida se l’atto impositivo riproduce il contenuto essenziale dei documenti richiamati, garantendo il diritto di difesa. La Corte ha inoltre precisato il diverso valore probatorio delle varie parti di un processo verbale di constatazione.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per Relationem: quando un avviso di accertamento è legittimo?

La validità di un avviso di accertamento è un tema centrale nel diritto tributario, poiché incide direttamente sul diritto di difesa del contribuente. Una questione spesso dibattuta riguarda la cosiddetta motivazione “per relationem”, ovvero quando l’atto fa riferimento a documenti esterni non allegati. Con l’ordinanza n. 20479 del 2024, la Corte di Cassazione torna su questo punto, offrendo chiarimenti cruciali sulla legittimità di tale prassi e sul valore probatorio del Processo Verbale di Constatazione (PVC).

I fatti di causa

Una società in concordato preventivo si vedeva notificare un avviso di accertamento relativo a IRES, IRAP e IVA per l’anno d’imposta 2014. L’Amministrazione finanziaria contestava l’indeducibilità di alcuni costi e l’indetraibilità dell’IVA afferente a operazioni ritenute soggettivamente inesistenti, inserite in un presunto meccanismo fraudolento. La società impugnava l’atto, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano il ricorso. Giunta in Cassazione, la società contribuente insisteva su due motivi principali, entrambi legati alla formazione e all’utilizzo delle prove da parte dell’Agenzia delle Entrate.

I motivi del ricorso: avviso di accertamento e valore del PVC

Il ricorso della società si fondava su due pilastri:
1. Violazione delle norme sulla motivazione degli atti tributari: Secondo la ricorrente, l’avviso di accertamento era illegittimo perché non era stato allegato il processo verbale di constatazione relativo alle società terze (le cosiddette “cartiere”), ritenuto un documento essenziale per comprendere le ragioni della pretesa fiscale.
2. Errata applicazione delle norme sul valore probatorio degli atti pubblici: La società contestava l’affermazione della Commissione Tributaria Regionale secondo cui le risultanze del PVC avrebbero dovuto essere contestate tramite querela di falso, ritenendo tale requisito un’erronea interpretazione dell’art. 2700 del codice civile.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, fornendo importanti precisazioni.

Sulla validità dell’avviso di accertamento “per relationem”

Il primo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’obbligo di motivazione di un avviso di accertamento può essere assolto anche “per relationem”. Ciò significa che è sufficiente che l’atto impositivo riproduca il contenuto essenziale del documento esterno richiamato (in questo caso, il PVC), in modo tale da mettere il contribuente in condizione di comprendere pienamente la pretesa e di esercitare il proprio diritto di difesa. Non è sempre necessaria l’allegazione fisica del documento, specialmente se il contribuente ne ha già legale conoscenza. Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che il PVC notificato alla società descriveva compiutamente il meccanismo fraudolento, la struttura organizzativa e i soggetti coinvolti. Questa descrizione era sufficiente a giustificare la pretesa e a consentire una difesa adeguata, rendendo irrilevante la mancata allegazione dei verbali relativi alle società terze.

Sul valore probatorio del Processo Verbale di Constatazione

Anche il secondo motivo è stato respinto, sebbene qualificato come inammissibile. La Cassazione ha colto l’occasione per chiarire i diversi livelli di valore probatorio di un PVC:
* Fede privilegiata (fino a querela di falso): Riguarda esclusivamente i fatti attestati dal pubblico ufficiale come avvenuti in sua presenza o da lui compiuti (es. data, luogo, dichiarazioni ricevute).
* Prova fino a prova contraria: Concerne la veridicità sostanziale delle dichiarazioni rese da terzi o il contenuto di documenti formati da altri. In questo caso, il contribuente può fornire prova contraria senza dover ricorrere alla querela di falso.
* Elemento di prova: Se il verbale non indica specificamente le fonti di conoscenza, il suo contenuto costituisce un elemento di prova che il giudice valuta liberamente insieme agli altri elementi.
La Corte ha stabilito che l’affermazione della Commissione Regionale sulla necessità della querela di falso era un’argomentazione aggiuntiva e non centrale (ad colorandum). La vera ratio decidendi della sentenza d’appello risiedeva nel fatto che dal PVC emergevano numerosi e gravi elementi indiziari che giustificavano la pretesa dell’Agenzia e l’inversione dell’onere della prova in capo alla società, la quale non era riuscita a dimostrare la sua estraneità alla frode. Pertanto, il motivo di ricorso, attaccando un’argomentazione non essenziale, è stato giudicato inammissibile.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione conferma che la validità di un avviso di accertamento motivato per relationem non dipende dalla mera allegazione formale dei documenti, ma dalla sostanza delle informazioni fornite al contribuente. Se l’atto principale è sufficientemente dettagliato da garantire il diritto di difesa, è da considerarsi legittimo. Inoltre, viene ribadito che di fronte a un quadro indiziario grave, preciso e concordante che suggerisce il coinvolgimento in una frode fiscale, spetta al contribuente fornire la prova della propria buona fede e dell’effettività delle operazioni, non potendosi limitare a contestare aspetti formali del procedimento di accertamento.

Un avviso di accertamento è nullo se non allega il Processo Verbale di Constatazione (PVC) a cui fa riferimento?
No, non necessariamente. Secondo la Corte, l’obbligo di motivazione è soddisfatto se l’avviso di accertamento riproduce il contenuto essenziale del PVC, ovvero quelle parti necessarie a sostenere la pretesa e a consentire al contribuente di difendersi. L’allegazione non è richiesta se il contribuente ha già legale conoscenza dell’atto richiamato.

Quale valore probatorio ha un Processo Verbale di Constatazione (PVC)?
Il PVC ha un triplice valore probatorio: a) fa fede fino a querela di falso per i fatti attestati dal pubblico ufficiale come avvenuti in sua presenza; b) fa fede fino a prova contraria per la veridicità sostanziale delle dichiarazioni di terzi o del contenuto di altri documenti; c) costituisce un semplice elemento di prova liberamente valutabile dal giudice per le altre parti.

È sempre necessario contestare un PVC con la querela di falso?
No. La querela di falso è necessaria solo per contestare i fatti che il pubblico ufficiale attesta di aver personalmente compiuto o visto accadere. Per contestare la veridicità delle dichiarazioni riportate o il contenuto di documenti analizzati, è sufficiente fornire una prova contraria nel corso del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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