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Avviso di accertamento parziale: quando è legittimo?

Una società ha impugnato un avviso di accertamento parziale per omesso versamento di IVA, IRES e ritenute, sostenendo che l’Amministrazione finanziaria avrebbe dovuto usare la procedura di controllo automatizzato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, affermando che l’emissione di un avviso di accertamento, anziché di una cartella di pagamento, costituisce una procedura di maggiore garanzia per il contribuente e, pertanto, non può essere motivo di doglianza. Inoltre, la Corte ha ribadito che non possono essere sollevate in sede di legittimità questioni non precedentemente discusse nei gradi di merito.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Avviso di Accertamento Parziale: Piena Legittimità anche per Imposte Dichiarate e non Versate

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un importante aspetto procedurale in materia fiscale. Quando un contribuente dichiara delle imposte ma omette di versarle, l’Amministrazione Finanziaria può legittimamente emettere un avviso di accertamento parziale? La risposta della Suprema Corte è affermativa, poiché tale strumento offre maggiori garanzie difensive rispetto alla più snella procedura di controllo automatizzato. Analizziamo insieme i dettagli della vicenda e le motivazioni della Corte.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società a responsabilità limitata per l’anno d’imposta 2015. L’atto impositivo contestava l’omesso versamento di diverse imposte che la stessa società aveva dichiarato:

* IVA a debito per oltre 90.000 euro.
* Imposta IRES per circa 38.000 euro.
* Ritenute su redditi da lavoro dipendente per quasi 161.000 euro.

Le contestazioni scaturivano da un processo verbale della Guardia di Finanza. La società, ritenendo illegittima la procedura seguita dall’Ufficio, ha impugnato l’atto davanti ai giudici tributari, ma i primi due gradi di giudizio si sono conclusi a suo sfavore. La controversia è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Procedura Contestata e l’Uso dell’Avviso di Accertamento Parziale

Il cuore della difesa della società contribuente si basava su un’argomentazione prettamente procedurale. Secondo la ricorrente, per contestare l’omesso versamento di imposte già liquidate nella dichiarazione, l’Agenzia delle Entrate avrebbe dovuto utilizzare la procedura di controllo automatizzato (prevista dagli artt. 36-bis D.P.R. 600/1973 e 54-bis D.P.R. 633/1972), che porta all’emissione di una cartella di pagamento, e non un avviso di accertamento parziale basato sull’art. 41-bis del D.P.R. 600/1973. La società lamentava una violazione di legge, sostenendo che l’accertamento fosse riservato a casi di occultamento di reddito e non di semplice mancato pagamento di quanto autodichiarato.

In subordine, la società contestava la legittimità dell’accertamento per IRES e ritenute, poiché il verbale della Guardia di Finanza si sarebbe concentrato unicamente sui rilievi IVA.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo su tutta la linea le argomentazioni della società. Le motivazioni della decisione si fondano su due pilastri principali.

Legittimità dell’Avviso di Accertamento Parziale in Luogo della Cartella

I giudici hanno innanzitutto ribadito un principio ormai consolidato nella giurisprudenza: la possibilità per l’Agenzia delle Entrate di emettere una cartella di pagamento a seguito di controllo automatizzato non esclude affatto il potere di emettere, in alternativa, un avviso di accertamento.

Anzi, la Corte sottolinea che l’avviso di accertamento è uno strumento che offre maggiori garanzie al contribuente. A differenza della cartella di pagamento, l’avviso contiene una motivazione dettagliata della pretesa tributaria, consentendo al destinatario di esercitare in modo più completo e consapevole il proprio diritto di difesa. Pertanto, il contribuente non ha alcun interesse a dolersi del fatto che l’ente impositore abbia scelto una procedura più garantista di quella minima prevista dalla legge.

La scelta di emettere un avviso di accertamento parziale, dunque, rientra pienamente nella discrezionalità dell’Amministrazione Finanziaria e non può essere considerata illegittima.

Inammissibilità delle Questioni Nuove in Cassazione

Il secondo motivo di ricorso, relativo alla presunta assenza di controlli preventivi su IRES e ritenute, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha rilevato che tale questione non era stata sollevata nel giudizio d’appello e, di conseguenza, rappresentava una questione nuova, introdotta per la prima volta in sede di legittimità.

In base al principio di autosufficienza, il ricorrente in Cassazione deve dimostrare di aver già sottoposto la questione al giudice del merito, indicando precisamente in quale atto del precedente grado di giudizio ciò sia avvenuto. In caso contrario, la questione non può essere esaminata, poiché il giudizio di Cassazione è limitato al controllo della corretta applicazione del diritto sulle questioni già comprese nel thema decidendum del processo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame conferma due punti fondamentali per i contenziosi tributari:

1. Discrezionalità dell’Amministrazione: L’Agenzia delle Entrate ha la facoltà di scegliere lo strumento per il recupero delle imposte non versate. L’emissione di un avviso di accertamento parziale è sempre legittima, anche nei casi in cui sarebbe possibile una più semplice iscrizione a ruolo, in quanto offre tutele superiori al contribuente.
2. Principio di Preclusione: È cruciale per i contribuenti e i loro difensori sollevare tutte le contestazioni e le eccezioni sin dai primi gradi di giudizio. Le questioni non trattate in merito non potranno essere introdotte per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione, pena l’inammissibilità del motivo di ricorso.

L’Agenzia delle Entrate può usare un avviso di accertamento per imposte dichiarate ma non versate?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’Amministrazione finanziaria può legittimamente emettere un avviso di accertamento anche in questi casi, in alternativa alla procedura di controllo automatizzato che porta alla cartella di pagamento.

Perché l’avviso di accertamento è considerato una procedura che offre maggiori garanzie al contribuente?
Perché, a differenza della cartella di pagamento derivante da controllo automatico, l’avviso di accertamento deve contenere una motivazione specifica sulla pretesa fiscale, permettendo così al contribuente di comprendere appieno le ragioni dell’atto e di preparare una difesa più efficace.

Cosa succede se un contribuente solleva una nuova obiezione per la prima volta nel ricorso in Cassazione?
Il motivo di ricorso basato su tale obiezione verrà dichiarato inammissibile. Il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità e non può esaminare questioni che non siano state precedentemente discusse e decise nei gradi di merito (primo grado e appello).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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