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Avviso di accertamento: legittimo in caso di frode IVA

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società contro un avviso di accertamento per sovrafatturazione e costi inesistenti. La Corte ha stabilito che la notifica dell’atto durante la sospensione COVID-19 era legittima, data la sussistenza di un’ipotesi di frode IVA che configura un caso di urgenza. È stato inoltre confermato che l’onere di provare l’effettività delle operazioni contestate grava sul contribuente, una volta che l’Amministrazione finanziaria ha fornito sufficienti elementi indiziari.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Avviso di accertamento e frode IVA: legittima la notifica durante la sospensione COVID

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14019 del 2024, ha affrontato un caso complesso relativo alla legittimità di un avviso di accertamento notificato durante il periodo di sospensione dei termini previsto dalla normativa emergenziale COVID-19. La pronuncia chiarisce importanti principi in materia di urgenza, onere della prova in caso di operazioni inesistenti e obblighi di motivazione dell’Amministrazione finanziaria.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata in liquidazione impugnava un avviso di accertamento relativo a IRES, IRAP e IVA per l’anno d’imposta 2014. L’Agenzia delle Entrate contestava diverse irregolarità: costi non di competenza, costi per operazioni oggettivamente inesistenti (sovrafatturazione), costi per sponsorizzazioni fittizie e accantonamenti indebiti.

La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva integralmente il ricorso della società. Successivamente, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado riformava parzialmente la decisione, accogliendo in parte l’appello dell’Amministrazione finanziaria. Contro questa sentenza, la società proponeva ricorso per Cassazione, basato su sette motivi, a cui l’Agenzia delle Entrate replicava con un controricorso e un ricorso incidentale fondato su tre motivi.

Validità dell’avviso di accertamento durante la sospensione COVID

Uno dei principali motivi di doglianza della società contribuente riguardava la presunta nullità dell’avviso di accertamento perché notificato durante il periodo di sospensione dei termini processuali e amministrativi introdotto per fronteggiare la pandemia (art. 157 del d.l. 34/2020). La legge prevedeva una deroga a tale sospensione solo per casi di ‘indifferibilità e urgenza’.

Secondo la ricorrente, l’Agenzia non aveva adeguatamente motivato tali requisiti. La Cassazione ha respinto questa tesi, enunciando un principio di diritto fondamentale: gli avvisi di accertamento che riguardano la sussistenza di una frode IVA, idonea a giustificare una notizia di reato, rientrano tra gli atti indifferibili e urgenti.

La Corte ha specificato che la prospettazione di un’ipotesi di frode, per la quale è ipotizzabile un reato, integra di per sé le condizioni di urgenza che legittimano la notifica dell’atto anche durante il periodo di sospensione.

Operazioni inesistenti e onere della prova

La società contestava anche l’accertamento relativo alla sovrafatturazione, sostenendo che una precedente sentenza in sede civile tra i soci avesse già escluso tale circostanza (c.d. giudicato esterno). Inoltre, lamentava una motivazione apparente da parte dei giudici di appello e una violazione delle regole sull’onere della prova.

La Cassazione ha disatteso tutti questi motivi, chiarendo che:
1. Nessun giudicato esterno: Il giudizio civile tra i soci, mirato ad accertare responsabilità personali, è autonomo e distinto dal processo tributario, che riguarda le irregolarità fiscali della persona giuridica. Pertanto, la sentenza civile non ha efficacia vincolante.
2. Motivazione adeguata: I giudici di merito avevano fornito un’ampia e circostanziata motivazione, basata su una lunga serie di elementi indiziari forniti dall’Ufficio (fatture generiche, pagamenti non tracciati, società ‘cartiere’ etc.), escludendo così il vizio di motivazione apparente.
3. Onere della prova: In tema di operazioni oggettivamente inesistenti, spetta all’Amministrazione finanziaria provare, anche tramite presunzioni, che l’operazione non è mai avvenuta. Una volta fornito un quadro indiziario grave, preciso e concordante, l’onere di provare l’effettiva esistenza delle operazioni si sposta sul contribuente. Quest’ultimo non può limitarsi a esibire le fatture, ma deve fornire prove concrete della loro realtà economica. Nel caso di specie, la società non aveva fornito tale prova contraria.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha esaminato e rigettato sistematicamente tutti i motivi del ricorso principale e del ricorso incidentale. In merito al contraddittorio endoprocedimentale, ha ribadito che l’obbligo di una ‘motivazione rafforzata’ (cioè una risposta puntuale a tutte le osservazioni del contribuente) non è un principio generale, ma è previsto solo in ipotesi specifiche, come per gli studi di settore. Nel caso in esame, dall’atto impositivo emergeva che le osservazioni della società erano state comunque valutate, seppur sinteticamente, dall’Ufficio.

Anche per le spese di sponsorizzazione, la Corte ha confermato la loro indeducibilità. Nonostante la presunzione legale di inerenza per le sponsorizzazioni a favore di associazioni sportive dilettantistiche, l’Amministrazione aveva contestato l’esistenza stessa delle prestazioni sulla base di forti indizi (mancanza di contratti, fatture generiche, associazioni sportive riconducibili alla stessa compagine sociale della contribuente), e la società non aveva fornito prova contraria.

Infine, la Corte ha respinto il ricorso incidentale dell’Agenzia, che contestava la decisione dei giudici di appello di rideterminare la redditività del 2014 basandosi su quella del 2017. Per la Cassazione, si è trattato di una legittima valutazione di merito, non censurabile in sede di legittimità, con cui i giudici hanno esercitato il loro potere di sostituire un parametro (quello dell’Ufficio) con un altro ritenuto più congruo.

Le conclusioni

La sentenza consolida importanti principi del diritto tributario. In primo luogo, stabilisce che il sospetto di una frode fiscale grave come la frode IVA costituisce una valida ragione di urgenza per derogare alla sospensione dei termini di notifica degli atti impositivi. In secondo luogo, riafferma il consolidato orientamento sull’onere della prova in materia di operazioni inesistenti: di fronte a un solido quadro presuntivo costruito dall’Amministrazione finanziaria, è il contribuente a dover dimostrare con prove concrete la realtà delle operazioni contestate. Infine, chiarisce i limiti dell’efficacia del giudicato esterno proveniente da un processo civile e la portata dell’obbligo di motivazione dell’ente impositore.

Un avviso di accertamento notificato durante la sospensione per la pandemia COVID-19 è sempre nullo?
No. La notifica è legittima se sussistono ragioni di ‘indifferibilità e urgenza’. Secondo la Corte, un’ipotesi di frode IVA che può costituire reato rientra in questa casistica, rendendo valido l’avviso di accertamento.

L’Amministrazione finanziaria è sempre obbligata a rispondere punto per punto alle osservazioni del contribuente nell’atto impositivo?
No. L’obbligo di una ‘motivazione rafforzata’ è previsto solo per ipotesi specifiche (es. studi di settore) e non è un principio generalizzato. È sufficiente che l’atto impositivo dimostri che le osservazioni del contribuente siano state prese in considerazione, anche se in modo sintetico.

Una sentenza civile che esclude la sovrafatturazione tra i soci di una società ha valore di giudicato in un processo tributario contro la società stessa?
No. La Corte ha stabilito che il giudizio civile, che accerta responsabilità personali tra i soci, è autonomo e distinto dal processo tributario, che valuta le irregolarità fiscali della società come soggetto giuridico. Pertanto, la decisione del giudice civile non è vincolante per il giudice tributario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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