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Avviso di accertamento: la motivazione per relationem

Una società ha impugnato un avviso di accertamento basato su un verbale della Guardia di Finanza che contestava ricavi non dichiarati, scoperti tramite dati informatici. La società lamentava la mancanza di motivazione e la violazione del contraddittorio. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’avviso di accertamento è legittimo se fa riferimento a un verbale già noto al contribuente (motivazione per relationem), poiché tale modalità non lede il diritto di difesa. La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza impugnata sufficiente e non apparente, confermando la validità dell’atto fiscale.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Avviso di Accertamento e Motivazione per Relationem: La Cassazione Fa Chiarezza

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto tributario: la validità di un avviso di accertamento la cui motivazione si basa interamente su un verbale della Guardia di Finanza. La Corte chiarisce i requisiti di legittimità di tale atto e i limiti del cosiddetto “minimo costituzionale” della motivazione, offrendo spunti fondamentali per contribuenti e professionisti.

Il Fatto: Un Accertamento Fiscale da Dati Digitali

Una società si vedeva notificare un avviso di accertamento da parte dell’Amministrazione Finanziaria per l’anno d’imposta 2015. L’atto contestava maggiori ricavi non dichiarati per oltre 25.000 euro, con conseguente richiesta di pagamento di IRES, IRAP, IVA, sanzioni e interessi per un totale di quasi 39.000 euro.

La pretesa fiscale si fondava interamente sulle conclusioni di un processo verbale di constatazione (p.v.c.) redatto dalla Guardia di Finanza. Durante un’ispezione, i militari avevano rinvenuto su un computer aziendale dati extracontabili che, a loro avviso, provavano l’omessa contabilizzazione di componenti positivi di reddito. La società decideva di impugnare l’atto, dando il via a un contenzioso che è giunto fino in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Difesa della Società

Nei vari gradi di giudizio, la società ha sostenuto la nullità dell’avviso di accertamento per diverse ragioni. I principali motivi di ricorso vertevano su tre punti:

1. Carenza di motivazione: L’atto si limitava a richiamare il verbale della G.d.F. senza una valutazione autonoma da parte dell’Ufficio accertatore.
2. Violazione del contraddittorio endoprocedimentale: Non era stata data alla società la possibilità di difendersi prima dell’emissione dell’atto.
3. Errata valutazione nel merito: Le conclusioni a cui era giunta l’Amministrazione Finanziaria erano contestate nel loro contenuto.

La Commissione Tributaria Provinciale e, successivamente, quella Regionale avevano però respinto le doglianze della società, confermando la legittimità dell’operato dell’Ufficio. Di qui, il ricorso finale in Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: Validità dell’Avviso di Accertamento per Relationem

La Suprema Corte ha rigettato tutti e tre i motivi di ricorso, ritenendoli infondati o inammissibili.

Sul primo punto, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: la motivazione per relationem, ovvero tramite rinvio a un altro atto, è pienamente legittima. In particolare, un avviso di accertamento è correttamente motivato se fa riferimento a un verbale della Guardia di Finanza, a condizione che tale verbale sia stato precedentemente notificato o comunque portato a conoscenza del contribuente.

Secondo la Corte, questa pratica non lede il diritto di difesa, ma rappresenta una semplice “economia di scrittura”, poiché si fa riferimento a elementi già noti al destinatario. Il giudice di merito deve solo verificare che il contribuente fosse effettivamente a conoscenza del contenuto del verbale richiamato.

Il Contraddittorio Preventivo e la Motivazione Apparente

Anche il secondo motivo, relativo alla violazione del contraddittorio, è stato respinto. La Corte ha richiamato un recente intervento delle Sezioni Unite, le quali hanno chiarito che, per la disciplina applicabile ai fatti di causa, l’obbligo di contraddittorio preventivo per gli accertamenti “a tavolino” (cioè basati su dati già in possesso dell’ufficio) sussiste solo per i tributi “armonizzati” (come l’IVA). Per quelli “non armonizzati” (come le imposte sui redditi), tale obbligo esiste solo se espressamente previsto dalla legge.

Infine, il terzo motivo è stato dichiarato inammissibile perché mirava a ottenere una nuova valutazione dei fatti di causa, attività preclusa nel giudizio di legittimità, che è limitato al controllo della corretta applicazione del diritto.

le motivazioni

La Corte ha spiegato che la motivazione di una sentenza è nulla per “apparenza” solo quando, pur esistendo graficamente, è talmente incomprensibile, contraddittoria o generica da non rendere percepibile il ragionamento seguito dal giudice. Nel caso di specie, la sentenza d’appello, pur sintetica, esponeva chiaramente le ragioni della decisione, superando ampiamente la soglia del “minimo costituzionale” richiesto dall’art. 111 della Costituzione.

L’iter logico-argomentativo del giudice di merito è stato ritenuto chiaro: l’Ufficio aveva proceduto all’accertamento sulla base di un processo verbale che documentava la presenza di contabilità in nero. Da questa documentazione emergevano ricavi non fatturati per circa 25.891 euro, a fronte dei quali non erano stati emessi scontrini o ricevute. Questa omissione provava l’esistenza di ricavi d’esercizio da assoggettare a tassazione. Pertanto, la motivazione non era né mancante né apparente, ma fondata su elementi concreti e correttamente esplicitati.

le conclusioni

In conclusione, il ricorso della società è stato integralmente rigettato. La Corte di Cassazione ha confermato che un avviso di accertamento può legittimamente fondarsi sulle conclusioni di un verbale della Guardia di Finanza, a patto che il contribuente ne sia a conoscenza. Questa decisione rafforza il principio della motivazione per relationem nel diritto tributario e chiarisce ulteriormente i confini dell’obbligo di contraddittorio preventivo, distinguendo tra tributi armonizzati e non. Per i contribuenti, ciò significa che la difesa deve concentrarsi non tanto sulla forma dell’atto, quanto sulla sostanza delle contestazioni contenute nel verbale richiamato.

Un avviso di accertamento può basarsi esclusivamente su un verbale della Guardia di Finanza?
Sì, è legittimo a condizione che il verbale sia stato portato a conoscenza del contribuente. Questa modalità, detta motivazione “per relationem”, non è considerata lesiva del diritto di difesa.

La motivazione di una sentenza tributaria è nulla se non espone dettagliatamente lo svolgimento del processo?
No, la nullità si verifica solo se la mancanza o l’estrema concisione della motivazione rendono impossibile comprendere l’oggetto della decisione e le ragioni alla base di essa, violando il cosiddetto “minimo costituzionale”.

L’Amministrazione Finanziaria è sempre obbligata ad avviare un contraddittorio con il contribuente prima di emettere un avviso di accertamento?
No. Secondo la disciplina applicabile ai fatti di causa, per gli accertamenti “a tavolino”, l’obbligo generalizzato sussiste solo per i tributi “armonizzati” (es. IVA). Per i tributi “non armonizzati”, è necessario solo nei casi specificamente previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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