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Avviso bonario non necessario per crediti inesistenti

Una società ha impugnato una cartella di pagamento per un credito d’imposta risultato inesistente. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’invio preventivo dell’avviso bonario non è necessario quando l’inesistenza del credito emerge da un controllo automatizzato basato sull’assenza della dichiarazione dell’anno precedente, poiché non sussistono ‘incertezze’ da chiarire con il contribuente.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Avviso Bonario: Quando l’Agenzia delle Entrate Può Farne a Meno?

L’avviso bonario rappresenta un fondamentale strumento di dialogo tra Fisco e contribuente, consentendo di risolvere irregolarità prima che si trasformino in una cartella di pagamento. Tuttavia, la sua emissione non è sempre obbligatoria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito i confini del controllo automatizzato, specificando in quali casi l’Amministrazione Finanziaria può procedere direttamente al recupero di un credito d’imposta senza inviare una comunicazione preventiva. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Credito d’Imposta Conteso

Una società si è vista notificare una cartella di pagamento a seguito di un controllo automatizzato sulla sua dichiarazione dei redditi. L’Agenzia delle Entrate contestava l’utilizzo di un credito d’imposta per incrementi occupazionali in aree svantaggiate, indicato nella dichiarazione relativa all’anno 2007. Il motivo della contestazione era semplice e oggettivo: il credito, secondo la dichiarazione, proveniva dall’anno precedente (2006), ma dai registri dell’Anagrafe Tributaria risultava che la società non aveva presentato alcuna dichiarazione per quell’anno. Di conseguenza, il credito era considerato inesistente.

La società ha impugnato la cartella, sostenendo che l’Agenzia avrebbe dovuto prima inviare un avviso bonario. Secondo la difesa, questa comunicazione era necessaria per instaurare un contraddittorio e permettere di chiarire la situazione, evitando l’emissione diretta della cartella.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate. I giudici hanno stabilito che, nel caso specifico, non vi era alcun obbligo di inviare un avviso bonario prima di emettere la cartella di pagamento. La decisione si fonda sulla natura del controllo effettuato e sull’assenza di qualsiasi ‘incertezza’ da dirimere.

Le Motivazioni della Sentenza e l’Obbligo dell’Avviso Bonario

La Corte ha ribadito un principio consolidato, basato sull’interpretazione dell’art. 36-bis del d.P.R. n. 600/1973 e dell’art. 6 della Legge n. 212/2000 (Statuto del Contribuente). La comunicazione di irregolarità (o avviso bonario) è obbligatoria solo quando emergono ‘incertezze su aspetti rilevanti della dichiarazione’. In altre parole, quando il Fisco ha bisogno di chiarimenti dal contribuente per comprendere la situazione.

Nel caso in esame, non vi era alcuna incertezza. Il controllo si basava su un mero raffronto di dati oggettivi:
1. La dichiarazione 2007 riportava un credito d’imposta proveniente dal 2006.
2. I dati dell’Anagrafe Tributaria mostravano l’omessa presentazione della dichiarazione per il 2006.

Questo tipo di verifica, che non richiede valutazioni giuridiche complesse o stime, rientra pienamente nelle facoltà del controllo automatizzato. L’inesistenza del credito era un dato di fatto direttamente desumibile dai sistemi informativi dell’Agenzia. Non si trattava di interpretare norme complesse, ma di verificare un presupposto formale: la presenza di una dichiarazione precedente.

Il Ruolo del Controllo Automatizzato

I giudici, richiamando anche una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (sent. n. 17758/2016), hanno sottolineato che il controllo automatizzato è legittimo per effettuare controlli formali, scevri da profili valutativi o estimativi. La verifica della correlazione tra il credito vantato in un anno e la dichiarazione dell’anno precedente è uno degli esempi più tipici di controllo meramente formale. Pertanto, l’Amministrazione finanziaria può legittimamente procedere con l’iscrizione a ruolo e la conseguente emissione della cartella di pagamento senza alcuna comunicazione preventiva.

Conclusioni: Implicazioni per i Contribuenti

Questa ordinanza conferma un importante principio: il diritto al contraddittorio preventivo non è assoluto e dipende dalla natura del controllo fiscale. Quando l’irregolarità è palese, oggettiva e rilevabile attraverso un semplice incrocio di dati in possesso del Fisco, l’invio dell’avviso bonario non è un passaggio obbligato. Per i contribuenti, ciò significa che è fondamentale prestare la massima attenzione alla coerenza dei dati dichiarati anno su anno. Un’omessa dichiarazione, ad esempio, può avere conseguenze dirette e immediate sulla fruibilità di crediti negli anni successivi, portando all’emissione di una cartella di pagamento senza preavviso.

È sempre obbligatorio l’invio dell’avviso bonario prima della cartella di pagamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’avviso bonario è obbligatorio solo quando sussistono ‘incertezze su aspetti rilevanti’ della dichiarazione che richiedono chiarimenti da parte del contribuente. Se l’irregolarità è palese e rilevabile da un controllo meramente formale, l’Agenzia delle Entrate può emettere direttamente la cartella.

Il recupero di un credito d’imposta inesistente può avvenire con controllo automatizzato?
Sì. Se l’inesistenza del credito emerge da un semplice confronto tra i dati dichiarati e le informazioni presenti nell’Anagrafe Tributaria (come l’omessa presentazione della dichiarazione dell’anno precedente), il recupero può legittimamente avvenire tramite la procedura di controllo automatizzato ai sensi dell’art. 36-bis d.P.R. 600/1973.

In quali casi l’Agenzia delle Entrate deve invitare il contribuente a fornire chiarimenti?
L’invito a fornire chiarimenti è necessario quando, dai controlli automatici, emergono incertezze su aspetti rilevanti della dichiarazione. Questo non si applica quando l’errore è unicamente un’incongruenza oggettiva e formale, come il disconoscimento di un credito per mancata presentazione della dichiarazione da cui dovrebbe scaturire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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