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Avviso accertamento firmato digitalmente: la Cassazione

Una società produttrice di alcolici ha impugnato un avviso di accertamento per IRES, IRAP e IVA, sostenendo la nullità dell’atto perché firmato digitalmente in un’epoca in cui, a suo dire, la legge non lo consentiva per gli atti fiscali. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l’avviso di accertamento firmato digitalmente era pienamente valido. La Corte ha chiarito che l’esclusione prevista dal Codice dell’Amministrazione Digitale riguardava solo le attività di controllo e ispezione, non gli atti impositivi. La decisione ha inoltre confermato la legittimità delle contestazioni di merito relative a costi per operazioni ritenute inesistenti.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Avviso di Accertamento Firmato Digitalmente: La Cassazione ne Conferma la Piena Validità

L’evoluzione digitale ha trasformato anche il rapporto tra Fisco e contribuente, ma con essa sono sorte nuove questioni legali. Una delle più dibattute riguarda la validità dell’avviso di accertamento firmato digitalmente, specialmente per gli atti emessi prima che la normativa lo prevedesse esplicitamente. Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla questione, confermando la piena legittimità di tali atti e fornendo importanti chiarimenti sull’onere della prova in caso di contestazioni per operazioni inesistenti.

I Fatti del Caso: Una Complessa Vicenda di Costi Indeducibili e Firme Digitali

Il caso nasce da una verifica fiscale condotta nei confronti di un’azienda produttrice di alcolici. L’Amministrazione Finanziaria aveva contestato la deducibilità di diversi costi relativi all’anno d’imposta 2013, ritenendoli riconducibili a operazioni inesistenti o non inerenti all’attività d’impresa. Nello specifico, le contestazioni riguardavano:
1. L’acquisto di vino da un fornitore, documentato da una fattura ritenuta falsa.
2. Acquisti di alcool da una società controllante, considerata fittiziamente interposta.
3. Spese di mediazione per un affare con un fornitore estero, giudicate non inerenti.

L’azienda ha impugnato l’avviso di accertamento, sollevando in primo luogo una questione di natura formale: la nullità dell’atto stesso. Secondo la tesi difensiva, al momento della notifica (nel 2016), l’Amministrazione Finanziaria non era ancora autorizzata a utilizzare la firma digitale per gli atti impositivi, in base a una specifica disposizione del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD). Oltre alla questione formale, l’azienda contestava nel merito le accuse, cercando di dimostrare l’effettività delle operazioni commerciali.

Avviso di Accertamento Firmato Digitalmente: L’Analisi della Corte

Il motivo centrale del ricorso per Cassazione, e quello di maggiore interesse, è la presunta nullità dell’avviso di accertamento firmato digitalmente. La difesa del contribuente si basava sull’articolo 2, comma 6, del D.Lgs. 82/2005 (CAD), che, nella versione vigente all’epoca dei fatti, escludeva dal proprio ambito di applicazione le ‘attività e funzioni ispettive e di controllo fiscale’.

La Corte di Cassazione ha rigettato questa interpretazione, allineandosi a un orientamento ormai consolidato. I giudici hanno chiarito che tale esclusione normativa riguardava la sola attività di controllo fiscale (come le ispezioni e le verifiche) e non poteva estendersi agli atti impositivi, come l’avviso di accertamento, che ne rappresentano il risultato finale. Pertanto, l’Amministrazione Finanziaria era legittimata a emettere e sottoscrivere digitalmente un avviso di accertamento anche prima delle modifiche legislative del 2017-2018 che hanno esplicitamente autorizzato tale modalità.

La Corte ha inoltre precisato un altro aspetto cruciale: la validità della notifica di una copia cartacea (‘analogica’) di un atto nato digitalmente. La notifica è legittima se la copia reca un’attestazione di conformità all’originale informatico, resa da un pubblico ufficiale. Al contrario, un avviso cartaceo che riporta solo la dicitura ‘firmato digitalmente’ senza tale attestazione è nullo per difetto di sottoscrizione.

Onere della Prova e Sanzioni: Gli Altri Punti Salienti

Superata la questione formale, la Corte ha esaminato le contestazioni di merito. Anche su questo fronte, le argomentazioni della società sono state respinte. La Cassazione ha ribadito che, a fronte di presunzioni gravi, precise e concordanti fornite dall’Amministrazione Finanziaria sull’inesistenza delle operazioni, spetta al contribuente fornire la prova contraria. In questo caso, gli elementi portati dall’Ufficio (come l’incongruenza tra il vino dichiarato dal fornitore e quello venduto) non sono stati efficacemente superati dalla documentazione prodotta dalla società (fatture, pagamenti tracciabili, registri), ritenuta non sufficiente a dimostrare l’effettività delle transazioni.

Infine, la Corte ha respinto la doglianza relativa all’applicazione delle sanzioni. L’azienda sosteneva che la sanzione per infedele dichiarazione dovesse assorbire quella per l’indebita detrazione dell’IVA, in applicazione del principio di consunzione. I giudici hanno invece affermato che si tratta di due illeciti distinti – per condotta, struttura e bene giuridico tutelato – e che quindi le sanzioni sono cumulabili.

le motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi giuridici chiari e consolidati. In primo luogo, viene ribadita la distinzione tra l’attività di controllo e l’atto impositivo, escludendo quest’ultimo dal campo di applicazione della deroga alla digitalizzazione prevista dal vecchio testo del CAD. Questo orientamento garantisce la continuità dell’azione amministrativa nell’era digitale, riconoscendo la validità degli atti firmati con le nuove tecnologie anche in assenza di una previsione espressa per lo specifico settore. In secondo luogo, la Corte sottolinea l’importanza dell’attestazione di conformità come elemento che salda il mondo digitale a quello analogico, conferendo valore probatorio alla copia cartacea di un documento informatico. Sul piano del merito, le motivazioni confermano il rigoroso approccio della giurisprudenza in tema di onere della prova nelle controversie su operazioni fittizie: non basta la regolarità formale dei documenti contabili, ma è necessario dimostrare la sostanza economica dell’operazione quando questa è messa in dubbio da solidi elementi presuntivi. Infine, la reiezione del principio di consunzione tra le sanzioni per infedele dichiarazione e indebita detrazione IVA rafforza la natura plurioffensiva delle frodi fiscali complesse.

le conclusioni

L’ordinanza ha implicazioni pratiche significative. Per i contribuenti, essa rappresenta un monito sulla necessità di conservare documentazione robusta e sostanziale a prova delle operazioni commerciali, specialmente quelle più complesse o con parti correlate. La sola forma non è sufficiente a superare le presunzioni dell’Amministrazione Finanziaria. Per gli operatori del diritto, la decisione consolida un punto fermo sulla validità dell’avviso di accertamento firmato digitalmente, anche per il passato, riducendo il contenzioso basato su eccezioni puramente formali. Si conferma, inoltre, la tendenza a una progressiva e irreversibile digitalizzazione degli atti tributari, un processo che richiede a tutti gli attori coinvolti un costante aggiornamento e una maggiore attenzione alla correttezza delle procedure informatiche.

Un avviso di accertamento firmato digitalmente era valido anche prima delle modifiche legislative del 2018?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’esclusione dall’applicazione del Codice dell’Amministrazione Digitale, prevista dalla normativa vigente prima del 2018, riguardava solo le attività di controllo e ispezione fiscale, non gli avvisi di accertamento, che ne sono il risultato finale. Pertanto, la firma digitale era già una modalità valida.

Quando è valida la notifica della copia cartacea di un atto impositivo nato in formato digitale?
La notifica della copia cartacea (analogica) è legittima se la sua conformità all’originale informatico è attestata da un pubblico ufficiale a ciò autorizzato. La sola dicitura ‘firmato digitalmente’ in calce al documento, senza tale attestazione, non è sufficiente e rende l’atto nullo per difetto di sottoscrizione.

Il principio di assorbimento delle sanzioni si applica tra la violazione per infedele dichiarazione e quella per l’illegittima detrazione IVA da fatture inesistenti?
No. La Corte ha stabilito che non si applica il principio di assorbimento (o consunzione), poiché si tratta di illeciti materialmente e giuridicamente distinti per condotta, struttura, tempi e modi di consumazione. Di conseguenza, le relative sanzioni sono cumulabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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