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Avviso accertamento ante tempus: ok se c’è fallimento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 457/2024, ha stabilito che un avviso di accertamento ante tempus, emesso prima della scadenza del termine di 60 giorni dal verbale di constatazione, è legittimo in caso di fallimento del contribuente. L’urgenza di insinuarsi nel passivo fallimentare prevale sul termine dilatorio, senza che ciò costituisca una violazione del principio di leale cooperazione.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Avviso di accertamento ante tempus e fallimento: la Cassazione fa chiarezza

L’emissione di un avviso di accertamento ante tempus, ovvero prima della scadenza del termine dilatorio di 60 giorni dalla notifica del Processo Verbale di Constatazione (PVC), è una questione dibattuta che trova una precisa risposta in caso di fallimento del contribuente. Con l’ordinanza n. 457 del 8 gennaio 2024, la Corte di Cassazione ha confermato un principio fondamentale: l’urgenza di tutelare il credito erariale nella procedura fallimentare giustifica l’emissione anticipata dell’atto impositivo.

I fatti del caso

Una società, già dichiarata fallita, impugnava tre avvisi di accertamento relativi a diverse annualità d’imposta. Con tali atti, l’Agenzia delle Entrate contestava l’indetraibilità dell’IVA su fatture per l’acquisto di articoli sportivi, rettificando il credito IVA della società e richiedendo il rimborso di somme utilizzate in compensazione. Il punto cruciale sollevato dalla società era che gli avvisi erano stati notificati prima della scadenza del termine di 60 giorni previsto dallo Statuto del Contribuente, violando il principio di leale cooperazione tra Fisco e contribuente.

L’avviso di accertamento ante tempus in caso di fallimento

Il cuore della controversia risiede nel bilanciamento tra due esigenze: da un lato, il diritto del contribuente a un periodo di riflessione e dialogo con l’amministrazione finanziaria (il termine dilatorio di 60 giorni); dall’altro, la necessità per l’Erario di agire tempestivamente per tutelare i propri crediti quando un’impresa fallisce.

La società ricorrente sosteneva che l’emissione anticipata dell’atto fosse illegittima, in quanto non avrebbe arrecato alcun pregiudizio all’Ufficio, il quale avrebbe comunque potuto insinuarsi allo stato passivo del fallimento anche rispettando i termini. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa tesi, aderendo al suo consolidato orientamento giurisprudenziale.

La questione della motivazione e del contraddittorio

Un altro motivo di ricorso riguardava la presunta carenza di motivazione degli avvisi di accertamento. Il contribuente lamentava che l’Ufficio non avesse adeguatamente considerato le osservazioni presentate in fase procedimentale.

Anche su questo punto, la Corte ha respinto le doglianze. Ha chiarito che non esiste un obbligo generalizzato per l’amministrazione di fornire una motivazione “rinforzata” che confuti analiticamente ogni osservazione del contribuente. L’Amministrazione può procedere a un rigetto implicito delle osservazioni, al fine di realizzare economie di scrittura, senza che ciò invalidi l’atto impositivo, a meno che non vi sia una lesione di specifici diritti e garanzie.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sulla base di principi chiari. Per quanto riguarda l’avviso di accertamento ante tempus, ha ribadito che la sua emissione è legittima in presenza di “specifiche ragioni di urgenza”. La dichiarazione di fallimento del contribuente costituisce, di per sé, una di queste ragioni. L’urgenza nasce dalla necessità per l’Agenzia delle Entrate di ottenere un titolo esecutivo per presentare la domanda di ammissione allo stato passivo e partecipare al concorso con gli altri creditori, anche nelle eventuali ripartizioni parziali dell’attivo fallimentare. Attendere la scadenza del termine dilatorio potrebbe compromettere questa possibilità, ledendo il credito erariale.

In merito alla motivazione dell’atto, i giudici hanno precisato che l’obbligo di valutazione delle osservazioni del contribuente non si traduce automaticamente in un obbligo di esplicitarne il rigetto nell’atto finale. La nullità dell’atto consegue solo a irregolarità espressamente previste dalla legge o a lesioni di garanzie fondamentali che impediscono all’atto di produrre i suoi effetti.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibili le censure relative all’omesso esame di fatti decisivi, applicando il principio della “doppia conforme”, secondo cui, se i giudici di primo e secondo grado giungono alla medesima conclusione, non è possibile contestare in Cassazione la ricostruzione dei fatti.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento di fondamentale importanza pratica. La dichiarazione di fallimento è una circostanza eccezionale che giustifica la deroga al termine dilatorio di 60 giorni, consentendo all’Agenzia delle Entrate di emettere un avviso di accertamento ante tempus. Questa decisione riafferma la prevalenza della tutela del credito erariale e della par condicio creditorum nelle procedure concorsuali rispetto al rispetto formale del termine di cooperazione, ritenendo che l’urgenza di insinuarsi al passivo costituisca un valido fondamento per l’azione anticipata del Fisco.

L’Agenzia delle Entrate può emettere un avviso di accertamento prima dei 60 giorni dal verbale se l’azienda è fallita?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la dichiarazione di fallimento del contribuente costituisce una ragione di urgenza che legittima l’emissione dell’avviso di accertamento prima della scadenza del termine dilatorio di 60 giorni. Questo per consentire all’Ufficio di insinuarsi tempestivamente nello stato passivo del fallimento.

L’avviso di accertamento deve rispondere punto per punto alle osservazioni del contribuente?
No, secondo la Corte non sussiste un diritto generale del contribuente a una motivazione “rinforzata” che confuti analiticamente tutte le osservazioni presentate. L’Amministrazione può rigettare implicitamente tali osservazioni, a meno che non vi sia una lesione di specifici diritti o garanzie del contribuente previsti dalla legge.

In caso di fallimento, l’urgenza di insinuarsi al passivo giustifica l’emissione anticipata dell’avviso di accertamento?
Sì, l’urgenza che giustifica l’emissione anticipata risiede proprio nella necessità per l’Ufficio di opporre il credito erariale al concorso dei creditori tramite una tempestiva domanda di ammissione allo stato passivo. L’attesa del termine potrebbe compromettere la tutela del credito dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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