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Avviamento negativo: come incide sull’imposta di registro

Una società cede un ramo d’azienda. L’Agenzia delle Entrate liquida l’imposta di registro applicando un’aliquota proporzionale sul valore dei beni dichiarati, senza considerare l’avviamento negativo. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18297/2025, ha stabilito che l’avviamento negativo, in quanto qualità intrinseca dell’azienda, deve sempre essere valutato ai fini della determinazione della base imponibile, anche se non esplicitamente indicato nell’atto di cessione. La Corte ha cassato la sentenza di merito, rinviando la causa per una nuova valutazione che tenga conto di tale elemento.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Avviamento Negativo e Imposta di Registro: la Cassazione fa Chiarezza

L’ordinanza n. 18297 del 2025 della Corte di Cassazione offre un’importante precisazione sul calcolo dell’imposta di registro in caso di cessione di ramo d’azienda, focalizzandosi sul ruolo cruciale dell’avviamento negativo. Questa decisione stabilisce che tale valore, anche se non esplicitamente menzionato nell’atto, deve essere sempre considerato per determinare la corretta base imponibile, poiché rappresenta una qualità intrinseca dell’azienda trasferita. Approfondiamo i dettagli di questo caso e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Una società contribuente aveva ceduto un ramo d’azienda al prezzo simbolico di un euro. Inizialmente, l’Agenzia delle Entrate aveva emesso un avviso di liquidazione per imposta di registro, ipotecaria e catastale, presumendo un valore maggiore. Successivamente, dopo un’istanza in autotutela della società che chiariva l’assenza di immobili, l’Agenzia emetteva un nuovo avviso, questa volta liquidando solo l’imposta di registro con un’aliquota proporzionale del 3% sul valore dei beni dichiarati dalle parti nell’atto, per un imponibile di oltre 9,7 milioni di euro.

La contribuente impugnava questo secondo avviso, ottenendo una sentenza favorevole in primo grado. La Commissione Provinciale riteneva illegittimo l’operato dell’Ufficio.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

L’Agenzia delle Entrate proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ribaltava la decisione di primo grado. Secondo la CTR, l’Ufficio si era limitato a liquidare l’imposta applicando l’aliquota corretta ai valori dichiarati dalle parti, senza effettuare una vera e propria rettifica del valore. Tale procedura, a dire della CTR, non richiedeva un contraddittorio preventivo. Inoltre, i giudici d’appello sostenevano che l’eventuale avviamento negativo non poteva essere considerato, in quanto non era stato ‘espressamente indicato dalle parti’ nell’atto di cessione.

L’analisi della Cassazione e il valore dell’avviamento negativo

La società ricorreva in Cassazione, lamentando principalmente la violazione degli articoli 51 e 52 del D.P.R. 131/86 (Testo Unico sull’Imposta di Registro). Il punto centrale della controversia era se l’Amministrazione Finanziaria potesse liquidare l’imposta ignorando l’esistenza di un avviamento negativo, derivante dal fatto che il valore complessivo dell’azienda era inferiore al valore dei singoli beni che la componevano.

La Suprema Corte ha accolto le ragioni della contribuente, chiarendo principi fondamentali in materia.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini dell’imposta di registro, il valore dell’azienda deve essere determinato considerando il suo valore complessivo, che include necessariamente anche l’avviamento. L’articolo 51, comma 4, del D.P.R. 131/1986, prevede infatti che il valore delle aziende sia controllato dall’Ufficio ‘con riferimento al valore complessivo dei beni, compreso l’avviamento’.

I giudici hanno precisato che l’avviamento è una ‘qualità aziendale intrinseca’ e rileva non solo quando è positivo, ma anche quando è negativo. Un avviamento negativo si manifesta quando il prezzo di cessione è inferiore al valore patrimoniale netto dei beni aziendali, a causa di una fondata previsione di perdite future. Questo valore, hanno affermato i giudici, deve essere ‘scontato’ dalla base imponibile.

Contrariamente a quanto sostenuto dalla CTR, la Corte ha specificato che l’irrilevanza dell’avviamento negativo non può dipendere dalla sua mancata menzione nell’atto di trasferimento. Esso è un elemento di stima che l’Ufficio deve considerare nella determinazione del valore venale dell’azienda. Pertanto, l’operazione dell’Agenzia, pur presentata come una semplice liquidazione, costituiva a tutti gli effetti una rettifica rispetto al valore ‘nummo uno’ dichiarato, e come tale doveva rispettare i criteri di valutazione legali, incluso il calcolo dell’avviamento.

Conclusioni

In conclusione, la Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Il giudice del rinvio dovrà procedere a una nuova determinazione del valore dell’azienda, tenendo conto dell’avviamento negativo, come elemento essenziale per il calcolo della base imponibile dell’imposta di registro. Questa ordinanza rafforza il principio secondo cui la valutazione di un’azienda ai fini fiscali deve essere realistica e completa, considerando tutti gli elementi, positivi e negativi, che ne determinano il valore effettivo di mercato.

L’avviamento negativo deve essere considerato nel calcolo dell’imposta di registro su una cessione d’azienda?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’avviamento, sia esso positivo o negativo, è una qualità intrinseca dell’azienda e deve sempre essere considerato nella determinazione della base imponibile ai fini dell’imposta di registro, come previsto dall’art. 51 del D.P.R. 131/1986.

La mancata indicazione dell’avviamento negativo nell’atto di cessione impedisce la sua valutazione ai fini fiscali?
No. La Corte ha chiarito che l’avviamento è un elemento di stima che deve essere valutato dall’Ufficio a prescindere dalla sua menzione nell’atto di trasferimento. La sua considerazione è necessaria per determinare il corretto valore venale dell’azienda.

Qual è la conseguenza pratica di considerare l’avviamento negativo?
Considerare un avviamento negativo comporta una riduzione della base imponibile. Se il prezzo di cessione è inferiore al valore patrimoniale dei beni a causa di previsioni di perdite future, questo ‘sconto’ deve essere riflesso nella base su cui si calcola l’imposta di registro, portando a un tributo inferiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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