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Autorizzazione segreto professionale: la Cassazione fissa i limiti

Un professionista, durante un accertamento fiscale, si è visto esaminare documenti coperti da segreto professionale in virtù di un’autorizzazione preventiva del Pubblico Ministero. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16795/2025, ha dichiarato illegittima tale prassi. L’autorizzazione a superare il segreto professionale deve essere rilasciata solo dopo che il segreto è stato opposto e deve contenere una valutazione comparativa delle ragioni delle parti, non potendo essere né preventiva né generica. Di conseguenza, i documenti così acquisiti sono inutilizzabili.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Autorizzazione segreto professionale: la Cassazione fissa i paletti per gli accertamenti fiscali

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale a tutela del rapporto tra professionista e cliente: l’autorizzazione segreto professionale non può essere concessa in via preventiva e generica per superare l’opposizione del contribuente durante un accertamento fiscale. Questa decisione rafforza le garanzie difensive e chiarisce i poteri degli organi di verifica.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un avvocato per l’anno d’imposta 2007. L’amministrazione finanziaria contestava l’omessa o sotto-fatturazione di alcune prestazioni professionali. I rilievi si basavano sui documenti rinvenuti durante un accesso della Guardia di Finanza presso lo studio del professionista, in particolare un block notes contenente nomi di clienti e compensi, considerato una sorta di ‘contabilità parallela’.

Il contribuente aveva impugnato l’atto impositivo, ma il suo ricorso era stato respinto sia in primo che in secondo grado. La Commissione Tributaria Regionale aveva ritenuto legittima l’acquisizione dei documenti, nonostante l’opposizione del segreto professionale da parte dell’avvocato, sulla base di un’autorizzazione preventiva rilasciata dal Procuratore della Repubblica.

La questione giuridica e l’autorizzazione segreto professionale

Il cuore della controversia portata dinanzi alla Corte di Cassazione riguarda la validità di tale autorizzazione. Il professionista sosteneva che il provvedimento del PM fosse illegittimo perché del tutto generico (‘in bianco’), non motivato e, soprattutto, rilasciato prima che il segreto professionale venisse effettivamente opposto durante l’accesso. Di conseguenza, l’acquisizione dei documenti sarebbe stata illegittima e le prove raccolte inutilizzabili.

La questione, quindi, era stabilire se, ai sensi dell’art. 52 del D.P.R. n. 633/1972, l’autorizzazione a esaminare documenti coperti da segreto professionale possa essere rilasciata ‘ex ante’ o se debba necessariamente intervenire ‘ex post’, cioè solo dopo la specifica opposizione del professionista.

L’analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso del professionista, ritenendolo fondato. I giudici hanno chiarito che la lettura coordinata dei commi dell’art. 52 del D.P.R. 633/1972 impone una procedura specifica. Quando, durante un accesso presso lo studio di un professionista, viene opposto il segreto professionale per determinati documenti, i verificatori devono fermarsi e richiedere un’apposita autorizzazione al Procuratore della Repubblica (o all’autorità giudiziaria più vicina).

Questa autorizzazione, proprio perché sorge dalla necessità di superare un’opposizione concreta, non può che essere successiva e ‘ad hoc’. Non è ammissibile, quindi, un’autorizzazione preventiva e generica che autorizzi in anticipo i verificatori a superare un’eventuale e futura opposizione del segreto.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha richiamato un suo precedente fondamentale (Sezioni Unite n. 11082/2010), sottolineando che il provvedimento autorizzativo del PM deve contenere una ‘comparativa valutazione delle contrapposte ragioni’. Deve, cioè, esplicitare i motivi per cui le ragioni dell’accertamento fiscale prevalgono su quelle del segreto professionale opposto dal contribuente. Tale valutazione comparativa è logicamente impossibile da effettuare in via preventiva, quando ancora non si sa se il segreto verrà opposto e in relazione a quali specifici documenti.

Un’autorizzazione rilasciata prima dell’accesso e dell’opposizione sarebbe inevitabilmente generica e non potrebbe ponderare le specifiche ragioni addotte dal professionista. Di conseguenza, la Corte ha stabilito che l’autorizzazione utilizzata nel caso di specie non era sufficiente a legittimare l’esame dei documenti coperti da segreto.

Conclusioni

La Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado in diversa composizione. Quest’ultima dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto enunciato: l’autorizzazione a vincere il segreto professionale deve essere richiesta e rilasciata solo dopo che il segreto è stato concretamente opposto, e deve motivare specificamente sulla base di una comparazione tra l’interesse fiscale e il diritto alla riservatezza. I dati e le informazioni desunti dall’esame di documenti sulla base di un’autorizzazione preventiva e generica sono, pertanto, inutilizzabili ai fini dell’accertamento.

È valida un’autorizzazione preventiva del PM per superare il segreto professionale in un accertamento fiscale?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un’autorizzazione preventiva e generica non è sufficiente. L’autorizzazione deve essere richiesta e rilasciata solo dopo che il professionista ha effettivamente opposto il segreto professionale.

Quando deve essere rilasciata l’autorizzazione per esaminare documenti protetti da segreto professionale?
L’autorizzazione deve essere rilasciata successivamente al momento in cui il professionista, durante l’accesso, oppone il segreto professionale relativamente a specifici documenti. Non può essere concessa prima dell’inizio delle operazioni di verifica.

Cosa deve contenere l’autorizzazione del Pubblico Ministero?
L’autorizzazione deve contenere una ‘comparativa valutazione delle contrapposte ragioni offerte dalle parti’. Deve cioè spiegare i motivi per cui le esigenze dell’accertamento fiscale sono considerate prevalenti rispetto alle ragioni per cui il professionista ha opposto il segreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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