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Autonoma organizzazione: IRAP non dovuta dal socio

La Corte di Cassazione ha stabilito che un professionista, pur essendo socio di una grande società di consulenza e operando al suo interno, non è soggetto a IRAP se non possiede una propria autonoma organizzazione. La sentenza chiarisce che l’utilizzo di strutture altrui non integra il presupposto impositivo, in quanto è necessario che il professionista sia titolare e responsabile della struttura organizzativa. Di conseguenza, il professionista ha ottenuto il rimborso dell’imposta versata, poiché la sua attività era interamente inserita nell’organizzazione della società committente.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Autonoma organizzazione: quando il professionista non paga l’IRAP

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale in materia fiscale: per essere soggetti all’IRAP, non basta essere un professionista che produce reddito, ma è necessario disporre di una vera e propria autonoma organizzazione. La sentenza chiarisce che un professionista, anche se socio di una grande società di consulenza per cui lavora in esclusiva, non è tenuto al pagamento dell’imposta se la sua attività si svolge all’interno della struttura organizzativa della società stessa, senza esserne il titolare e responsabile.

I Fatti del Caso

Un consulente professionista, socio di una nota società di revisione e consulenza, presentava un’istanza di rimborso per l’IRAP versata per gli anni 2012 e 2013. A fondamento della sua richiesta, sosteneva di non disporre di una propria autonoma organizzazione, in quanto la sua attività professionale veniva svolta interamente all’interno della complessa struttura della società di cui era socio. Egli non aveva dipendenti propri né beni strumentali significativi, e il suo unico committente era la società stessa, da cui proveniva la totalità del suo reddito professionale.

L’Agenzia delle Entrate non rispondeva all’istanza, formando un silenzio-rifiuto. Il professionista impugnava tale diniego dinanzi alla Commissione Tributaria, che però rigettava il suo ricorso. Anche la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado confermava la decisione, spingendo il contribuente a presentare ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del professionista, cassando la sentenza d’appello e, decidendo direttamente nel merito, ha riconosciuto il suo diritto al rimborso. La Corte ha ribadito che il presupposto per l’applicazione dell’IRAP è la sussistenza di un’autonoma organizzazione, elemento che nel caso di specie era assente.

L’assenza di autonoma organizzazione come motivo di esclusione dall’IRAP

Il fulcro del ragionamento della Corte risiede nella corretta interpretazione del concetto di autonoma organizzazione. Non è sufficiente che il professionista si avvalga di una struttura organizzata per essere soggetto a IRAP; è indispensabile che tale struttura sia “autonoma”, ovvero che faccia capo al lavoratore stesso non solo a livello operativo, ma anche sotto il profilo organizzativo e di responsabilità.

Nel caso analizzato, era pacifico che il professionista operasse all’interno della complessa macchina organizzativa della società di consulenza. Tuttavia, egli non ne era il titolare né il responsabile. Non sosteneva i costi per collaboratori e dipendenti, né aveva potere decisionale sulla gestione del personale. Era, di fatto, inserito in una struttura organizzata da un altro soggetto giuridico.

Il principio di diritto affermato sull’autonoma organizzazione

La Corte di Cassazione ha enunciato un chiaro principio di diritto: «l’esercizio di un’attività professionale nell’ambito di una organizzazione costituita da una società di cui il professionista è socio (o dipendente) non realizza il presupposto impositivo costituito dall’autonoma organizzazione ai fini dell’IRAP».

Questo significa che i proventi percepiti da un lavoratore autonomo come compenso per attività svolte all’interno di una struttura organizzata da altri non sono soggetti a IRAP. La circostanza che il professionista fosse anche socio della società è stata ritenuta irrilevante, poiché la titolarità e la responsabilità dell’organizzazione facevano comunque capo a un soggetto diverso, cioè la società stessa.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale, che include una pronuncia delle Sezioni Unite (Cass. n. 9451/2016). Secondo tale orientamento, il requisito dell’autonoma organizzazione sussiste solo quando il contribuente è il responsabile dell’organizzazione e impiega beni strumentali che eccedono il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività o si avvale in modo non occasionale di lavoro altrui. Essere inseriti in una struttura altrui, anche complessa e ben organizzata, non equivale a disporre di una propria organizzazione. La Corte specifica che il professionista deve essere titolare e responsabile della struttura, non un mero utilizzatore. Poiché nel caso di specie il consulente non aveva il controllo né la responsabilità della struttura organizzativa della società, il presupposto impositivo dell’IRAP non poteva considerarsi integrato.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per tutti i professionisti che operano in contesti strutturati, come studi associati, società tra professionisti o, come in questo caso, società di consulenza. L’appartenenza a una struttura complessa, anche in qualità di socio, non comporta automaticamente l’obbligo di versare l’IRAP. È sempre necessario verificare in concreto se il professionista disponga di un’autonoma organizzazione di cui sia egli stesso il dominus, ovvero il titolare e responsabile. In assenza di tale requisito, l’imposta non è dovuta e, se versata, può essere richiesta a rimborso.

Un professionista che lavora esclusivamente per una società di consulenza di cui è socio è tenuto a pagare l’IRAP?
No, secondo la Corte di Cassazione, l’esercizio di un’attività professionale nell’ambito di un’organizzazione costituita da una società di cui il professionista è socio (o dipendente) non realizza il presupposto impositivo dell’IRAP, se il professionista non è titolare e responsabile di tale organizzazione.

Cosa si intende per ‘autonoma organizzazione’ ai fini IRAP?
Si intende una struttura di cui il contribuente è responsabile, che impiega beni strumentali eccedenti il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività, o si avvale in modo non occasionale di lavoro altrui. Non è sufficiente avvalersi di una struttura organizzata da altri.

La quota di partecipazione societaria del professionista è rilevante per determinare l’obbligo di pagare l’IRAP?
No, la sentenza chiarisce che la circostanza che il contribuente detenesse una quota di partecipazione nel capitale sociale della società è irrilevante. Ciò che conta è che la titolarità e la responsabilità dell’autonoma organizzazione facciano capo a un soggetto diverso dal contribuente, in questo caso la società stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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