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Autonoma organizzazione IRAP: no tax in another’s firm

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto al rimborso dell’IRAP per un professionista che, pur essendo socio, svolgeva la propria attività di revisione contabile esclusivamente all’interno della struttura organizzativa di una grande società terza. La sentenza ribadisce che il presupposto impositivo dell’autonoma organizzazione IRAP sussiste solo quando il professionista è il diretto responsabile della struttura e non quando si limita a utilizzare quella di altri.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Autonoma Organizzazione IRAP: Non si Paga l’Imposta se si Lavora in una Struttura Altrui

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 3640 del 2024, è tornata su un tema cruciale per professionisti e lavoratori autonomi: la definizione di autonoma organizzazione IRAP. Questo concetto è la chiave per determinare se un professionista debba o meno pagare l’imposta. La Corte ha stabilito che un professionista stabilmente inserito in una struttura organizzativa facente capo a un altro soggetto giuridico, come una grande società di revisione, non è soggetto a IRAP, anche se ne è socio. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Il Professionista e la Richiesta di Rimborso IRAP

Un revisore contabile ha presentato istanza di rimborso per l’IRAP versata in tre annualità, sostenendo di non possedere il requisito dell’autonoma organizzazione. La sua attività professionale, infatti, si svolgeva interamente all’interno della più ampia struttura di una nota società di revisione, che era il suo unico committente. Egli operava senza una propria organizzazione, avvalendosi delle risorse umane e materiali messe a disposizione dalla società.

L’Agenzia delle Entrate ha respinto la richiesta, dando il via a un contenzioso tributario. Mentre la Commissione tributaria provinciale ha dato ragione all’ente impositore, la Commissione regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo l’appello del contribuente e ordinando il rimborso. L’Agenzia ha quindi portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il Principio dell’Autonoma Organizzazione IRAP secondo la Cassazione

Il cuore della questione ruota attorno all’interpretazione del presupposto impositivo dell’IRAP. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, basandosi su principi ormai consolidati nella sua giurisprudenza, in particolare a partire dalla storica sentenza delle Sezioni Unite (n. 9451/2016).

Secondo i giudici, il requisito dell’autonoma organizzazione IRAP sussiste solo quando il contribuente:
1. È, in qualsiasi forma, il responsabile dell’organizzazione e non è semplicemente inserito in strutture organizzative che fanno capo ad altri.
2. Impiega beni strumentali che eccedono il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività o si avvale in modo non occasionale di lavoro altrui che vada oltre il semplice collaboratore di segreteria.

Nel caso specifico, era pacifico che il professionista fosse inserito in un’organizzazione non propria, ma appartenente alla società di revisione.

Perché la Struttura Altrui Esclude l’Autonoma Organizzazione e l’IRAP?

La sentenza chiarisce un punto fondamentale: non è sufficiente che il lavoratore si avvalga di una struttura organizzata per essere soggetto a IRAP. È necessario che tale struttura sia “autonoma”, ovvero che faccia capo al lavoratore stesso non solo a livello operativo, ma anche sotto il profilo organizzativo e di responsabilità.

L’Agenzia delle Entrate sosteneva che la posizione di “responsabilità” del professionista all’interno della struttura societaria fosse sufficiente. La Cassazione ha respinto questa tesi, sottolineando che la titolarità e la responsabilità dell’organizzazione facevano capo a un soggetto giuridico distinto: la società. Il fatto che il contribuente detenesse una quota di partecipazione societaria è stato giudicato irrilevante, poiché la responsabilità legale dell’assetto organizzativo restava in capo alla società e non al singolo socio/professionista.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato i tre motivi di ricorso dell’Agenzia delle Entrate. In primo luogo, ha chiarito che il contribuente aveva correttamente assolto al suo onere della prova, dimostrando di essere inserito in una struttura altrui. In secondo luogo, ha ritenuto adeguata, seppur sintetica, la motivazione della sentenza d’appello. Infine, sul punto cruciale, ha riaffermato che la mera utilizzazione di un’organizzazione altrui, anche complessa, non integra il presupposto impositivo. La responsabilità giuridica dell’organizzazione deve appartenere al contribuente, cosa che in questo caso non accadeva. La Corte ha richiamato numerosi precedenti conformi, applicati a casi analoghi di professionisti (medici, consulenti) che operano all’interno di cliniche o società di servizi.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Professionisti

Questa pronuncia consolida un orientamento favorevole ai professionisti che operano in modo integrato all’interno di strutture complesse di terzi. Le implicazioni pratiche sono significative:
* Chiarezza sul presupposto impositivo: Viene confermato che il fattore determinante per l’assoggettamento a IRAP non è la complessità dell’attività, ma la titolarità e la responsabilità della struttura organizzativa.
* Irrilevanza della qualifica di socio: Essere partner o socio di una società di consulenza o di revisione non comporta automaticamente l’assoggettamento a IRAP se l’attività professionale individuale viene svolta utilizzando l’organizzazione della società stessa.
* Guida per le richieste di rimborso: La sentenza fornisce un solido fondamento giuridico per i professionisti che si trovano in situazioni analoghe e intendono richiedere il rimborso dell’imposta non dovuta.

Un professionista che lavora per una sola grande società di consulenza deve pagare l’IRAP?
No, secondo questa sentenza, se il professionista è stabilmente inserito nell’organizzazione della società e non è il titolare responsabile di tale struttura, non sussiste il presupposto dell’autonoma organizzazione e quindi non è tenuto al pagamento dell’IRAP.

Cosa si intende per “autonoma organizzazione” ai fini IRAP?
Per “autonoma organizzazione” si intende una struttura di cui il contribuente è il responsabile, che impiega beni strumentali o lavoro altrui in misura eccedente il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività. Non basta avvalersi di una struttura, bisogna esserne il titolare.

Essere socio della società per cui si lavora cambia qualcosa ai fini IRAP?
No, la sentenza chiarisce che la quota di partecipazione nella società di revisione è irrilevante. Ciò che conta è la titolarità e la responsabilità legale dell’organizzazione, che in questo caso faceva capo alla società come soggetto giuridico distinto e non al singolo professionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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