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Autonoma organizzazione IRAP: no tassa per il socio

La Corte di Cassazione ha stabilito che un professionista, socio di una grande società di revisione, non è soggetto a IRAP se la sua attività è svolta esclusivamente all’interno della struttura organizzativa della società. La sentenza chiarisce che il presupposto dell’autonoma organizzazione IRAP non è soddisfatto quando il professionista non è titolare né responsabile della struttura, ma si limita a operare in un’organizzazione facente capo a un soggetto giuridico distinto.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Autonoma organizzazione IRAP: la Cassazione esclude il socio dalla tassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30287/2025, torna a fare chiarezza su un tema cruciale per molti professionisti: l’assoggettamento a IRAP. Il caso riguarda un revisore dei conti, socio di una nota società di consulenza, e la sua richiesta di rimborso dell’imposta. La decisione ribadisce un principio fondamentale: per essere soggetti a IRAP, è necessaria una autonoma organizzazione IRAP di cui il professionista sia titolare e responsabile. Lavorare all’interno di una complessa struttura altrui, anche con ruoli di rilievo, non è sufficiente.

I Fatti del Caso

Un professionista, revisore contabile e socio di una importante società di revisione e consulenza a livello mondiale, ha richiesto il rimborso dell’IRAP versata per le annualità dal 2014 al 2017. La sua tesi era semplice: la sua attività professionale si svolgeva interamente all’interno e a favore della società, utilizzando la struttura organizzativa di quest’ultima. Pertanto, egli non disponeva di un’autonoma organizzazione, requisito indispensabile per l’applicazione dell’imposta.

Le Commissioni Tributarie, sia in primo che in secondo grado, avevano respinto le sue ragioni. Secondo i giudici di merito, il fatto che il professionista fosse socio e avesse anche compiti dirigenziali all’interno della società impediva di considerare tale struttura come ‘esterna’. A loro avviso, avvalendosi operativamente dell’organizzazione della società, il professionista ne incrementava l’attività e il reddito, rendendo irrilevante l’assenza di costi diretti per dipendenti o beni strumentali propri.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso del professionista. La Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello e, decidendo direttamente nel merito, ha accolto la richiesta originaria di rimborso, condannando l’Agenzia delle Entrate al pagamento delle spese legali dei tre gradi di giudizio.

Le Motivazioni e i Principi sull’Autonoma Organizzazione IRAP

Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione del presupposto impositivo dell’IRAP, ovvero l’autonoma organizzazione IRAP. La Corte ha richiamato il suo consolidato orientamento, secondo cui il requisito ricorre solo quando il contribuente:
1. È il responsabile dell’organizzazione e non è inserito in strutture organizzative riferibili ad altri.
2. Impiega beni strumentali che eccedono il minimo indispensabile o si avvale in modo non occasionale di lavoro altrui.

Nel caso specifico, era pacifico che il professionista non avesse dipendenti propri né beni strumentali significativi. La sua attività era stabilmente inserita in un’organizzazione facente capo a un soggetto giuridico distinto: la società di consulenza. È la società, in quanto tale, ad essere l’unica responsabile della struttura organizzativa e a essere soggetta a IRAP per il valore della produzione generato.

La Corte ha chiarito che non è sufficiente che il lavoratore si ‘avvalga’ di una struttura organizzata; è necessario che tale struttura sia ‘autonoma’, cioè faccia capo al lavoratore stesso non solo a fini operativi, ma anche sotto il profilo organizzativo e di responsabilità. Il fatto che il professionista fosse socio (anche con una quota minima) o avesse compiti dirigenziali non cambia la natura della relazione: la titolarità e la responsabilità dell’organizzazione rimanevano in capo alla società, un soggetto giuridico diverso dal contribuente. I giudici di appello hanno quindi errato nel trarre la conclusione della sussistenza di un’autonoma organizzazione dalla semplice circostanza che il contribuente svolgesse la propria attività professionale avvalendosi della struttura della società, senza indagare su chi avesse il potere di iniziativa, di scelta dei mezzi e del personale, poteri che erano pacificamente riservati alla società.

Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio di giustizia tributaria fondamentale: l’IRAP colpisce il valore aggiunto prodotto da un’attività autonomamente organizzata. Un professionista che presta la sua opera all’interno di un’organizzazione altrui, pur contribuendo a creare valore, lo fa per la struttura in cui è inserito. È quest’ultima, e non il singolo professionista, a dover rispondere del tributo. La decisione offre quindi un’importante tutela a tutti quei professionisti, soci o collaboratori, che operano all’interno di studi associati, società di servizi o società tra professionisti, confermando che la loro remunerazione non sconta l’IRAP se non sono essi stessi i titolari di una propria e distinta organizzazione.

Un professionista che lavora come socio all’interno di una grande società di consulenza è soggetto a IRAP?
No, secondo la sentenza in esame, il professionista socio di una società non è soggetto a IRAP se svolge la sua attività esclusivamente nell’ambito dell’organizzazione della società stessa. Il presupposto impositivo non si realizza perché l’organizzazione non è ‘sua’, ma fa capo a un soggetto giuridico diverso.

Cosa si intende per ‘autonoma organizzazione’ ai fini IRAP per un lavoratore autonomo?
Per ‘autonoma organizzazione’ si intende una struttura di cui il professionista è il responsabile, che impiega beni strumentali eccedenti il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività o si avvale di lavoro altrui in modo non occasionale. Non è sufficiente essere inseriti in una struttura altrui, anche se complessa.

Chi ha l’onere di provare l’assenza di un’autonoma organizzazione in una causa per il rimborso dell’IRAP?
Nelle cause di rimborso, l’onere della prova grava sul contribuente. È il professionista che chiede il rimborso a dover dimostrare l’assenza dei requisiti dell’autonoma organizzazione, cioè di non essere titolare di una propria struttura organizzata e di non sostenere costi per collaboratori o beni strumentali eccedenti il minimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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