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Autonoma organizzazione IRAP: no se sei socio di studio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1857/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di IRAP. Un consulente aziendale, socio di una grande società di consulenza, non è tenuto al pagamento dell’imposta se la sua attività professionale si svolge esclusivamente all’interno della struttura societaria. La Corte ha chiarito che, in questi casi, manca il requisito essenziale dell’autonoma organizzazione, poiché il professionista non è il ‘responsabile’ della struttura, ma si limita a utilizzarla per fornire i suoi servizi alla società stessa, la quale è già un soggetto passivo IRAP.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Autonoma organizzazione e IRAP: la Cassazione esclude il socio di studio

L’annosa questione del pagamento dell’IRAP da parte dei professionisti si arricchisce di un nuovo, importante capitolo. La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 1857 del 17 gennaio 2024, ha ribadito un principio cruciale: il professionista che opera come socio all’interno di una società di consulenza non è soggetto a IRAP se la sua attività è svolta unicamente per la società stessa. Il cuore della decisione risiede nell’assenza del requisito fondamentale dell’autonoma organizzazione.

I Fatti del Caso

Un consulente aziendale, socio di una nota società di consulenza multinazionale, aveva richiesto il rimborso dell’IRAP versata per diverse annualità. La sua tesi era semplice: pur essendo socio, svolgeva la sua attività esclusivamente a favore della società, utilizzando la struttura organizzativa messa a disposizione da quest’ultima e non possedendone una propria. Pertanto, a suo avviso, mancava il presupposto impositivo dell’autonoma organizzazione.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano però respinto le sue istanze. Secondo i giudici di merito, il fatto che il professionista fosse socio e svolgesse, per contratto, anche funzioni gestionali interne, implicava un suo coinvolgimento diretto nella struttura societaria, rendendola non ‘esterna’ alla sua attività e giustificando così l’imposizione fiscale.

La Decisione della Corte e il principio dell’autonoma organizzazione

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la visione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso del professionista. Gli Ermellini hanno riaffermato con forza il loro orientamento consolidato: per essere soggetti a IRAP, non è sufficiente che un lavoratore autonomo si avvalga di una struttura organizzata, ma è necessario che tale struttura sia ‘autonoma’, ovvero faccia capo direttamente a lui e sia sotto la sua responsabilità.

Il punto focale della sentenza è la distinzione tra l’organizzazione del professionista e quella della società. Quando un professionista, socio o collaboratore, opera all’interno di una complessa struttura societaria, non è lui il ‘responsabile’ di tale organizzazione. La struttura (uffici, personale, tecnologie) non serve a potenziare l’attività del singolo, ma è funzionale all’attività d’impresa della società, che è un soggetto giuridico distinto e già, di per sé, soggetto passivo IRAP per il valore prodotto.

L’irrilevanza del ruolo di socio

La Corte ha inoltre specificato che il ruolo formale ricoperto all’interno della società, che si tratti di socio o persino di presidente del consiglio di amministrazione, è irrilevante ai fini della valutazione sull’autonoma organizzazione. Questi ruoli non trasformano automaticamente la complessa macchina organizzativa della società in uno strumento personale del singolo professionista. La struttura rimane un’entità della società, finalizzata a produrre servizi per i clienti di quest’ultima, e non a generare un valore aggiunto autonomo per il singolo socio.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla ratio stessa dell’IRAP. Il tributo è pensato per colpire il valore aggiunto che deriva dalla combinazione del lavoro personale con un’organizzazione di capitali e lavoro altrui. Se l’organizzazione non è del professionista, ma di un terzo (la società), viene a mancare il presupposto impositivo. Imputare l’organizzazione della società al singolo socio significherebbe creare una finzione giuridica, trattando la società come un mero schermo, contrariamente al suo ruolo di soggetto di diritto autonomo. La Corte evidenzia che, in questi casi, è la società a integrare il presupposto oggettivo dell’autonoma organizzazione e a essere debitrice d’imposta, non il professionista che presta la sua attività lavorativa al suo interno. Il professionista, in sostanza, è ‘servente’ all’attività d’impresa della società e non il contrario.

Le Conclusioni

La sentenza cassa la decisione della Commissione Tributaria Regionale e rinvia la causa a un’altra sezione per un nuovo esame. In conclusione, viene affermato il seguente principio di diritto: ‘L’esercizio di un’attività professionale esclusivamente nell’ambito dell’organizzazione costituita da una società di capitali di cui il professionista è socio o collaboratore continuativo non realizza di per sé il presupposto impositivo costituito dall’autonoma organizzazione rilevante ai fini IRAP’. Questa pronuncia rappresenta un punto fermo per migliaia di professionisti che operano in contesti strutturati, come studi associati, società tra professionisti o grandi network di consulenza, rafforzando la loro posizione nei confronti del Fisco e chiarendo in modo definitivo i confini del presupposto impositivo dell’IRAP.

Un professionista che è socio di una società di consulenza deve pagare l’IRAP?
No, secondo questa sentenza, se il professionista svolge la sua attività esclusivamente all’interno e a favore dell’organizzazione della società, non è tenuto a pagare l’IRAP, perché manca il presupposto dell’autonoma organizzazione in capo a lui personalmente.

Cosa si intende per ‘autonoma organizzazione’ ai fini dell’esenzione IRAP?
Per ‘autonoma organizzazione’ si intende una struttura di beni e/o di lavoro altrui di cui il professionista è il responsabile diretto e che va oltre il minimo indispensabile per l’esercizio della professione, potenziandone la capacità produttiva. L’utilizzo di una struttura appartenente a un altro soggetto, come una società, non integra tale requisito.

Ricoprire un ruolo gestionale all’interno della società (es. amministratore) rende il professionista soggetto a IRAP?
No, la Corte ha chiarito che anche ricoprire un ruolo gestionale o la carica di presidente non è, di per sé, una circostanza decisiva per affermare la sussistenza di un’autonoma organizzazione personale. Ciò che conta è a chi sia effettivamente imputabile la struttura e la responsabilità della stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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