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Autonoma organizzazione IRAP: il socio non paga

Un professionista, socio di una grande società di revisione, ha chiesto il rimborso dell’IRAP versata, sostenendo di non possedere una propria autonoma organizzazione. Dopo due sentenze sfavorevoli nei gradi di merito, la Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso. I giudici hanno stabilito che, ai fini dell’imposta, l’organizzazione deve essere direttamente riferibile al professionista e non a un soggetto terzo, come la società di cui è socio. Di conseguenza, l’utilizzo della struttura societaria non costituisce di per sé il presupposto per l’assoggettamento all’IRAP, e il contribuente ha ottenuto il rimborso.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Autonoma organizzazione e IRAP: quando il socio non deve pagare

L’ordinanza n. 34337/2024 della Corte di Cassazione torna su un tema cruciale per professionisti e lavoratori autonomi: la definizione del presupposto dell’autonoma organizzazione ai fini IRAP. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha chiarito che l’inserimento del professionista nella struttura di una società, di cui è anche socio, non è sufficiente a far scattare l’obbligo di versare l’imposta.

I fatti di causa

Il caso riguarda un professionista che aveva richiesto all’Agenzia delle Entrate il rimborso di quasi 4.600 euro versati a titolo di acconto IRAP per l’annualità 2014. La sua tesi difensiva era chiara: i suoi redditi provenivano quasi esclusivamente dalle prestazioni professionali svolte per una grande società di revisione, di cui era socio. Egli sosteneva, quindi, di essere privo di una propria autonoma organizzazione, requisito indispensabile per essere soggetto all’imposta.

L’Agenzia delle Entrate non rispondeva all’istanza, formando un silenzio-rifiuto. Il professionista impugnava il diniego, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano il suo ricorso. I giudici di merito ritenevano che la sua posizione di socio e la possibilità di avvalersi della complessa struttura organizzativa della società fossero elementi sufficienti a integrare il presupposto impositivo.

La questione dell’autonoma organizzazione per il socio

Insoddisfatto della decisione di secondo grado, il contribuente ha presentato ricorso in Cassazione. Il suo unico motivo di doglianza si concentrava sulla violazione della normativa IRAP (art. 2, d.lgs. 446/1997). La difesa ha criticato la sentenza d’appello per aver ritenuto sussistente il presupposto impositivo solo perché il professionista, in qualità di socio, dirigeva un insieme di fattori produttivi messi a disposizione dalla società stessa.

Secondo il ricorrente, la struttura organizzativa utilizzata era legalmente e sostanzialmente riferibile a un altro soggetto giuridico (la società di revisione), mentre egli, personalmente, non disponeva né di dipendenti né di una propria organizzazione.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo fondato, accogliendo pienamente la tesi del professionista. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale, già affermato in precedenza: ai fini IRAP, l’autonoma organizzazione deve essere riferibile alla persona del contribuente e non a un soggetto terzo. L’esercizio di un’attività professionale all’interno dell’organizzazione di una società, di cui il professionista è socio, non realizza di per sé il presupposto impositivo.

È necessario, spiega la Corte, che la struttura organizzativa (in termini di beni e persone) faccia capo direttamente al lavoratore autonomo, non solo a livello operativo ma anche sotto il profilo giuridico-organizzativo. Al contrario, non sono soggetti a IRAP i compensi percepiti da un professionista per le attività svolte all’interno di una struttura organizzata da altri. Citando un caso analogo (Cass. n. 26702/2024), la Corte ha annullato la sentenza impugnata, ritenendo che i giudici di merito non si fossero attenuti a questo principio consolidato.

Le conclusioni

La decisione ha importanti implicazioni pratiche. La Corte di Cassazione, annullando la sentenza precedente e decidendo nel merito, ha accolto la richiesta originaria del contribuente, condannando l’Agenzia delle Entrate alla restituzione delle somme versate e al pagamento delle spese legali. Questa ordinanza rafforza la tutela dei professionisti che operano all’interno di strutture complesse senza possedere un’organizzazione propria. Essere socio di una società di servizi non comporta automaticamente l’assoggettamento a IRAP; il Fisco deve dimostrare che il professionista si avvale di una struttura propria, eccedente il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività, che ne potenzi la capacità produttiva.

Un professionista che è anche socio di una società di servizi deve sempre pagare l’IRAP?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è tenuto al pagamento dell’IRAP se non dispone di una propria autonoma organizzazione, anche se utilizza la struttura della società di cui è socio.

Cosa significa che l’autonoma organizzazione deve essere ‘riferibile’ al contribuente?
Significa che la struttura di beni strumentali e/o lavoro dipendente deve appartenere giuridicamente e organizzativamente al professionista stesso, e non a un soggetto terzo come la società per cui lavora o di cui è partner.

L’utilizzo della struttura organizzativa di una società di cui si è soci costituisce il presupposto per l’IRAP?
No. La sentenza chiarisce che l’avvalersi dell’apparato strumentale di un’altra entità giuridica (la società committente/partecipata) non integra il presupposto impositivo dell’autonoma organizzazione per il singolo professionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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