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Autodichiarazione Aiuti di Stato: Prova Valida?

Un contribuente ha richiesto il rimborso di imposte versate, in relazione ai benefici per le vittime del sisma in Sicilia del 1990. L’Agenzia delle Entrate si è opposta, sollevando dubbi sulla compatibilità con le norme UE sugli aiuti di Stato. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per gli aiuti concessi prima del 31 maggio 2017, l’autodichiarazione aiuti di Stato è una prova valida per dimostrare il rispetto della soglia ‘de minimis’, rigettando il ricorso dell’Agenzia.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Autodichiarazione Aiuti di Stato: Quando è Prova Valida nel Processo Tributario?

In un’importante ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale per molti contribuenti: il valore probatorio dell’autodichiarazione aiuti di Stato nel contenzioso tributario. La pronuncia chiarisce in quali circostanze specifiche questo documento, solitamente privo di efficacia in sede giurisdizionale, può diventare una prova decisiva per il contribuente. La vicenda trae origine da una richiesta di rimborso fiscale legata ai benefici previsti per le vittime del sisma che colpì la Sicilia nel 1990.

I Fatti di Causa

Un contribuente, esercente attività di lavoro autonomo, aveva richiesto il rimborso del 90% delle imposte IRPEF e ILOR versate per gli anni dal 1990 al 1992, avvalendosi delle agevolazioni per le vittime del terremoto. Dopo un iniziale rigetto, la Commissione Tributaria Regionale (C.T.R.) aveva accolto l’appello del contribuente. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, che l’agevolazione costituisse un aiuto di Stato e che il contribuente non avesse fornito la prova di non aver superato la soglia ‘de minimis’ prevista dalla normativa europea.

La Questione degli Aiuti di Stato e l’Onere della Prova

Il nodo centrale del ricorso verteva sulla violazione della disciplina europea in materia di aiuti di Stato. Secondo l’Agenzia, il giudice di merito avrebbe dovuto verificare se il contribuente rientrasse tra i beneficiari del diritto al rimborso, accertando il mancato superamento della soglia degli aiuti cosiddetti ‘de minimis’. L’onere di provare tale circostanza negativa (non aver ricevuto altri aiuti fino al superamento del limite) gravava sul contribuente, e una semplice autodichiarazione non poteva essere considerata una prova sufficiente in un processo.

L’Autodichiarazione Aiuti di Stato e la Deroga al Principio Generale

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso dell’Agenzia, ha confermato un orientamento recente e di grande rilevanza pratica. La regola generale nel processo tributario vieta l’uso dell’autocertificazione come mezzo di prova. Tuttavia, questa regola subisce una fondamentale eccezione proprio in materia di aiuti di Stato.

Il Periodo Transitorio

La Corte ha spiegato che, prima dell’entrata in funzione del Registro nazionale degli aiuti di Stato (avvenuta il 31 maggio 2017), la normativa europea stessa (Regolamento UE/1407/13) prevedeva l’autodichiarazione come strumento temporaneo per consentire agli Stati membri di verificare il rispetto delle soglie ‘de minimis’.

Questa norma speciale di derivazione comunitaria prevale sulla norma processuale nazionale generale che vieta l’autocertificazione. Pertanto, per tutti gli aiuti i cui presupposti si sono verificati prima del 31 maggio 2017, l’autodichiarazione aiuti di Stato è ammessa come prova valida in giudizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i primi due motivi di ricorso dell’Agenzia, in quanto riguardavano valutazioni di fatto sulla prova dei versamenti, già compiute dal giudice di merito e non sindacabili in sede di legittimità.

Sul terzo e decisivo motivo, i giudici hanno ribadito che, sebbene l’autocertificazione sia generalmente priva di efficacia probatoria in sede giurisdizionale, il caso degli aiuti di Stato ‘de minimis’ nel periodo antecedente al registro nazionale rappresenta un’eccezione espressamente prevista. Negare la validità dell’autodichiarazione in questo contesto significherebbe privare il contribuente di ogni mezzo per provare un fatto negativo (non aver superato la soglia), soprattutto a distanza di molti anni. La decisione della C.T.R., che aveva riconosciuto la sussistenza dei presupposti per il rimborso sulla base dell’autodichiarazione presentata, è stata quindi ritenuta corretta e non meritevole di censura.

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio fondamentale: l’autodichiarazione aiuti di Stato è uno strumento di prova valido ed efficace nel contenzioso tributario per dimostrare il rispetto della soglia ‘de minimis’ per tutti i benefici concessi prima del 31 maggio 2017. Questa decisione offre certezza giuridica ai contribuenti che hanno beneficiato di agevolazioni in passato, legittimando l’uso di un documento che, in assenza di un registro centralizzato, rappresentava l’unico mezzo per attestare la propria posizione. La Corte ha quindi rigettato il ricorso, confermando il diritto del contribuente al rimborso.

È possibile usare un’autodichiarazione per provare il rispetto dei limiti degli aiuti di Stato in un processo tributario?
Sì, ma solo in via eccezionale. Secondo la Corte di Cassazione, l’autodichiarazione è ammessa come prova per dimostrare il rispetto della disciplina ‘de minimis’ per il periodo antecedente al 31 maggio 2017, data di entrata in funzione del Registro nazionale degli aiuti di Stato.

Perché l’autodichiarazione è ammessa in questo specifico caso, contrariamente alla regola generale?
Perché la sua ammissibilità deriva da una norma speciale di fonte europea (Regolamento UE/1407/13) che prevale sulla norma processuale nazionale. Questa deroga era un rimedio temporaneo previsto in attesa dell’istituzione del registro, per consentire la verifica del cumulo degli aiuti.

Quale triennio deve coprire l’autodichiarazione nel caso specifico dei rimborsi per il Sisma Sicilia 1990?
La Corte ha specificato che il triennio di riferimento per l’autocertificazione va individuato nel periodo 2001-2003. Questo perché il beneficio fiscale, pur riferendosi a imposte degli anni ’90, è stato regolato da una legge entrata in vigore il 1° gennaio 2003, e la valutazione degli aiuti deve considerare l’anno di concessione e i due esercizi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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