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Autocertificazione aiuti di stato: vale come prova?

La Corte di Cassazione ha confermato che, per gli aiuti di Stato concessi prima dell’attivazione del registro nazionale, l’autocertificazione aiuti di stato è una prova valida per dimostrare il rispetto della regola ‘de minimis’. Il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, che contestava la validità di tale dichiarazione in un caso di rimborso fiscale legato al sisma del 1990 in Sicilia, è stato respinto. La Corte ha stabilito che il diritto europeo consente questa specifica deroga alle norme processuali nazionali.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

L’Autocertificazione per gli Aiuti di Stato: Quando Diventa Prova Legale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale riguardo l’autocertificazione aiuti di stato, stabilendo la sua validità come prova nel processo tributario in specifiche circostanze. Questa decisione è di grande importanza per i contribuenti che hanno beneficiato di agevolazioni fiscali soggette alla regola del ‘de minimis’ prima della piena operatività del Registro Nazionale degli Aiuti di Stato. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue implicazioni pratiche.

Il Contesto del Caso: Rimborso Fiscale e Aiuti di Stato

La vicenda nasce dalla richiesta di due contribuenti di ottenere il rimborso del 90% dei tributi versati per gli anni 1990, 1991 e 1992, in applicazione delle agevolazioni previste per le zone colpite dal sisma in Sicilia nel 1990. L’Agenzia delle Entrate si era opposta alla richiesta, e la controversia era approdata davanti alle commissioni tributarie. La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione ai contribuenti, ritenendo sufficiente, per dimostrare il rispetto dei limiti ‘de minimis’ degli aiuti di Stato, la presentazione di una dichiarazione sostitutiva di atto notorio (autocertificazione).

L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, che l’autocertificazione non costituisse una prova ammissibile nel contenzioso tributario.

La Questione Giuridica: l’Autocertificazione Aiuti di Stato è Ammissibile in Giudizio?

Il cuore del problema legale risiede in un conflitto tra la normativa processuale nazionale e le esigenze dettate dal diritto dell’Unione Europea. Generalmente, nel processo tributario italiano vige il principio secondo cui l’autocertificazione non ha efficacia probatoria, in quanto assimilabile a un giuramento, vietato dall’art. 7 del D.Lgs. 546/1992. Su questa base, l’amministrazione finanziaria ha costruito il suo ricorso, ritenendo che la corte di merito avesse errato nel considerare valida la dichiarazione del contribuente.

La Decisione della Cassazione e la validità dell’autocertificazione aiuti di stato

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, offrendo una motivazione articolata e di grande interesse. I giudici hanno stabilito che, sebbene la regola generale escluda l’efficacia probatoria dell’autocertificazione, esiste un’importante eccezione proprio in materia di aiuti di Stato.

Deroga alle Norme Processuali Nazionali

La Corte ha affermato che, per il periodo precedente all’entrata in funzione del Registro Nazionale degli Aiuti di Stato (avvenuta il 31 maggio 2017), l’autocertificazione aiuti di stato rappresenta uno strumento probatorio consentito e, di fatto, necessario. Questa deroga alle norme processuali nazionali è giustificata dalla necessità di dare attuazione al diritto europeo (in particolare al Regolamento UE/1407/13). In assenza di un registro centralizzato, il contribuente non avrebbe avuto altro modo per dimostrare un ‘fatto negativo’, ossia di non aver superato la soglia massima di aiuti ‘de minimis’ nel triennio di riferimento.

La Responsabilità Penale come Garanzia

I giudici hanno inoltre sottolineato che l’autocertificazione non è una dichiarazione priva di conseguenze. Essa impegna la responsabilità penale del dichiarante in caso di affermazioni false o mendaci, come previsto dal codice penale (artt. 316-ter e 640-bis). Questo presidio sanzionatorio conferisce alla dichiarazione un grado di affidabilità sufficiente a giustificarne l’utilizzo come prova in questo specifico contesto, distinguendola da una mera dichiarazione di parte assimilabile al giuramento.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto che, nonostante il divieto generale di ammettere l’autocertificazione nel processo tributario, esista una deroga specifica basata sulla normativa europea in materia di aiuti di Stato. Per il periodo antecedente alla piena operatività del Registro Nazionale degli Aiuti di Stato (31 maggio 2017), l’autocertificazione costituiva l’unico strumento praticabile per il contribuente per adempiere all’onere probatorio di un fatto negativo, cioè non aver superato la soglia ‘de minimis’. Questo rimedio temporaneo, previsto dal diritto UE, prevale sulla norma processuale nazionale generale. La Corte ha inoltre chiarito che il giudice di secondo grado non aveva delegato impropriamente la decisione, ma aveva correttamente valutato che il contribuente avesse soddisfatto il proprio onere probatorio con la presentazione della dichiarazione, intendendo il riferimento ai ‘controlli futuri’ come relativo alle sole conseguenze di un’eventuale dichiarazione mendace.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione stabilisce un principio fondamentale: nel contesto specifico delle richieste di rimborso legate ad aiuti di Stato ‘de minimis’ antecedenti a maggio 2017, l’autocertificazione del contribuente è una forma di prova ammissibile e sufficiente. Questa decisione offre certezza giuridica per numerose situazioni pregresse, riconoscendo la difficoltà pratica di provare un fatto negativo risalente nel tempo. Si conferma così che normative specifiche dell’Unione Europea possono creare eccezioni alle norme procedurali nazionali per garantire l’effettività del diritto comunitario, rafforzando la posizione del contribuente in tali contenziosi.

L’autocertificazione ha valore di prova nel processo tributario?
In linea di principio no, perché la legge (d.lgs. 546/1992) vieta l’uso di mezzi di prova assimilabili al giuramento. Tuttavia, questa sentenza stabilisce un’importante eccezione.

In quale caso specifico l’autocertificazione è considerata una prova valida?
È considerata prova valida per dimostrare il rispetto del limite degli aiuti di Stato ‘de minimis’ per il periodo precedente al 31 maggio 2017, data di entrata in vigore del registro nazionale degli aiuti di Stato. In questo contesto, la normativa europea prevale su quella nazionale.

Perché la Corte ha ammesso l’autocertificazione in questo caso?
La Corte ha riconosciuto che, in assenza di un registro ufficiale, l’autocertificazione era l’unico strumento a disposizione del contribuente per provare un ‘fatto negativo’, ovvero di non aver ricevuto altri aiuti di Stato oltre la soglia consentita. La dichiarazione è inoltre supportata da responsabilità penali in caso di falsità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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