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Attività alberghiera: la pulizia tra un soggiorno e l’altro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32700/2024, chiarisce la distinzione tra locazione e attività alberghiera ai fini IVA. La Corte ha stabilito che la fornitura di servizi come la pulizia e il cambio biancheria, se effettuati solo tra il soggiorno di un ospite e l’altro e non durante la permanenza, non sono sufficienti a qualificare l’operazione come attività alberghiera. Tali prestazioni sono considerate strumentali alla messa a disposizione dell’immobile e non servizi personali aggiuntivi, configurando quindi una mera locazione.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Attività alberghiera o locazione? La Cassazione chiarisce il confine ai fini IVA

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 32700/2024) affronta un tema cruciale per il settore turistico-immobiliare: la distinzione tra mera locazione e attività alberghiera ai fini dell’applicazione dell’IVA. La pronuncia chiarisce che la semplice pulizia dell’immobile e il cambio di biancheria effettuati tra un soggiorno e l’altro non sono sufficienti per qualificare il servizio come alberghiero, con importanti conseguenze fiscali per gli operatori del settore.

Il caso: una società estera e l’accertamento fiscale

La vicenda trae origine da alcuni avvisi di accertamento notificati dall’Amministrazione Finanziaria a una società estera che gestiva immobili in Italia. L’Ufficio contestava il regime IVA applicato, sostenendo che l’attività svolta non fosse una semplice locazione di immobili turistici, bensì una vera e propria attività alberghiera. Di conseguenza, richiedeva il pagamento dell’imposta con l’aliquota prevista per le prestazioni di alloggio.

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari avevano dato ragione alla società contribuente. Le corti di merito avevano infatti ritenuto che l’Amministrazione Finanziaria non avesse fornito prove sufficienti a dimostrare la natura alberghiera del servizio. In particolare, era emerso che i servizi accessori, come la pulizia e la fornitura di biancheria, venivano prestati solo al termine di ogni soggiorno, in preparazione per l’ospite successivo, e non durante la permanenza del cliente.

L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta della decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero erroneamente interpretato le norme sull’IVA e sul riparto dell’onere della prova.

La questione giuridica: quando si configura una vera attività alberghiera?

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione delle norme IVA che distinguono la locazione immobiliare, generalmente esente da imposta, dalle prestazioni di alloggio nel settore alberghiero, che sono invece imponibili. La giurisprudenza consolidata, richiamata anche in questa ordinanza, individua il criterio distintivo nella fornitura di ‘servizi personali’ o ‘servizi alla persona’ che si aggiungono alla mera messa a disposizione dell’immobile.

Questi servizi includono, ad esempio:

* Pulizia giornaliera dei locali
* Cambio periodico della biancheria durante il soggiorno
* Servizio di colazione
* Altri servizi tipici di un albergo (reception, assistenza, ecc.)

Se tali servizi mancano e l’attività si limita a fornire un immobile arredato, si rientra nell’ambito della locazione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, confermando le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno chiarito un punto fondamentale: i servizi di pulizia e cambio biancheria assumono rilevanza ai fini della qualificazione come attività alberghiera solo se vengono resi a favore dell’ospite durante il suo soggiorno.

Nel caso di specie, l’accertamento di fatto compiuto dai giudici di merito – insindacabile in sede di legittimità – aveva dimostrato che queste operazioni avvenivano esclusivamente in occasione del cambio di inquilino. La Corte ha spiegato che tali attività non costituiscono un servizio aggiuntivo alla persona, ma sono piuttosto prestazioni strumentali e necessarie per rendere l’immobile nuovamente idoneo alla locazione. In altre parole, si tratta di un’attività preparatoria per consentire il godimento del bene al successivo conduttore, un requisito essenziale del contratto di locazione stesso.

La Corte ha concluso che, in assenza di prove su prestazioni ulteriori erogate durante il soggiorno, l’attività della società doveva essere correttamente inquadrata come mera locazione, non soggetta all’imposta contestata dall’Ufficio.

Conclusioni e implicazioni pratiche

Questa ordinanza consolida un principio interpretativo di grande importanza pratica per chi opera nel settore degli affitti turistici e delle locazioni brevi. La sentenza stabilisce un confine chiaro: per essere considerata attività alberghiera dal punto di vista fiscale, la gestione immobiliare deve includere servizi alla persona che vanno oltre la semplice preparazione dell’immobile tra un ospite e l’altro. La pulizia finale e la fornitura di biancheria pulita all’inizio del soggiorno rientrano nella normale gestione di una locazione. Gli operatori devono quindi prestare attenzione alla tipologia e alla frequenza dei servizi offerti, poiché da queste dipende il corretto inquadramento fiscale della loro attività, con conseguenze dirette sull’applicazione dell’IVA.

Qual è la differenza fondamentale tra locazione e attività alberghiera ai fini IVA?
La differenza risiede nella fornitura di servizi personali aggiuntivi rispetto alla semplice messa a disposizione dell’immobile. Un’attività alberghiera include servizi come la pulizia giornaliera o il cambio biancheria durante il soggiorno dell’ospite, mentre la locazione si limita a fornire l’alloggio.

La pulizia dell’appartamento e il cambio biancheria tra un ospite e l’altro sono sufficienti a qualificare l’attività come alberghiera?
No. Secondo la Corte di Cassazione, queste operazioni, se effettuate solo al cambio dell’inquilino, sono considerate strumentali alla locazione stessa e non costituiscono un servizio alla persona. Servono a rendere l’immobile idoneo per il nuovo ospite, non a migliorare il comfort di quello attuale.

Cosa deve dimostrare l’Amministrazione Finanziaria per classificare un affitto turistico come attività alberghiera?
L’Amministrazione Finanziaria deve provare che, oltre alla fornitura dell’alloggio, vengono erogate prestazioni personali e accessorie che sono tipiche delle strutture alberghiere, come ad esempio la pulizia e il riassetto dei locali effettuati in modo continuativo durante la permanenza dell’ospite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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