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ASD: registrazione CONI non decisiva per il Fisco

Un’associazione sportiva dilettantistica si è vista negare il regime fiscale agevolato per il 2008 a causa della mancata iscrizione al registro CONI. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che per quell’anno fiscale, il riconoscimento ai fini sportivi poteva derivare anche dalla semplice affiliazione a una federazione nazionale. La Corte ha quindi sottolineato che la registrazione CONI non era l’unico criterio decisivo. Il caso è stato rinviato al giudice di merito per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

ASD e Fisco: la Registrazione CONI era davvero obbligatoria?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riacceso il dibattito sui requisiti richiesti alle Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD) per accedere al regime fiscale agevolato previsto dalla Legge 398/1991. Il caso, relativo all’anno d’imposta 2008, ha messo in discussione un presupposto spesso dato per scontato: la necessità della registrazione CONI. La Suprema Corte ha stabilito che, per quel periodo storico, tale iscrizione non costituiva l’unico e indispensabile requisito, aprendo la strada a una valutazione più sostanziale delle attività svolte.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un’associazione calcistica dilettantistica. L’amministrazione finanziaria contestava all’ente il diritto di usufruire delle agevolazioni fiscali, recuperando a tassazione IRES, IVA e IRAP per l’anno 2008. La motivazione principale del Fisco era la mancata iscrizione dell’associazione nell’apposito registro tenuto dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI).

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione all’Agenzia delle Entrate, ritenendo la registrazione CONI un requisito formale dirimente per la fruizione dei benefici. L’associazione, tuttavia, ha deciso di portare la questione fino in Cassazione, sostenendo che la sua affiliazione alla FIGC e alla LND, unitamente all’effettivo svolgimento di attività sportiva dilettantistica, fossero elementi sufficienti per il riconoscimento del suo status.

La questione della Registrazione CONI nel 2008

Il cuore del contendere si è concentrato sull’interpretazione della normativa vigente nel 2008. L’associazione sosteneva che né la Legge 398/1991 né le successive modifiche imponessero esplicitamente l’iscrizione al registro come condizione necessaria. Al contrario, il requisito fondamentale era lo svolgimento di attività sportiva dilettantistica e l’affiliazione a una federazione sportiva nazionale riconosciuta dal CONI.

Il Fisco e i giudici di merito, invece, hanno interpretato l’istituzione del registro presso il CONI come uno strumento di certificazione unico e indispensabile, la cui assenza precludeva automaticamente l’accesso al regime di favore.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto le tesi dell’associazione, ribaltando le sentenze precedenti. I giudici hanno chiarito che, per il periodo d’imposta 2008, il quadro normativo non prevedeva l’iscrizione al registro come condizione esplicita e imprescindibile per beneficiare delle agevolazioni.

L’analisi della Corte si è focalizzata sui seguenti punti:

1. La normativa del 2008: La legge di riferimento (art. 7 del d.l. n. 136/2004) designava il CONI come “unico organismo certificatore” dell’effettiva attività sportiva, ma non subordinava tale certificazione esclusivamente all’iscrizione nel registro.
2. Il valore dell’affiliazione: Per quell’anno, il “riconoscimento ai fini sportivi” rilasciato dal CONI poteva legittimamente derivare anche dall’affiliazione dell’ente a una Federazione Sportiva Nazionale (come la FIGC). L’iscrizione al registro non era ancora stata elevata a presupposto indefettibile, come invece avverrà con normative successive.
3. Errore dei giudici di merito: La Corte ha censurato la decisione della Commissione Tributaria Regionale per aver omesso di verificare se l’associazione avesse ottenuto il necessario riconoscimento sportivo attraverso canali alternativi e validi all’epoca, concentrandosi unicamente sull’aspetto formale della mancata iscrizione.

La Cassazione ha invece dichiarato inammissibili o infondati gli altri motivi di ricorso, come quelli relativi a presunti vizi di sottoscrizione dell’atto di accertamento (ritenuti tardivi) o alla deducibilità dei costi (considerati un tentativo di riesame del merito, precluso in sede di legittimità).

Le Conclusioni

L’ordinanza ha conseguenze pratiche significative. La sentenza impugnata è stata cassata e il caso è stato rinviato alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia. Quest’ultima dovrà riesaminare la vicenda, attenendosi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione: per l’anno 2008, la verifica del diritto alle agevolazioni fiscali non può fermarsi alla semplice assenza della registrazione CONI, ma deve estendersi all’accertamento del riconoscimento sportivo ottenuto tramite l’affiliazione a federazioni nazionali.

Questa decisione sottolinea l’importanza di analizzare le controversie tributarie alla luce della specifica normativa vigente ratione temporis. Ciò che oggi è un requisito formale inderogabile potrebbe non esserlo stato in passato. Per le ASD coinvolte in contenziosi fiscali datati, questa pronuncia rappresenta un precedente importante, che valorizza la sostanza dell’attività svolta rispetto a requisiti formali non ancora consolidati all’epoca dei fatti.

Per l’anno 2008, la registrazione al registro CONI era un requisito indispensabile per un’ASD per usufruire del regime fiscale agevolato?
No, secondo la Corte di Cassazione, per il periodo d’imposta 2008 la registrazione al registro CONI non era l’unico requisito. Era necessario verificare la presenza del “riconoscimento ai fini sportivi” rilasciato dal CONI, che poteva derivare anche dall’affiliazione a federazioni sportive nazionali.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza precedente?
La Corte ha annullato la sentenza perché il giudice di secondo grado ha erroneamente considerato la mancata iscrizione nel registro CONI come motivo sufficiente per negare i benefici fiscali, senza accertare se l’associazione avesse ottenuto il necessario riconoscimento sportivo tramite altri canali validi all’epoca, come l’affiliazione a federazioni riconosciute.

Quali sono le conseguenze pratiche di questa ordinanza?
La sentenza viene cassata e il caso è rinviato alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia. Questo tribunale dovrà riesaminare il caso applicando il principio secondo cui, per il 2008, il riconoscimento sportivo del CONI poteva essere dimostrato anche senza l’iscrizione diretta nel registro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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