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Art. 20 T.U.R.: stop alla riqualificazione fiscale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate che aveva riqualificato un’operazione di conferimento di ramo d’azienda seguita da cessione di quote come un’unica cessione d’azienda. Applicando la nuova formulazione dell’art. 20 T.U.R., la Corte ha stabilito che l’imposta di registro deve essere applicata solo sulla base della natura e degli effetti giuridici del singolo atto presentato alla registrazione, senza considerare elementi extra-testuali o atti collegati. L’eventuale abuso del diritto va contestato tramite l’art. 10-bis dello Statuto del Contribuente.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Art. 20 T.U.R.: La Cassazione Conferma lo Stop alla Riqualificazione Fiscale degli Atti Collegati

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di imposta di registro, consolidando l’interpretazione restrittiva dell’Art. 20 T.U.R. (Testo Unico dell’Imposta di Registro). La decisione pone un freno deciso alla prassi dell’amministrazione finanziaria di riqualificare complesse operazioni societarie basandosi su elementi esterni al singolo atto, offrendo maggiore certezza giuridica ai contribuenti.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’operazione di riorganizzazione aziendale. Una società aveva prima costituito una nuova entità, conferendole un ramo d’azienda dedicato alla produzione di energia elettrica. Successivamente, aveva ceduto l’intera partecipazione nella nuova società a un terzo acquirente. Quest’ultimo, a sua volta, era stato oggetto di una fusione per incorporazione nella società neo-costituita.

L’Agenzia delle Entrate, analizzando la sequenza negoziale, l’aveva considerata come un’operazione unitaria finalizzata, nella sua sostanza economica, a una diretta cessione del ramo d’azienda. Di conseguenza, aveva riqualificato gli atti e liquidato le imposte di registro applicando le aliquote più onerose previste per la cessione di azienda con immobili, anziché quelle relative al conferimento e alla successiva cessione di quote.

L’evoluzione normativa dell’Art. 20 T.U.R. e la Svolta Legislativa

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’Art. 20 T.U.R. In passato, un orientamento giurisprudenziale consolidato permetteva all’Ufficio di guardare oltre la forma giuridica dei singoli atti per tassare la “causa reale” e l’effetto economico complessivo dell’operazione, valorizzando anche elementi “extra-testuali”.

Tuttavia, il legislatore è intervenuto con le leggi di Bilancio 2018 e 2019, modificando radicalmente la norma. La nuova formulazione, la cui portata retroattiva è stata confermata dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 158/2020), stabilisce chiaramente che l’imposta deve essere applicata “secondo la intrinseca natura e gli effetti giuridici dell’atto presentato alla registrazione”, prescindendo da elementi extra-testuali e da atti ad esso collegati. Questa modifica ha segnato un ritorno a un’interpretazione strettamente legata alla forma e agli effetti giuridici del singolo negozio.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, si è allineata pienamente al nuovo dettato normativo e alla giurisprudenza costituzionale. I giudici hanno chiarito che l’attuale Art. 20 T.U.R. non consente più di sottoporre a imposizione un’operazione economica complessiva diversa da quella che emerge dal singolo atto registrato. La norma impone di valutare l’atto per ciò che è, sulla base dei suoi effetti giuridici intrinseci.

La Corte ha inoltre precisato un punto fondamentale: se l’amministrazione finanziaria ravvisa un intento elusivo o un abuso del diritto, non può utilizzare lo strumento della riqualificazione basata sull’art. 20. Deve, invece, avvalersi della specifica procedura anti-abuso prevista dall’art. 10-bis dello Statuto dei Diritti del Contribuente. Tale procedura offre maggiori garanzie al contribuente, tra cui l’obbligo di un contraddittorio preventivo e un onere della prova più stringente per l’Ufficio.

Pertanto, la pretesa di considerare il conferimento e la successiva cessione di quote come un’unica cessione d’azienda è stata ritenuta illegittima, poiché basata su una valutazione complessiva che travalica i confini interpretativi imposti dalla nuova legge.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per la certezza del diritto nei rapporti tra Fisco e contribuente. Le imprese possono strutturare le proprie operazioni di riorganizzazione scegliendo gli strumenti giuridici che ritengono più opportuni, a condizione che ciascun atto sia legittimo. L’imposta di registro sarà dovuta in base alla natura di ciascun singolo atto, senza che l’amministrazione possa ricorrere a una riqualificazione basata su una visione d’insieme dell’operazione. Per contestare eventuali abusi, il Fisco dovrà seguire la strada maestra dell’art. 10-bis, nel rispetto delle garanzie procedurali previste a tutela del contribuente.

Ai fini dell’imposta di registro, l’Agenzia delle Entrate può riqualificare una serie di atti collegati considerandoli come un’unica operazione economica?
No. L’ordinanza chiarisce che, a seguito delle modifiche legislative all’art. 20 T.U.R., l’imposta si applica esclusivamente in base alla natura intrinseca e agli effetti giuridici del singolo atto presentato per la registrazione, senza poter considerare elementi extra-testuali o altri atti collegati.

Cosa si intende per “elementi extra-testuali” che non possono essere utilizzati per l’interpretazione di un atto?
Gli “elementi extra-testuali” sono tutti quegli elementi che non sono desumibili dall’atto stesso, come altri contratti, accordi o negozi che, seppur economicamente collegati, costituiscono atti giuridici distinti. L’interpretazione deve limitarsi al contenuto del documento registrato.

Se l’Agenzia delle Entrate sospetta un abuso del diritto in un’operazione complessa, quale strumento deve utilizzare?
L’ordinanza specifica che l’eventuale abuso del diritto deve essere contestato utilizzando lo strumento apposito, ovvero l’art. 10-bis dello Statuto del contribuente, che prevede specifiche garanzie procedurali a tutela del contribuente, e non attraverso un’interpretazione estensiva dell’art. 20 T.U.R.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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