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Area edificabile pertinenza: quando è soggetta a IMU?

Una società impugnava avvisi di accertamento IMU sostenendo che un terreno edificabile fosse pertinenza del proprio fabbricato e quindi non tassabile autonomamente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che per qualificare un’area edificabile pertinenza non basta una mera dichiarazione o una recinzione. È necessaria una modifica oggettiva e permanente dello stato dei luoghi che annulli di fatto il diritto di costruire, prova che in questo caso mancava, anche alla luce della richiesta di permessi a costruire avanzata dalla stessa società.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Area edificabile pertinenza: quando è soggetta a IMU?

La questione della tassazione IMU per una area edificabile pertinenza di un fabbricato è un tema complesso che genera frequenti contenziosi tra contribuenti ed enti locali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali, ribadendo i rigorosi criteri necessari per escludere un terreno edificabile dall’autonoma imposizione. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dai giudici.

Il Caso: La controversia su IMU e vincolo pertinenziale

Una società S.r.l. si è vista recapitare alcuni avvisi di accertamento per l’IMU relativa agli anni 2013 e 2014, emessi da un Comune lombardo. L’imposta riguardava un terreno di proprietà della società che il Comune considerava edificabile e, quindi, autonomamente tassabile.

La società ha impugnato gli atti, sostenendo che il terreno dovesse essere considerato una pertinenza del fabbricato aziendale insistente sulla stessa area. Secondo la sua tesi, in quanto pertinenza, il valore del terreno sarebbe già ricompreso nella rendita catastale del fabbricato principale, e una tassazione separata configurerebbe una doppia imposizione.

Sia il giudice di primo grado che la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado hanno respinto le ragioni della società, confermando la legittimità degli avvisi di accertamento. La società ha quindi deciso di ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e le Difese del Comune

La contribuente ha basato il suo ricorso su cinque motivi, incentrati principalmente su due argomenti:
1. Violazione delle norme sulla pertinenza: Il terreno, a suo dire, era oggettivamente e soggettivamente destinato a servizio del fabbricato, e quindi doveva essere qualificato come pertinenza ai sensi dell’art. 817 del codice civile.
2. Divieto di doppia imposizione: Tassare l’area edificabile separatamente, quando il suo valore era già incluso nella rendita catastale complessiva, violava il principio che vieta di tassare due volte lo stesso presupposto.

Il Comune, dal canto suo, ha chiesto di dichiarare il ricorso inammissibile e, in subordine, di rigettarlo in quanto infondato.

La Decisione della Corte: i Criteri per la Pertinenzialità di un’area edificabile

La Corte di Cassazione, pur ritenendo ammissibile il ricorso, lo ha respinto nel merito, confermando le sentenze dei gradi precedenti. La decisione si fonda su un orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità in materia di area edificabile pertinenza.

I giudici hanno chiarito che, per poter qualificare un’area edificabile come pertinenza di un fabbricato e sottrarla così all’IMU autonoma, non è sufficiente la mera volontà del proprietario o la presenza di elementi facilmente rimovibili, come una recinzione. Sono necessari due requisiti fondamentali, la cui prova spetta interamente al contribuente:

Elemento Oggettivo: Deve esserci una destinazione durevole e funzionale del terreno a servizio del bene principale. Questo richiede una modifica fisica e permanente dello stato dei luoghi che “sterilizzi” in modo concreto e stabile il cosiddetto ius edificandi* (il diritto di costruire).
* Elemento Soggettivo: La volontà del proprietario di creare questo vincolo pertinenziale deve essere manifesta e non contraddittoria.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato la mancanza di prove a sostegno di entrambi gli elementi.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Corte si sono concentrate sul confutare punto per punto le argomentazioni della società. In primo luogo, i giudici hanno sottolineato come la semplice recinzione costituisca un “mero collegamento materiale agevolmente rimovibile” e non una modifica idonea a sterilizzare il potenziale edificatorio del terreno.

Inoltre, la Corte ha dato peso a un elemento comportamentale decisivo: la stessa società contribuente aveva richiesto e ottenuto dal Comune dei permessi di costruire su quel terreno negli anni 2017 e 2019. Tale comportamento dimostrava una chiara volontà di utilizzare l’area a scopo edificatorio, contraddicendo palesemente la tesi del vincolo pertinenziale durevole.

Anche l’argomento della doppia imposizione è stato respinto. La Cassazione ha ribadito che il divieto di doppia imposizione opera solo quando l’amministrazione emette due distinti atti impositivi per lo stesso presupposto. Non si applica, invece, quando il contribuente, in autoliquidazione, include il valore dell’area nella rendita catastale e l’ente impositore, successivamente, accerta correttamente la natura edificabile dell’area e la tassa in base al suo valore venale, come previsto dalla legge per le aree fabbricabili.

Infine, è stata giudicata irrilevante la cosiddetta “graffatura catastale” (l’unione formale di edificio e terreno in un’unica particella), poiché ha un valore puramente formale e non può prevalere sulla situazione di fatto oggettiva.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale per i proprietari di immobili: per sottrarre un’area edificabile alla tassazione IMU autonoma, non bastano le intenzioni o le formalità catastali. È indispensabile dimostrare con fatti concreti e irreversibili che il diritto di costruire su quel terreno è stato volontariamente e permanentemente sacrificato per porlo a servizio esclusivo del fabbricato principale. Azioni come la creazione di un giardino, di un parcheggio pavimentato o di altre opere non facilmente rimovibili possono costituire prova in tal senso. Al contrario, la richiesta di permessi a costruire o l’assenza di modifiche significative del terreno giocano a sfavore del contribuente, come dimostra chiaramente il caso esaminato.

Quando un’area edificabile può essere considerata una ‘pertinenza’ ai fini IMU?
Un’area edificabile è considerata pertinenza solo se il proprietario dimostra l’esistenza di un vincolo oggettivo (una modifica fisica e permanente che annulla il diritto di costruire, non una semplice recinzione) e soggettivo (una volontà chiara e non contraddittoria di destinare l’area a servizio durevole del fabbricato).

L’iscrizione congiunta di edificio e terreno al catasto (graffatura) è sufficiente a provare il vincolo di pertinenza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la graffatura catastale ha un rilievo esclusivamente formale e non è di per sé sufficiente a dimostrare l’esistenza del vincolo pertinenziale, che deve essere provato nella sua sostanza oggettiva e fattuale.

Tassare un’area edificabile il cui valore è in parte incluso nella rendita catastale del fabbricato principale costituisce una doppia imposizione?
No. La Corte ha chiarito che non si tratta di doppia imposizione. La base imponibile dell’IMU per le aree edificabili è il loro valore venale, non la rendita catastale. L’eventuale inclusione parziale del valore dell’area nella rendita del fabbricato non impedisce al Comune di accertare e tassare autonomamente l’area edificabile secondo le norme specifiche previste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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