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Appello tributario specifico: è valido con vecchi motivi

Una società si è vista negare la deducibilità di costi per acquisti da un paese ‘black list’. L’appello è stato respinto in secondo grado per mancanza di specificità, essendo una ‘fotocopia’ del primo ricorso. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che un appello tributario specifico può riproporre le stesse argomentazioni per criticare la sentenza impugnata, e ha rinviato il caso per un nuovo esame del merito.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Appello tributario specifico: non basta copiare, bisogna criticare

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione (Ordinanza n. 2722/2024) offre un chiarimento fondamentale sui requisiti di un appello tributario specifico. La Corte ha stabilito che riproporre le stesse argomentazioni del primo grado non rende automaticamente l’appello inammissibile, a patto che queste siano finalizzate a criticare puntualmente la decisione impugnata. Analizziamo questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da alcuni avvisi di accertamento notificati dall’Amministrazione Finanziaria a una società Srl. L’oggetto della contestazione era la deducibilità di costi sostenuti per l’acquisto di diamanti da un fornitore con sede negli Emirati Arabi Uniti, un Paese all’epoca inserito nelle cosiddette “black list”. L’Agenzia delle Entrate aveva disconosciuto tali costi, recuperando a tassazione le relative imposte (Ires e Irap) per gli anni dal 2009 al 2011.

La società ha impugnato gli atti impositivi, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che la Commissione Tributaria Regionale (CTR) hanno respinto le sue ragioni. In particolare, la CTR ha dichiarato l’appello inammissibile, bollandolo come una mera “fotocopia” del ricorso di primo grado, e quindi privo dei requisiti di specificità richiesti dalla legge.

La Decisione della Cassazione: il focus sull’appello tributario specifico

La società ha quindi proposto ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi. La Corte Suprema si è concentrata sul primo motivo, relativo alla presunta violazione delle norme sulla specificità dei motivi d’appello.

La Cassazione ha accolto questo motivo, cassando la sentenza della CTR e rinviando la causa a un’altra sezione della stessa corte per un nuovo giudizio. Secondo gli Ermellini, il giudice d’appello ha errato nel considerare inammissibile il ricorso solo perché riproponeva contestazioni già sollevate in primo grado. Viene ribadito un principio consolidato: nel processo tributario, la riproposizione delle stesse argomentazioni a supporto dell’appello è sufficiente a soddisfare il requisito di specificità, purché esse siano idonee a manifestare il dissenso rispetto alla decisione e a criticarla nella sua interezza.

Inammissibilità degli altri motivi

È interessante notare che la Corte ha dichiarato inammissibili il secondo e il terzo motivo di ricorso, che entravano nel merito della deducibilità dei costi. La ragione è squisitamente processuale: una volta che un giudice dichiara inammissibile un appello, si spoglia della sua potestas iudicandi (potere di giudicare). Qualsiasi argomentazione aggiuntiva sul merito della questione è da considerarsi fatta ad abundantiam, ovvero superflua e priva di effetti giuridici. Di conseguenza, la parte soccombente ha l’onere di contestare solo la dichiarazione di inammissibilità, che è la vera e unica ragione della decisione.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato, che parte dalla pronuncia delle Sezioni Unite n. 28057/08. Il processo tributario ha un carattere “devolutivo pieno”, il che significa che l’appello non è un semplice controllo di legittimità, ma un riesame completo della causa nel merito. Pertanto, l’onere di specificità non può essere interpretato in modo così restrittivo da impedire alla parte di riutilizzare argomenti ritenuti validi, a condizione che siano diretti a contestare le conclusioni del primo giudice. È sufficiente che la parte appellante accompagni la sua volontà di impugnare con una parte argomentativa che consenta al giudice del gravame di comprendere il contenuto delle censure rispetto alle statuizioni della sentenza di primo grado.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio di garanzia per il contribuente. Un appello tributario specifico non richiede la formulazione di argomenti giuridici completamente nuovi, ma esige una chiara e riconoscibile critica alla sentenza di primo grado. Etichettare un appello come una “fotocopia” non è sufficiente a dichiararne l’inammissibilità se, attraverso quelle stesse argomentazioni, l’appellante contesta efficacemente la decisione che lo ha visto soccombente. La decisione della Cassazione impone ai giudici di merito una valutazione più sostanziale che formale, assicurando che le ragioni del contribuente vengano esaminate nel merito, quando ne sussistono i presupposti.

È possibile riproporre in appello le stesse argomentazioni del primo grado di giudizio?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che, nel processo tributario, la riproposizione delle stesse argomentazioni poste a sostegno della domanda in primo grado può assolvere l’onere di specificità dei motivi di appello, purché siano utilizzate per criticare la decisione impugnata.

Cosa succede se un giudice dichiara un appello inammissibile ma si pronuncia anche nel merito della causa?
Le argomentazioni sul merito inserite nella sentenza sono considerate superflue (ad abundantiam) e prive di effetti giuridici. La parte che impugna tale sentenza ha l’onere e l’interesse di contestare unicamente la dichiarazione di inammissibilità, che costituisce la vera e unica ragione della decisione.

Qual è il requisito essenziale per un appello tributario specifico?
L’appello deve contenere una critica chiara e puntuale alla decisione impugnata. È necessario che l’atto manifesti il dissenso della parte soccombente e consenta al giudice di secondo grado di percepire il contenuto delle censure, anche se queste si basano su argomentazioni già esposte in precedenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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