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Annullamento delibera TARI: quali tariffe applicare?

La Corte di Cassazione interviene sul tema dell’annullamento delibera TARI. In un caso riguardante la tassa rifiuti del 2018, le cui delibere erano state annullate, la Corte ha stabilito che devono applicarsi le tariffe dell’anno precedente (2017) e non quelle dell’anno successivo (2019), anche se più favorevoli. Questo per il principio di “prorogatio” legale. Inoltre, è stato negato lo sgravio a un’impresa che smaltiva autonomamente i rifiuti, poiché la tassa è dovuta se il servizio pubblico è disponibile, indipendentemente dal suo utilizzo effettivo.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Annullamento delibera TARI: la Cassazione stabilisce le regole

L’annullamento delibera TARI da parte di un giudice amministrativo crea spesso incertezza tra i contribuenti e le amministrazioni comunali. Quale tariffa si deve applicare? Il contribuente è comunque tenuto a pagare? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, delineando un principio di continuità fiscale e ribadendo i limiti per l’ottenimento di sgravi fiscali in caso di smaltimento autonomo dei rifiuti.

I Fatti di Causa

Una società si opponeva a una richiesta di pagamento della TARI per l’anno 2018, sostenendo che le delibere comunali che fissavano il Piano Economico Finanziario (PEF) e le relative tariffe erano state annullate dal Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). La Commissione Tributaria Regionale (CTR), in parziale accoglimento delle ragioni della società, aveva deciso di applicare le tariffe TARI del 2019, in quanto più favorevoli al contribuente rispetto a quelle del 2017 (che sarebbero state le precedenti in vigore). Inoltre, la CTR aveva concesso una significativa riduzione della parte variabile del tributo, riconoscendo che la società aveva provveduto in autonomia allo smaltimento dei rifiuti tramite una ditta specializzata. Il Comune, ritenendo errata tale decisione, ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e le conseguenze dell’Annullamento Delibera TARI

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza della CTR e stabilendo due principi cardine in materia di TARI.

Quali Tariffe si Applicano in Caso di Annullamento?

Il punto centrale della controversia era determinare quale tariffa applicare dopo l’annullamento delle delibere del 2018. La Cassazione ha chiarito che la soluzione della CTR di utilizzare le tariffe del 2019, seppur più vantaggiose, era giuridicamente errata. La legge (in particolare l’art. 1, comma 169, della L. 296/2006) prevede un meccanismo di ultrattività, o prorogatio, secondo cui, in caso di mancata approvazione di nuove tariffe entro i termini, si intendono prorogate di anno in anno quelle vigenti nell’anno precedente.

Di conseguenza, l’annullamento delle delibere del 2018 fa rivivere le tariffe del 2017. Questo principio garantisce la continuità della fonte impositiva e impedisce che si creino vuoti normativi. L’eventuale maggiore onerosità delle vecchie tariffe non può essere un motivo per disapplicare una norma chiara, né il principio di affidamento del contribuente può prevalere sulla legge.

Smaltimento Autonomo dei Rifiuti e Diritto allo Sgravio

La Corte ha anche riformato la decisione della CTR riguardo allo sgravio concesso alla società. I giudici hanno ribadito che la TARI ha natura di tributo e non di corrispettivo per un servizio. È dovuta in base al presupposto della detenzione di locali suscettibili di produrre rifiuti, a prescindere dall’effettivo utilizzo del servizio pubblico, purché questo sia istituito e reso disponibile.

Un’azienda non può decidere unilateralmente di non avvalersi del servizio comunale e pretendere un’esenzione. La gestione dei rifiuti urbani e assimilati è un servizio pubblico esercitato dal Comune in regime di privativa comunale. Per ottenere una riduzione o esenzione, il contribuente deve dimostrare rigorosamente presupposti specifici, come la mancata erogazione del servizio o una sua grave disfunzione, oppure aver ottenuto una formale autorizzazione comunale per procedere in autonomia. Nel caso di specie, la società non aveva fornito tali prove, rendendo illegittima la riduzione concessa.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su una lettura rigorosa delle norme che disciplinano i tributi locali. L’annullamento delibera TARI non comporta la liberazione del contribuente da ogni obbligo di pagamento, ma la reviviscenza della disciplina tariffaria precedente. Questo per evitare che l’azione amministrativa illegittima del Comune si traduca in un ingiustificato vantaggio per il contribuente a danno della collettività, che deve comunque sostenere i costi del servizio di igiene urbana.

Sul secondo punto, la Corte ha sottolineato la natura obbligatoria del servizio pubblico. Il pagamento della TARI è legato alla potenziale fruibilità del servizio e non alla sua fruizione effettiva. Consentire a un contribuente di sottrarsi al pagamento semplicemente affidandosi a un privato senza autorizzazione minerebbe il principio di solidarietà e la sostenibilità economica del sistema di raccolta gestito dal Comune. La riduzione tariffaria è un’eccezione che deve essere provata secondo le rigide condizioni previste dalla normativa.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione offre due importanti indicazioni pratiche:

1. In caso di annullamento delibera TARI, i Comuni devono applicare le tariffe dell’anno precedente, e i contribuenti sono tenuti al pagamento su tale base. Eventuali somme versate in eccesso in base alla delibera annullata possono essere richieste a rimborso.
2. Le imprese che intendono gestire autonomamente i propri rifiuti assimilati agli urbani non possono semplicemente sospendere il pagamento della TARI. Devono intraprendere un percorso formale con l’amministrazione comunale per ottenere, se previsto dai regolamenti, l’autorizzazione e il conseguente sgravio, dimostrando di aver avviato i rifiuti a effettivo recupero.

Cosa succede se la delibera comunale che fissa le tariffe TARI per un certo anno viene annullata dal giudice?
In caso di annullamento, si applicano automaticamente le tariffe e le aliquote vigenti nell’anno precedente, per il principio di “prorogatio”. Non si applicano le tariffe di anni successivi, anche se più favorevoli, né il contribuente è esonerato dal pagamento.

Un’azienda che smaltisce i propri rifiuti tramite una ditta privata ha diritto a non pagare la TARI o a ottenere una riduzione?
No, non automaticamente. La TARI è dovuta per il solo fatto che il servizio pubblico di raccolta è istituito e potenzialmente utilizzabile. Per ottenere una riduzione, il contribuente deve dimostrare presupposti specifici, come la mancata erogazione del servizio o una sua grave disfunzione, oppure deve aver ottenuto una specifica autorizzazione dal Comune.

L’annullamento della delibera TARI libera completamente il contribuente dall’obbligo di pagamento?
No. L’annullamento non cancella l’obbligo di pagare il tributo, ma comporta l’applicazione delle tariffe dell’anno precedente. Il contribuente ha diritto al rimborso solo dell’eventuale differenza pagata in eccesso sulla base della delibera poi annullata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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