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Ammortamento spese ricerca: la Cassazione decide

Una società ha contestato un avviso di accertamento relativo all’ammortamento delle spese di ricerca e sviluppo. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito i corretti criteri fiscali per l’ammortamento spese ricerca, distinguendoli da quelli per la pubblicità. Ha inoltre ribadito che il giudice d’appello non può decidere su questioni non incluse nei motivi di gravame, annullando la sentenza precedente per aver ecceduto i limiti della domanda.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ammortamento Spese Ricerca: I Limiti del Giudice e le Regole Fiscali

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale per le imprese: il corretto trattamento fiscale dell’ammortamento spese ricerca e sviluppo. La decisione non solo chiarisce le differenze con i costi di pubblicità, ma riafferma anche un principio fondamentale del processo: il giudice non può andare oltre le domande delle parti. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società produttrice di macchinari. L’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di due tipologie di costi per l’anno d’imposta 2006: l’ammortamento di macchine per il caffè locate a terzi e l’ammortamento delle spese di pubblicità, ricerca e sviluppo.

In primo grado, il contribuente otteneva una vittoria completa. L’Amministrazione finanziaria decideva quindi di presentare appello, ma limitando esplicitamente il proprio gravame al solo secondo punto, ovvero quello relativo alle spese di ricerca e sviluppo. Sorprendentemente, il giudice di secondo grado non solo accoglieva l’appello, ma riformava integralmente la sentenza di primo grado, ripristinando la pretesa fiscale anche sulla questione delle macchine per il caffè, che non era stata oggetto dell’appello.

L’Appello Limitato e la Decisione ‘Ultra Petita’

Il primo motivo di ricorso in Cassazione si è concentrato proprio su questo punto. La società ha lamentato una violazione del principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato (art. 112 c.p.c.), un vizio noto come ‘ultra petizione’.

La Corte Suprema ha accolto pienamente questa censura. Ha ribadito che l’appello dell’Ufficio era inequivocabilmente circoscritto al recupero a tassazione delle spese di ricerca e sviluppo. Di conseguenza, il giudice d’appello non aveva il potere di riesaminare la questione relativa all’ammortamento dei macchinari, che costituiva un capo autonomo della sentenza di primo grado e sul quale si era formato un giudicato interno, data la mancata impugnazione.

Ammortamento Spese Ricerca: la Distinzione con la Pubblicità

Il cuore della controversia, tuttavia, risiedeva nel terzo motivo di ricorso, che affrontava il merito dell’ammortamento spese ricerca e sviluppo. La società lamentava che il giudice d’appello avesse erroneamente confuso tali spese con quelle di pubblicità, applicando a entrambe gli stessi criteri di ammortamento.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dato ragione al contribuente. Ha chiarito che le spese di ricerca e sviluppo seguono un regime fiscale distinto e specifico, previsto dall’art. 108 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). Questa norma consente la loro deducibilità in quote costanti nell’esercizio in cui sono state sostenute e nei cinque successivi, secondo un criterio civilistico.

La Corte ha specificato che non è possibile applicare a tali costi i criteri previsti per le spese di pubblicità o rappresentanza. È stato inoltre riconosciuto come legittimo l’ammortamento basato sui criteri civilistici, in linea con i principi contabili nazionali (OIC 24), specialmente quando tali costi sono iscritti nell’attivo patrimoniale, come avvenuto nel caso di specie.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. Il primo è di natura processuale: l’oggetto del giudizio d’appello è definito dai motivi di impugnazione. Se una parte limita il proprio gravame a specifici capi della sentenza, gli altri passano in giudicato e non possono essere riesaminati. Decidere ‘ultra petita’, cioè oltre i limiti della domanda, costituisce una violazione procedurale che porta alla cassazione della sentenza.

Il secondo pilastro è di natura sostanziale e fiscale. La Corte ha sottolineato la diversa natura e finalità delle spese di ricerca e sviluppo rispetto a quelle di pubblicità. Le prime sono investimenti pluriennali residuali, caratterizzati da un alto grado di aleatorietà, il cui ammortamento è regolato dall’art. 108 del TUIR. Tale norma permette una deduzione in quote costanti su un quinquennio, in conformità con il principio di competenza e con le prassi contabili civilistiche. Confondere questi costi con quelli di pubblicità, soggetti a regole diverse, rappresenta un errore di diritto.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, conferma la rigidità dei confini del giudizio d’appello, tutelando la parte che vince in primo grado su specifici punti non impugnati dalla controparte. In secondo luogo, fornisce un’interpretazione chiara e favorevole al contribuente sul trattamento dell’ammortamento spese ricerca e sviluppo, legittimando l’applicazione dei criteri civilistici di ripartizione quinquennale del costo, a condizione che siano iscritti nell’attivo di bilancio. Una decisione che porta certezza e allinea la prassi fiscale ai principi contabili.

Può il giudice d’appello decidere su un punto della sentenza di primo grado che non è stato specificamente contestato nell’atto di appello?
No. Secondo la Corte, il giudice d’appello viola il principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato (art. 112 c.p.c.) se si pronuncia su un capo della sentenza non oggetto di specifico motivo di gravame. Su tale punto si forma un giudicato interno.

Qual è il corretto criterio di ammortamento per le spese di ricerca e sviluppo secondo la Cassazione?
Le spese di ricerca e sviluppo non possono essere assimilate a quelle di pubblicità. Devono essere ammortizzate secondo i criteri specifici dell’art. 108 del TUIR, che permette la deducibilità in quote costanti nel quinquennio, secondo un criterio civilistico, come quello indicato dai principi contabili (OIC 24).

Se l’appello si basa su un’unica argomentazione (es. giudicato esterno) e questa viene respinta, il giudice può comunque accogliere l’appello per altre ragioni?
Sì. La Corte ha ritenuto infondato il motivo secondo cui, respinta la tesi del giudicato esterno, il giudice non potesse decidere nel merito. L’onere di impugnazione specifica è assolto quando, dall’interpretazione complessiva dell’atto di gravame, emerge in modo inequivoco la volontà di contestare la decisione nella sua interezza su quel determinato capo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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