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Ammortamento beni di terzi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul tema dell’ammortamento beni di terzi. Una società di trasporti aveva costruito la propria sede su un terreno comunale, tentando di ammortizzarne i costi. La Corte ha stabilito che tali costi non sono ammortizzabili perché, per il principio di accessione, l’immobile è di proprietà del Comune. L’ammortamento è possibile solo se il bene entra nel patrimonio dell’imprenditore tramite proprietà o altro diritto reale, come il diritto di superficie. La sentenza ha anche chiarito che i contributi pubblici a ripiano dei disavanzi non sono tassabili ai fini delle imposte dirette.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ammortamento beni di terzi: la Cassazione stabilisce i limiti

La recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per molte imprese: la possibilità di procedere con l’ammortamento beni di terzi. In particolare, la Corte si è pronunciata sui costi sostenuti da un’azienda per la costruzione di un immobile su un terreno non di sua proprietà. Questa decisione offre chiarimenti fondamentali sui requisiti necessari per la deducibilità fiscale di tali costi, sottolineando l’importanza dei diritti reali sul bene.

I fatti di causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento emesso dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di un’azienda di trasporto pubblico locale. L’ente fiscale contestava due punti principali:

1. La mancata dichiarazione di contributi percepiti da un Ente Locale per il ripianamento dei debiti aziendali.
2. L’indebita deduzione di quote di ammortamento relative ai costi di costruzione di un immobile, adibito a sede sociale, edificato su un terreno di proprietà dello stesso Ente Locale.

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato parzialmente ragione all’azienda, annullando la ripresa fiscale sui contributi e riconoscendo la possibilità di ammortizzare i costi di costruzione, pur in assenza di un titolo di proprietà sull’immobile. Contro questa decisione, sia l’Amministrazione Finanziaria che l’azienda di trasporti hanno proposto ricorso in Cassazione.

La questione dell’ammortamento beni di terzi

Il fulcro della controversia risiede nella corretta interpretazione delle norme fiscali sull’ammortamento. L’ammortamento è un processo che consente di ripartire il costo di un bene strumentale su più anni, deducendolo fiscalmente in quote. La domanda centrale era: può un’impresa ammortizzare i costi per un bene che, giuridicamente, non le appartiene? L’azienda sosteneva che, essendo il bene utilizzato per l’attività d’impresa, i costi relativi dovessero essere ammortizzabili. L’Amministrazione Finanziaria, invece, riteneva indispensabile la proprietà del bene.

Il principio di accessione

La questione è strettamente legata al principio civilistico dell’accessione. Secondo tale principio, qualsiasi costruzione edificata su un suolo appartiene al proprietario del suolo stesso, salvo che non sia stato costituito un diritto di superficie. Nel caso di specie, l’azienda aveva costruito sul terreno dell’Ente Locale senza che fosse stato formalizzato un diritto di superficie. Di conseguenza, la proprietà legale dell’edificio era automaticamente passata all’Ente Locale.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria sul punto dell’ammortamento, ribaltando la decisione dei giudici di secondo grado. Ha invece respinto i motivi relativi alla tassabilità dei contributi pubblici, confermando la loro natura non imponibile ai fini delle imposte dirette.

Le motivazioni

La Corte ha affermato un principio di diritto molto chiaro: i costi relativi alle immobilizzazioni sono ammortizzabili solo se i beni entrano nel patrimonio dell’imprenditore a titolo di proprietà o di altro diritto reale di godimento. I costi relativi a beni di proprietà di terzi non sono, invece, ammortizzabili.

I giudici hanno spiegato che per poter iscrivere un bene tra le immobilizzazioni materiali e procedere al suo ammortamento, è necessario che l’impresa ne acquisisca la proprietà o un diritto reale come la superficie, l’usufrutto o l’enfiteusi. La semplice disponibilità materiale del bene, anche se strumentale all’attività, non è sufficiente.

Nel caso specifico, l’applicazione del principio di accessione ha comportato che l’immobile, sebbene costruito a spese della società di trasporti, fosse legalmente di proprietà dell’Ente Locale. Non essendo entrato nel patrimonio della società, i relativi costi di costruzione non potevano essere soggetti ad ammortamento. La Corte ha precisato che tali costi potrebbero, al limite, essere considerati deducibili come spese di manutenzione su beni di terzi, ma solo se ne ricorrono le specifiche condizioni di legge, che sono diverse e più restrittive rispetto all’ammortamento.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per le imprese che effettuano investimenti su beni di terzi. Per poter ammortizzare fiscalmente i costi di costruzione su un terreno altrui, è indispensabile formalizzare l’operazione attraverso la costituzione di un diritto di superficie. In assenza di tale accorgimento, l’impresa rischia non solo di perdere la proprietà dell’immobile a favore del proprietario del suolo, ma anche di vedersi negata la possibilità di dedurre i costi attraverso il processo di ammortamento, con conseguenze fiscali significative. È quindi fondamentale una corretta pianificazione giuridica e contrattuale prima di intraprendere investimenti di questo tipo.

È possibile ammortizzare i costi di costruzione di un immobile realizzato su un terreno di proprietà di terzi?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che i costi di costruzione sono ammortizzabili solo se il bene entra nel patrimonio dell’imprenditore a titolo di proprietà o di altro diritto reale di godimento (es. diritto di superficie). I costi riguardanti beni di proprietà di terzi non sono ammortizzabili.

Cosa succede alla proprietà di un edificio costruito su un terreno altrui senza un contratto specifico?
In assenza di un diritto di superficie, si applica il principio di accessione: il proprietario del terreno diventa automaticamente anche proprietario dell’edificio costruito su di esso, anche se realizzato a spese di un altro soggetto.

I contributi pubblici che un’azienda riceve da un Ente Locale per coprire perdite di esercizio sono tassabili?
No. La sentenza ha confermato che i contributi pubblici a ripiano dei disavanzi di esercizio delle aziende di trasporto pubblico locale non costituiscono componenti positivi di reddito e, pertanto, sono sottratti all’imposizione diretta (IRES).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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