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Ammortamento beni di terzi: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22106/2024, ha affrontato il caso di un’azienda di trasporti che aveva costruito la propria sede su un terreno comunale. La Corte ha stabilito un importante principio in materia di ammortamento beni di terzi: i costi di costruzione non sono ammortizzabili se l’impresa non ha la proprietà o un altro diritto reale sul bene. Inoltre, ha chiarito che i contributi pubblici a ripiano dei disavanzi non costituiscono reddito imponibile ai fini delle imposte dirette e ha rinviato alla corte di merito la valutazione sulla soggettività a IVA di tali contributi.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ammortamento beni di terzi: la Cassazione fissa i paletti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22106/2024) ha fornito chiarimenti cruciali su due temi fiscali di grande rilevanza per le imprese: l’ammortamento beni di terzi e la tassabilità dei contributi pubblici. La decisione analizza il caso di un’azienda di trasporti che aveva sostenuto costi per la costruzione della propria sede su un terreno di proprietà comunale, ponendo le basi per un principio di diritto netto e di sicura applicazione futura.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Amministrazione Finanziaria a una società di trasporti pubblici locale. Le contestazioni riguardavano principalmente due aspetti per l’anno d’imposta 2010:

1. La mancata dichiarazione, come ricavi, di alcuni contributi percepiti da un Ente Locale a titolo di ripianamento del debito aziendale.
2. L’indebita deduzione di quote di ammortamento relative ai costi di costruzione di un immobile, adibito a sede sociale, edificato su un terreno non di proprietà dell’azienda, ma appartenente all’Ente Locale stesso.

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’azienda su entrambi i fronti, ritenendo non tassabili i contributi e ammortizzabili i costi. L’Amministrazione Finanziaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato parzialmente la decisione di secondo grado, accogliendo alcuni motivi di ricorso dell’Agenzia Fiscale e altri dell’azienda contribuente. Nello specifico, ha stabilito che:

* Contributi a ripiano perdite: I contributi pubblici volti a coprire i disavanzi di esercizio delle aziende di trasporto pubblico locale non costituiscono componenti positivi di reddito e, pertanto, sono sottratti all’imposizione diretta (IRES e IRAP).
* Ammortamento: I costi di costruzione dell’immobile non sono ammortizzabili, in quanto il bene non è mai entrato a far parte del patrimonio della società.
* IVA sui contributi: La sentenza di secondo grado è stata cassata per omessa motivazione sul punto, in quanto non ha chiarito se i contributi fossero o meno direttamente connessi al prezzo di un servizio specifico fornito dall’azienda.

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa a un’altra sezione della Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame sui punti accolti.

Le Motivazioni: il Principio su Ammortamento Beni di Terzi

La parte più significativa della sentenza riguarda il principio fissato in materia di ammortamento beni di terzi. La Corte ha affermato che i costi relativi a immobilizzazioni materiali o immateriali sono ammortizzabili solo a condizione che i beni entrino nel patrimonio dell’imprenditore a titolo di proprietà o di altro diritto reale di godimento (come il diritto di superficie).

Nel caso specifico, l’azienda di trasporti aveva costruito la sua sede su un terreno di proprietà del Comune. In assenza di un atto che costituisse un diritto di superficie a favore dell’azienda, si applica il principio civilistico dell’accessione. Secondo tale principio, il proprietario del suolo diventa automaticamente proprietario di qualsiasi costruzione eretta su di esso. Di conseguenza, l’immobile non era di proprietà della società contribuente, bensì dell’Ente Locale. Non essendo entrato nel patrimonio dell’impresa, il bene non poteva essere oggetto di ammortamento e i relativi costi non erano deducibili.

Le Motivazioni: Contributi Pubblici e Fiscalità

Per quanto riguarda i contributi, la Corte ha operato una distinzione fondamentale. Ai fini delle imposte dirette, ha confermato un orientamento consolidato secondo cui i contributi a fondo perduto erogati per ripianare disavanzi di gestione non hanno natura di ricavo e non sono quindi tassabili. Diverso è il discorso ai fini IVA. Per l’imposta sul valore aggiunto, è necessario verificare la funzione del contributo: se esso costituisce il corrispettivo, anche parziale, di una specifica prestazione di servizi o cessione di beni, allora è imponibile. La Corte ha ritenuto che i giudici di merito non avessero adeguatamente motivato su questa specifica connessione, rendendo necessaria una nuova valutazione.

Conclusioni

La sentenza n. 22106/2024 offre due importanti lezioni per le imprese. In primo luogo, ribadisce che l’ammortamento beni di terzi è precluso se l’impresa non acquisisce la proprietà o un diritto reale sul bene. Le aziende che investono in immobili su terreni altrui devono quindi prestare massima attenzione a formalizzare contrattualmente un diritto di superficie per poter dedurre i costi di ammortamento. In secondo luogo, chiarisce la differente natura dei contributi pubblici ai fini delle imposte dirette e dell’IVA, sottolineando come per quest’ultima sia decisiva l’analisi della diretta connessione tra l’erogazione e la prestazione fornita.

I costi di costruzione di un immobile su un terreno di proprietà altrui sono ammortizzabili?
No, secondo la Corte di Cassazione i costi sono ammortizzabili solo se il bene entra nel patrimonio dell’imprenditore a titolo di proprietà o di altro diritto reale di godimento (es. diritto di superficie). In assenza di ciò, per il principio di accessione, il proprietario del terreno diventa proprietario anche del fabbricato, impedendone l’ammortamento da parte di chi ha sostenuto i costi.

I contributi pubblici versati a un’azienda per coprire le perdite di gestione sono tassabili ai fini IRES e IRAP?
No, la sentenza conferma l’orientamento secondo cui i contributi pubblici a ripiano dei disavanzi di esercizio non costituiscono componenti positivi di reddito e, di conseguenza, sono esclusi dalla base imponibile ai fini delle imposte dirette.

Quando un contributo pubblico è soggetto a IVA?
Un contributo pubblico è soggetto a IVA quando rileva la sua funzione e, in particolare, la sua diretta connessione con il prezzo di un’operazione. Questo si verifica se il contributo è versato a un operatore affinché fornisca un bene o presti un servizio specifico e tale contributo ne riduca proporzionalmente il prezzo per l’utente finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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