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Ammortamento beni di terzi: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22096/2024, ha affrontato il caso di un’azienda di trasporti e l’Agenzia Fiscale. Ha stabilito che i contributi pubblici per coprire perdite di esercizio non sono reddito tassabile. Tuttavia, ha negato la possibilità di ammortamento per beni costruiti su terreni altrui, ribadendo il principio che l’ammortamento beni di terzi è escluso se non si ha la proprietà o un diritto reale sul bene. La questione IVA sui contributi è stata rinviata per un nuovo esame.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ammortamento Beni di Terzi e Contributi Pubblici: Guida alla Sentenza della Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 22096 del 5 agosto 2024 offre chiarimenti fondamentali su due temi fiscali di grande rilevanza per le imprese: la tassabilità dei contributi pubblici e, soprattutto, i limiti all’ammortamento beni di terzi. La decisione analizza il caso di un’azienda di trasporto locale e un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia Fiscale, stabilendo principi netti sulla deducibilità dei costi di costruzione su suolo altrui e sulla natura dei fondi ricevuti da enti pubblici per ripianare i disavanzi di esercizio. Questa pronuncia è una guida preziosa per imprenditori e professionisti.

I Fatti di Causa

Una società di trasporti pubblici locali riceveva un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia Fiscale per l’anno d’imposta 2009. Le contestazioni riguardavano principalmente due aspetti:

1. Omessa dichiarazione di ricavi: Secondo l’Agenzia, i contributi ricevuti dal Comune per il ripianamento del debito aziendale costituivano componenti positivi di reddito e, come tali, avrebbero dovuto essere tassati ai fini IRES, IRAP e IVA.
2. Costi non ammortizzabili: L’azienda aveva dedotto quote di ammortamento relative a un immobile adibito a sede sociale, che però era stato costruito su un terreno non di sua proprietà, ma appartenente al Comune. L’Agenzia riteneva tali costi indeducibili.

Dopo un percorso giudiziario nei gradi di merito con esiti alterni, la controversia è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che è stata chiamata a pronunciarsi sulla legittimità delle pretese fiscali.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato separatamente le diverse questioni sollevate, giungendo a conclusioni distinte per i contributi e per i costi di ammortamento.

La Tassabilità dei Contributi Pubblici

Sul primo punto, la Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia Fiscale, confermando un orientamento ormai consolidato. I giudici hanno stabilito che i contributi pubblici erogati per ripianare i disavanzi di esercizio delle aziende di trasporto pubblico locale non costituiscono componenti positivi di reddito. La loro funzione non è quella di remunerare una prestazione o incrementare il patrimonio, ma semplicemente di coprire delle perdite. Pertanto, tali somme sono escluse dall’imposizione diretta (IRES e IRAP).

Il Principio sull’Ammortamento Beni di Terzi

La questione più rilevante della sentenza riguarda l’ammortamento beni di terzi. La Corte ha accolto il motivo di ricorso dell’Agenzia Fiscale, affermando un principio di diritto molto chiaro: i costi relativi a immobilizzazioni materiali o immateriali sono ammortizzabili solo a condizione che i beni entrino nel patrimonio dell’imprenditore a titolo di proprietà o di altro diritto reale di godimento (come l’usufrutto o il diritto di superficie).

Nel caso specifico, l’azienda di trasporti aveva costruito la propria sede su un terreno comunale senza aver acquisito un diritto di superficie o un’analoga concessione. Di conseguenza, per il principio civilistico dell’accessione (art. 954 c.c.), il proprietario del suolo (il Comune) è diventato automaticamente proprietario anche dell’edificio costruito su di esso. Poiché il fabbricato non è mai entrato nel patrimonio della società, quest’ultima non aveva il diritto di ammortizzarne i costi di costruzione.

La Disciplina IVA dei Contributi

Infine, per quanto riguarda l’assoggettabilità a IVA dei contributi, la Corte ha cassato la sentenza d’appello con rinvio. La giurisprudenza richiede che, ai fini IVA, il contributo sia direttamente connesso al prezzo di un’operazione specifica. I giudici di merito non avevano adeguatamente motivato su questo punto, ovvero non avevano chiarito se i fondi fossero erogati in stretta connessione con il servizio di trasporto fornito, riducendone il prezzo per gli utenti. Sarà quindi la Corte di giustizia tributaria a dover compiere questa valutazione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una netta distinzione tra la logica delle imposte dirette e i requisiti per la deducibilità dei costi. Per le imposte dirette, la natura del contributo è determinante: se serve a coprire una perdita, non è un ricavo. Per l’ammortamento, invece, il requisito fondamentale è il titolo giuridico con cui si possiede il bene. La Corte ha ribadito che l’utilizzo di fatto di un bene non è sufficiente a giustificarne l’ammortamento; è indispensabile un’iscrizione del bene nello stato patrimoniale, che a sua volta presuppone l’acquisizione della proprietà o di un altro diritto reale. L’assenza di un diritto di superficie ha reso inapplicabile l’ammortamento dei costi di costruzione, poiché il bene, per accessione, è diventato di proprietà di un terzo (il Comune).

Le Conclusioni

La sentenza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, le imprese che costruiscono su terreni altrui devono assolutamente formalizzare la loro posizione attraverso la costituzione di un diritto di superficie o un altro strumento idoneo a garantire la proprietà dell’immobile, pena l’impossibilità di dedurre i costi di ammortamento. In secondo luogo, viene confermata la non tassabilità ai fini delle imposte dirette dei contributi a fondo perduto destinati a coprire deficit di gestione, offrendo certezza a molte aziende che operano in settori di pubblica utilità. Infine, la decisione sull’IVA ricorda che ogni contributo va analizzato nella sua specifica funzione per determinarne il trattamento fiscale corretto.

I contributi pubblici a una società per coprire le perdite sono tassabili come reddito?
No, la Corte di Cassazione ha confermato che i contributi pubblici destinati al ripianamento dei disavanzi di esercizio non costituiscono componenti positivi di reddito e, pertanto, sono sottratti all’imposizione diretta (IRES, IRAP).

È possibile dedurre l’ammortamento per un edificio costruito su un terreno di proprietà di terzi?
No, l’ammortamento beni di terzi non è consentito. La Corte ha stabilito che i costi sono ammortizzabili solo se il bene entra nel patrimonio dell’imprenditore a titolo di proprietà o di altro diritto reale di godimento. In assenza di tali diritti, per il principio di accessione, il bene appartiene al proprietario del suolo e i relativi costi non sono ammortizzabili da chi lo ha costruito.

Quando un contributo pubblico è soggetto a IVA?
Un contributo pubblico è soggetto a IVA quando la sua funzione è quella di essere direttamente connesso al prezzo di una specifica operazione (la fornitura di un bene o la prestazione di un servizio), agendo di fatto come parte del corrispettivo pagato dal cliente. La valutazione va fatta caso per caso, analizzando la natura e lo scopo del contributo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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