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Ammortamento beni di terzi: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22094/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia fiscale: i costi per la costruzione di un immobile su terreno altrui non sono ammortizzabili se l’impresa non ne acquisisce la proprietà o un altro diritto reale. Il caso riguardava una società di trasporti che aveva costruito la propria sede su un terreno comunale. La Corte ha negato l’ammortamento beni di terzi, applicando il principio civilistico dell’accessione. Ha inoltre chiarito che i contributi pubblici a ripiano delle perdite non costituiscono reddito imponibile, ma ha rinviato al giudice di merito la valutazione sulla loro soggezione a IVA, per difetto di motivazione.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ammortamento beni di terzi: quando è possibile? La Sentenza della Cassazione

L’ammortamento beni di terzi rappresenta una questione complessa e di grande rilevanza per le imprese che effettuano investimenti su immobili non di loro proprietà. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22094 del 5 agosto 2024, ha fornito chiarimenti decisivi, stabilendo che la proprietà o un altro diritto reale sul bene è un requisito indispensabile per poter dedurre fiscalmente i costi attraverso il processo di ammortamento. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Ente Fiscale a una società di trasporti pubblici locale. L’Ente contestava alla società due principali elementi per l’anno d’imposta 2008:

1. La mancata dichiarazione di contributi ricevuti dal Comune per il ripianamento del debito, considerati dall’Ente come ricavi imponibili.
2. L’indebita deduzione di quote di ammortamento relative a costi sostenuti per la costruzione della propria sede sociale su un terreno di proprietà del Comune.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione alla società su entrambi i fronti. Aveva escluso la tassabilità dei contributi per l’assenza di un contratto di servizio e aveva ritenuto legittimo l’ammortamento dei costi di costruzione, valorizzando l’utilizzo del bene come sede sociale e bene strumentale.

L’Ente Fiscale ha quindi proposto ricorso per cassazione contro questa decisione.

La Questione dell’Ammortamento Beni di Terzi

Il fulcro della controversia, per quanto riguarda l’ammortamento beni di terzi, risiede nel determinare se un’impresa possa ammortizzare i costi di costruzione di un immobile che, pur essendo utilizzato per l’attività, sorge su un terreno non di sua proprietà. Secondo la società contribuente, l’utilizzo concreto del bene come strumentale all’attività giustificherebbe l’ammortamento. L’Ente Fiscale, al contrario, sosteneva che senza la proprietà del bene, l’ammortamento non fosse consentito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione della CTR sul punto dell’ammortamento, accogliendo il ricorso dell’Ente Fiscale e fissando un principio di diritto molto chiaro.

Sulla non ammortizzabilità dei costi di costruzione

I giudici hanno affermato che i costi relativi alle immobilizzazioni, materiali o immateriali, sono ammortizzabili solo a condizione che i beni entrino nel patrimonio dell’imprenditore. Questo ingresso nel patrimonio deve avvenire a titolo di proprietà o di altro diritto reale di godimento (come, ad esempio, un diritto di superficie).

Nel caso specifico, la società aveva costruito su un terreno comunale senza avere un diritto di superficie o un’apposita concessione che derogasse alle norme civilistiche. Di conseguenza, si applica il principio dell’accessione (art. 934 c.c.), secondo cui tutto ciò che viene costruito sul suolo appartiene al proprietario del suolo stesso. L’edificio, quindi, non è mai entrato nel patrimonio della società di trasporti, ma è diventato di proprietà del Comune.

Poiché il bene non era di proprietà della società, i relativi costi di costruzione non potevano essere iscritti tra le immobilizzazioni e, di conseguenza, non potevano essere ammortizzati. La Corte ha specificato che tali costi, al più, potrebbero essere deducibili come spese di manutenzione su beni di terzi, se ne ricorrono le condizioni di legge, ma non attraverso il meccanismo dell’ammortamento.

Sulla tassabilità dei contributi pubblici

Su un altro fronte, la Corte ha rigettato i motivi di ricorso dell’Ente Fiscale relativi alla tassabilità dei contributi comunali ai fini delle imposte dirette (IRES e IRAP). Pur correggendo la motivazione della CTR, la Cassazione ha confermato nel merito la non tassabilità. Ha richiamato la propria consolidata giurisprudenza secondo cui «i contributi pubblici a ripiano dei disavanzi di esercizio delle aziende di trasporto pubblico locale non costituiscono componenti positivi di reddito e pertanto sono sottratti ad imposizione diretta».

Sulla disciplina IVA dei contributi

Infine, la Corte ha accolto il ricorso incidentale della società riguardo all’IVA. La CTR aveva implicitamente confermato l’assoggettamento a IVA dei contributi, ma senza fornire alcuna motivazione. La Cassazione ha ricordato che, ai fini IVA, è cruciale verificare se il contributo sia direttamente connesso al prezzo di un’operazione specifica (fornitura di un bene o prestazione di un servizio). In assenza di tale analisi da parte del giudice di merito, la sentenza è stata cassata anche su questo punto con rinvio per un nuovo esame.

Le Conclusioni

La sentenza in esame stabilisce un principio fondamentale per tutte le imprese: l’ammortamento beni di terzi non è fiscalmente ammesso se i costi si riferiscono a beni che non entrano nel patrimonio dell’imprenditore a titolo di proprietà o altro diritto reale. È un monito per le aziende a prestare la massima attenzione alla struttura giuridica delle operazioni immobiliari, specialmente quando si costruisce su suolo altrui. Per poter ammortizzare i costi, è essenziale formalizzare l’operazione attraverso l’acquisto della proprietà del terreno o la costituzione di un diritto di superficie.

È possibile ammortizzare i costi di costruzione di un immobile realizzato su un terreno di proprietà altrui?
No, secondo la sentenza non è possibile. I costi relativi alle immobilizzazioni sono ammortizzabili solo se il bene entra nel patrimonio dell’imprenditore a titolo di proprietà o di altro diritto reale di godimento (es. diritto di superficie). In assenza di tali titoli, per il principio di accessione, l’edificio diventa di proprietà del titolare del terreno, impedendo l’ammortamento da parte di chi ha sostenuto i costi di costruzione.

I contributi pubblici erogati da un Comune a una società di trasporti per coprire le perdite di esercizio sono considerati reddito imponibile?
No. La Corte di Cassazione ha confermato il suo orientamento consolidato secondo cui i contributi pubblici finalizzati al ripiano dei disavanzi di esercizio delle aziende di trasporto pubblico locale non costituiscono componenti positivi di reddito e, pertanto, sono esclusi dalla base imponibile delle imposte dirette (IRES e IRAP).

I contributi pubblici sono sempre soggetti a IVA?
Non necessariamente. La soggezione a IVA dipende dalla funzione del contributo. È imponibile solo se costituisce il corrispettivo di una prestazione di servizi o di una cessione di beni, ovvero se esiste una connessione diretta tra il contributo versato e il prezzo dell’operazione. La sentenza ha cassato la decisione del giudice di merito proprio perché non aveva motivato su questo punto cruciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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