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Amministratore di fatto: responsabilità illimitata

Un contribuente, identificato come amministratore di fatto di una società cartiera coinvolta in operazioni fraudolente, è stato ritenuto responsabile in solido per imposte e sanzioni. La Corte di Cassazione, respingendo il ricorso del contribuente, ha confermato un principio fondamentale: la regola che limita le sanzioni alla sola persona giuridica non si applica quando la società è un mero schermo fittizio. In questi casi, l’amministratore di fatto, agendo come vero ‘dominus’ dell’attività illecita a proprio vantaggio, risponde personalmente e illimitatamente dei debiti tributari.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Amministratore di Fatto e Società Cartiera: Responsabilità Fiscale Piena

La figura dell’amministratore di fatto assume contorni di cruciale importanza nel diritto tributario, specialmente quando si intreccia con il fenomeno delle società fittizie, note come ‘cartiere’. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio consolidato: chi gestisce un’impresa come vero dominus, utilizzandola come schermo per frodi fiscali, non può nascondersi dietro la personalità giuridica della società. La responsabilità per imposte e sanzioni ricade direttamente su di lui. Analizziamo questa decisione per comprendere le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata, identificata dall’Amministrazione Finanziaria come una ‘società cartiera’ coinvolta in un vasto giro di operazioni soggettivamente inesistenti, riceveva un avviso di accertamento per maggiori imposte (Ires, Irap, Iva) e relative sanzioni per l’anno d’imposta 2007. L’atto impositivo veniva notificato non solo alla società, ma anche a un soggetto ritenuto essere l’amministratore di fatto e responsabile in solido.

Mentre la società non impugnava l’atto, il presunto amministratore lo contestava, negando ogni coinvolgimento. Il giudizio di primo grado gli dava ragione, annullando l’avviso. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia delle Entrate. I giudici di secondo grado ritenevano provato, sulla base di una serie di elementi indiziari (dichiarazioni del prestanome, del direttore di banca, ecc.), il ruolo dominante del soggetto nella gestione della società, la cui struttura era meramente fittizia.

La questione della responsabilità dell’amministratore di fatto

Il caso è giunto in Cassazione, dove il ricorrente ha sollevato numerosi motivi di doglianza, tutti incentrati sulla presunta illegittimità dell’attribuzione di una responsabilità solidale, sia per l’obbligazione tributaria che per quella sanzionatoria, in assenza di un fondamento normativo e di prove concrete del suo coinvolgimento.

Il cuore della controversia legale risiede nell’interpretazione dell’art. 7 del D.L. n. 269/2003. Questa norma stabilisce che le sanzioni amministrative relative al rapporto fiscale di società con personalità giuridica sono esclusivamente a carico della persona giuridica stessa. In linea di principio, quindi, la persona fisica che commette la violazione (ad es. l’amministratore) non dovrebbe rispondere con il proprio patrimonio.

La deroga al principio per le società schermo

La giurisprudenza di legittimità ha da tempo chiarito che questo principio non è assoluto. Esso non si applica nell’ipotesi di ‘società cartiera’. Quando la società è una mera fictio, uno schermo utilizzato per consentire all’amministratore di fatto di commettere illeciti tributari a proprio personale vantaggio, la ratio della norma viene meno.

In questi scenari, la società non è il reale beneficiario dell’evasione, ma solo uno strumento nelle mani del suo dominus. Di conseguenza, deve essere ripristinata la regola generale secondo cui la sanzione amministrativa colpisce la persona fisica autrice materiale dell’illecito. La società, in questo contesto, è una ‘sovrastruttura’ strumentale agli interessi personali perseguiti dal suo controllore occulto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo tutti i motivi inammissibili o infondati. I giudici hanno sottolineato come la Commissione Tributaria Regionale avesse correttamente valutato gli elementi indiziari, concludendo in modo logico e coerente che il ricorrente era il vero dominus della società cartiera.

La Corte ha ribadito con forza il suo orientamento consolidato: il principio di responsabilità esclusiva della persona giuridica per le sanzioni (art. 7 D.L. n. 269/2003) non opera quando la società è una mera fictio giuridica. In tale circostanza, l’ente è solo un paravento per gli illeciti commessi a vantaggio personale dell’amministratore di fatto. Quest’ultimo non agisce nell’interesse della società, ma utilizza la società nel proprio esclusivo interesse.

Pertanto, la responsabilità per le sanzioni ricade sulla persona fisica autrice della violazione. Lo stesso principio si estende alle imposte: se la società è uno schermo, il soggetto che la manovra è considerato l’effettivo possessore dei redditi occultati e il vero soggetto passivo d’imposta, in qualità di interposto rispetto alla società interponente.

La Corte ha respinto anche le censure relative all’applicazione di uno ius superveniens più favorevole, chiarendo che le nuove normative non si applicano in modo generalizzato e retroattivo senza specifiche allegazioni sul caso concreto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un importante baluardo contro le frodi fiscali realizzate attraverso l’uso di società schermo. La decisione chiarisce che la personalità giuridica non può essere usata come scudo per proteggere il patrimonio di chi orchestra operazioni illecite. L’amministratore di fatto di una società cartiera deve essere consapevole che sarà considerato il vero soggetto del rapporto tributario, con la conseguenza di rispondere personalmente e con tutti i suoi beni sia per le imposte evase che per le relative sanzioni. Per l’Amministrazione Finanziaria, questa pronuncia conferma la legittimità di un approccio sostanzialistico, che mira a colpire il reale beneficiario dell’evasione, superando le apparenze formali.

Chi è l’amministratore di fatto e perché è rilevante in ambito fiscale?
L’amministratore di fatto è colui che, pur senza una nomina formale, esercita in concreto i poteri di gestione e direzione di una società. È rilevante perché, secondo la giurisprudenza, la responsabilità fiscale e sanzionatoria può essere attribuita a chi effettivamente prende le decisioni e beneficia degli illeciti, superando la figura del prestanome (amministratore di diritto).

L’amministratore di fatto di una società risponde personalmente delle sanzioni fiscali dell’azienda?
Di norma, per le società con personalità giuridica, le sanzioni fiscali sono a carico esclusivo dell’ente. Tuttavia, come chiarito dalla sentenza, questa regola non si applica se la società è una ‘cartiera’, cioè uno schermo fittizio. In tal caso, l’amministratore di fatto, quale autore materiale e beneficiario dell’illecito, risponde personalmente e illimitatamente delle sanzioni.

Cosa si intende per ‘società cartiera’ e come cambia il regime di responsabilità?
Una ‘società cartiera’ è un’entità creata solo sulla carta, priva di una reale struttura operativa, utilizzata come strumento per commettere illeciti, tipicamente frodi IVA o evasione fiscale. La sua qualificazione come tale comporta un’inversione del regime di responsabilità: la protezione offerta dalla personalità giuridica viene meno e la responsabilità per imposte e sanzioni si trasferisce direttamente sulla persona fisica che ha usato la società come paravento, ovvero l’amministratore di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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