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Amministratore di fatto: responsabilità e sanzioni

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’amministratore di fatto risponde personalmente delle sanzioni fiscali se la società è un mero “schermo” creato per l’evasione a suo beneficio. Con l’ordinanza n. 28296/2025, la Corte ha respinto il ricorso di un contribuente, confermando che la responsabilità per le sanzioni si trasferisce dalla persona giuridica a quella fisica quando quest’ultima agisce nel proprio esclusivo interesse, utilizzando l’ente come paravento.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Amministratore di Fatto: Quando Scatta la Responsabilità per le Sanzioni Fiscali?

La figura dell’amministratore di fatto è da sempre al centro di complesse questioni legali, specialmente in ambito tributario. Chi gestisce una società senza un incarico formale può essere ritenuto responsabile per le violazioni fiscali commesse dall’ente? Con la recente ordinanza n. 28296/2025, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, delineando con chiarezza i confini della responsabilità personale per le sanzioni, soprattutto quando la società funge da mero “schermo” per gli interessi personali del suo gestore occulto.

I Fatti del Caso: La Controversia sull’Amministratore Occulto

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un contribuente, ritenuto l’amministratore di fatto di una società a responsabilità limitata in liquidazione. L’amministrazione finanziaria gli attribuiva la responsabilità per violazioni fiscali relative all’anno 2014, sulla base di elementi raccolti dalla Guardia di Finanza che indicavano un suo ruolo gestorio attivo e continuativo.

Il contribuente ha impugnato l’atto, sostenendo che le prove a suo carico (come garanzie personali prestate per altre società o conversazioni telefoniche successive al periodo d’imposta contestato) non fossero sufficienti a dimostrare la sua qualifica di amministratore di fatto. Inoltre, ha eccepito un principio fondamentale del diritto tributario: le sanzioni amministrative per violazioni fiscali di un ente con personalità giuridica dovrebbero essere a carico esclusivo dell’ente stesso e non della persona fisica che lo amministra.

Sia la Commissione Tributaria di primo grado che quella di secondo grado hanno respinto le doglianze del contribuente, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del contribuente, confermando le decisioni dei giudici di merito. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi: la qualifica di amministratore di fatto e, soprattutto, il principio della responsabilità personale in caso di società utilizzata come “schermo”.

I giudici hanno ritenuto inammissibile la critica mossa dal ricorrente riguardo alla valutazione delle prove, poiché tale attività rientra nella discrezionalità dei giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, se logicamente motivata. Sul punto più rilevante, la Corte ha stabilito che il principio generale della responsabilità esclusiva della società per le sanzioni viene meno quando l’ente è una costruzione fittizia, creata e gestita nell’esclusivo interesse della persona fisica per consentirle di beneficiare delle evasioni fiscali.

Le Motivazioni: la responsabilità dell’amministratore di fatto

La Corte ha articolato il suo ragionamento approfondendo i due motivi di ricorso.

La Prova dell’Amministrazione di Fatto

In primo luogo, la Cassazione ha chiarito che la prova della qualifica di amministratore di fatto non richiede necessariamente prove dirette, ma può essere desunta anche tramite presunzioni. Se gli elementi indiziari raccolti sono gravi, precisi e concordanti, i giudici di merito possono legittimamente concludere che un soggetto ha esercitato poteri gestori in modo continuativo e significativo, anche in assenza di una nomina formale. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la valutazione operata dai giudici di secondo grado fosse coerente e ben argomentata, e quindi non sindacabile in sede di legittimità.

Responsabilità per Sanzioni e la “Società Schermo”

Il cuore della decisione risiede nella disamina del secondo motivo di ricorso. La Corte ha ribadito l’orientamento consolidato secondo cui, in materia di sanzioni amministrative tributarie, vige una deroga al principio della responsabilità personale. L’art. 7 del D.L. n. 269/2003 stabilisce che le sanzioni relative al rapporto fiscale di società con personalità giuridica sono “esclusivamente a carico della persona giuridica”.

Tuttavia, la stessa Corte ha precisato che questa norma ha una ratio ben precisa: presuppone che l’amministratore abbia agito nell’interesse e a beneficio della società. Quando questa premessa viene a mancare, la norma eccezionale non si applica più.

Se emerge che la persona fisica ha agito nel proprio esclusivo interesse, utilizzando l’ente come un mero “paravento” per sottrarsi alle conseguenze degli illeciti tributari, la responsabilità si riespande. In tali circostanze, non vi è più distinzione tra il trasgressore (la persona fisica) e il contribuente (la società), perché la società è una “fictio” creata per beneficiare illecitamente la persona fisica. Di conseguenza, l’amministratore di fatto, in quanto unico ed effettivo beneficiario delle violazioni, è chiamato a rispondere direttamente delle sanzioni.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida un principio di fondamentale importanza pratica: il velo della personalità giuridica non offre protezione quando la società è utilizzata in modo fraudolento. L’amministratore di fatto che gestisce un’entità come proprio “schermo” personale per evadere le imposte non può invocare la responsabilità esclusiva della società per le sanzioni. Al contrario, sarà ritenuto personalmente e direttamente responsabile, poiché considerato l’effettivo autore e beneficiario dell’illecito. Questa pronuncia serve da monito, riaffermando che l’ordinamento giuridico è dotato degli strumenti per colpire la sostanza dei rapporti economici, al di là delle forme giuridiche utilizzate per mascherarli.

Quando una persona può essere considerata ‘amministratore di fatto’ di una società?
Una persona è considerata amministratore di fatto quando, pur in assenza di una nomina formale, esercita in modo continuativo e significativo i poteri tipici della funzione gestoria. La prova può essere fornita anche attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti basate su elementi indiziari.

L’amministratore di fatto risponde personalmente delle sanzioni fiscali irrogate alla società?
Di norma, le sanzioni sono a carico esclusivo della persona giuridica. Tuttavia, l’amministratore di fatto risponde personalmente quando la società è una mera “società schermo”, creata artificiosamente e utilizzata nel suo esclusivo interesse per beneficiare delle violazioni fiscali. In tal caso, viene considerato il reale trasgressore.

Cosa si intende per ‘società schermo’ ai fini della responsabilità per le sanzioni?
Si intende una società fittiziamente costituita o interposta, utilizzata come un paravento per consentire a una persona fisica di realizzare e beneficiare di operazioni fraudolente, come l’evasione fiscale. In questo contesto, la società non ha un reale interesse economico distinto da quello del suo amministratore occulto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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