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Amministratore di fatto: quando impugnare l’avviso

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15599/2025, chiarisce la responsabilità fiscale dell’amministratore di fatto. Se un avviso di accertamento, notificato anche all’amministratore, non viene impugnato tempestivamente, la pretesa tributaria (imposte e sanzioni) diventa definitiva. L’amministratore non potrà più contestare il merito della pretesa impugnando il successivo avviso di presa in carico, essendo quest’ultimo un atto non autonomamente impugnabile per vizi del provvedimento presupposto.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Amministratore di Fatto: Obbligo di Impugnazione Immediata dell’Avviso di Accertamento

La figura dell’amministratore di fatto è spesso al centro di complesse questioni fiscali, specialmente riguardo all’estensione della sua responsabilità per i debiti tributari della società. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 15599 del 2025, offre un chiarimento fondamentale: l’amministratore che riceve un avviso di accertamento come coobbligato in solido deve impugnarlo immediatamente. Attendere la notifica di un atto successivo, come l’avviso di presa in carico, per sollevare contestazioni nel merito è una strategia destinata al fallimento, poiché l’atto impositivo non contestato diventa definitivo.

I Fatti di Causa: Dall’Accertamento alla Riscossione

Il caso riguarda un contribuente, ex rappresentante legale e ritenuto amministratore di fatto di una S.r.l., che aveva ricevuto dall’Agenzia delle Entrate tre avvisi di accertamento per gli anni d’imposta 2011, 2012 e 2013. Tali avvisi, relativi a Ires, Irap e Iva, lo individuavano come “autore della violazione” e responsabile in solido con la società e il nuovo rappresentante legale per il pagamento delle somme dovute, comprensive di imposte, interessi e sanzioni.

Il contribuente non impugnava questi avvisi. Successivamente, l’agente della riscossione gli notificava tre “avvisi di presa in carico”, comunicandogli l’avvio della riscossione coattiva di tutte le somme. A questo punto, il contribuente decideva di agire in giudizio, impugnando sia gli avvisi di presa in carico sia, tardivamente, gli avvisi di accertamento presupposti.

La sua tesi difensiva si basava sull’idea di non avere avuto interesse a impugnare i primi avvisi, poiché riteneva che la sua responsabilità fosse limitata alle sole sanzioni e non alle imposte, debito esclusivo della società. L’interesse ad agire, a suo dire, sarebbe sorto solo con la notifica della presa in carico, il primo atto che esplicitava una richiesta di pagamento anche per le imposte.

La Decisione della Cassazione sulla responsabilità dell’Amministratore di fatto

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto i ricorsi del contribuente. La Corte di Cassazione, investita della questione, conferma le decisioni dei giudici di merito e rigetta il ricorso, stabilendo un principio cardine in materia.

Gli Ermellini hanno chiarito che, contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, gli avvisi di accertamento iniziali erano stati emessi nei confronti di tutti i soggetti (società, legale rappresentante e amministratore di fatto) per l’intera pretesa tributaria, ovvero imposte, interessi e sanzioni. L’atto impositivo non operava alcuna distinzione tra i debitori solidali. Di conseguenza, il contribuente era destinatario di una pretesa completa fin dal primo momento e aveva l’onere di impugnare l’atto entro i termini di legge per contestarne il merito.

L’inammissibilità dell’impugnazione tardiva

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’avviso di presa in carico, al pari della cartella di pagamento, non è un atto autonomamente impugnabile per vizi che riguardano l’atto impositivo presupposto. Esso può essere contestato solo per vizi propri (es. errori di notifica) o qualora rappresenti il primo atto attraverso cui il contribuente viene a conoscenza della pretesa. In questo caso, essendo gli avvisi di accertamento stati ritualmente notificati, la mancata impugnazione li ha resi definitivi, precludendo ogni successiva contestazione sul merito della pretesa.

Le Motivazioni della Sentenza

La ratio decidendi della Corte si fonda sulla natura degli atti tributari e sui principi che regolano l’onere di impugnazione. I giudici hanno sottolineato che un avviso di accertamento, quando notificato a più soggetti come coobbligati in solido senza distinzioni, crea un’obbligazione solidale per l’intera somma. L’interpretazione soggettiva del contribuente, che credeva di essere responsabile solo per le sanzioni, è irrilevante. Ciò che conta è il contenuto oggettivo dell’atto. La mancata impugnazione nei termini di legge (60 giorni) cristallizza la pretesa fiscale, rendendola non più contestabile. L’avviso di presa in carico è un atto meramente esecutivo, successivo a una pretesa già consolidata. Consentirne l’impugnazione per contestare il merito dell’accertamento significherebbe eludere i termini perentori stabiliti dalla legge e creare incertezza nei rapporti tributari.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La sentenza n. 15599/2025 rappresenta un monito cruciale per chiunque operi come amministratore, sia di diritto che di fatto. La decisione evidenzia che, di fronte a un avviso di accertamento che coinvolge personalmente l’amministratore come coobbligato, la passività non è un’opzione. È imperativo analizzare attentamente l’atto e, in caso di disaccordo, procedere con l’impugnazione immediata. Affidarsi alla convinzione che la responsabilità sia limitata alle sole sanzioni, senza che l’atto lo specifichi chiaramente, è un errore che può costare caro, esponendo il patrimonio personale al pagamento dell’intero debito fiscale della società.

Un amministratore di fatto, a cui viene notificato un avviso di accertamento come ‘autore della violazione’, è responsabile solo per le sanzioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se l’avviso di accertamento non opera alcuna distinzione, l’amministratore di fatto è da considerarsi destinatario dell’intera pretesa tributaria, che include imposte, interessi e sanzioni, in qualità di coobbligato solidale con la società.

Cosa accade se un avviso di accertamento non viene impugnato entro i termini di legge?
L’avviso di accertamento diventa definitivo. Ciò significa che la pretesa fiscale contenuta in esso non può più essere contestata nel merito. Il contribuente perde la possibilità di sollevare eccezioni relative alla legittimità o all’ammontare del debito in una fase successiva.

L’avviso di ‘presa in carico’ può essere utilizzato per contestare il merito di un avviso di accertamento non impugnato in precedenza?
No. L’avviso di presa in carico non è un atto che riapre i termini per contestare il merito della pretesa. Può essere impugnato solo per vizi propri (es. difetti di notifica) o se è il primo atto con cui il contribuente viene a conoscenza della pretesa fiscale, circostanza esclusa nel caso in cui l’avviso di accertamento sia stato regolarmente notificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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