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Amministratore di fatto: le sanzioni sono personali

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’amministratore di fatto di una società, utilizzata come mero schermo o ‘società cartiera’, è personalmente responsabile per le sanzioni tributarie. La Corte ha rigettato il ricorso di due soggetti qualificati come amministratori di fatto, affermando che il principio di esclusiva responsabilità della persona giuridica non si applica quando questa è una ‘mera fictio’ creata per eludere le norme e perseguire interessi personali illeciti. In questi casi, la sanzione colpisce direttamente l’autore materiale della violazione.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Amministratore di fatto: quando risponde delle sanzioni fiscali?

La figura dell’amministratore di fatto è da tempo al centro del dibattito giurisprudenziale, specialmente in ambito tributario. Chi gestisce una società senza un’investitura formale può essere chiamato a rispondere personalmente delle sanzioni fiscali? Con l’ordinanza n. 16356/2024, la Corte di Cassazione fornisce un’importante chiave di lettura, stabilendo che la responsabilità personale sussiste pienamente quando la società è un mero ‘schermo’ fittizio.

I Fatti del Caso

L’Agenzia delle Entrate notificava un avviso di accertamento a due soggetti, ritenuti soci occulti e amministratori di fatto di una S.r.l. unipersonale. L’atto impositivo contestava maggiori imposte (Ires, Irap, Iva) per l’anno 2010 e irrogava pesanti sanzioni. Secondo l’amministrazione finanziaria, i due individui gestivano completamente la società, che fungeva da ‘paravento’ per le loro attività. La società, infatti, aveva un rappresentante legale straniero e irreperibile e serviva unicamente a schermare le operazioni illecite dei reali gestori. I contribuenti impugnavano l’atto, sostenendo di essere semplici consulenti tecnici e che, in ogni caso, le sanzioni avrebbero dovuto essere addebitate esclusivamente alla società, in quanto soggetto con personalità giuridica.

La Questione Giuridica: Chi Paga le Sanzioni?

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 7 del D.L. n. 269/2003. Tale norma stabilisce che le sanzioni amministrative relative al rapporto fiscale di società con personalità giuridica sono ‘esclusivamente a carico della persona giuridica’. I ricorrenti si sono appellati a questo principio, sostenendo che esso escluderebbe la responsabilità personale dell’amministratore di fatto. La questione posta alla Corte era quindi se tale regola valga anche quando la società è una ‘società cartiera’, ossia un’entità fittizia usata per scopi fraudolenti.

La Responsabilità dell’Amministratore di Fatto nelle Società Schermo

I giudici di legittimità hanno respinto integralmente le tesi dei ricorrenti, confermando le decisioni dei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha chiarito che il principio di responsabilità esclusiva della società è concepito per le entità che operano realmente sul mercato, nel cui interesse e beneficio l’amministratore (di diritto o di fatto) agisce. Quando, invece, la società è una ‘mera fictio’, uno schermo utilizzato per sottrarsi alle conseguenze degli illeciti tributari commessi a personale vantaggio dell’amministratore di fatto, la ratio della norma viene meno.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il principio secondo cui la sanzione pecuniaria colpisce la persona fisica autrice dell’illecito viene ripristinato ogni volta che la persona giuridica si rivela essere solo uno strumento artificioso. In tali circostanze, l’agente non agisce nell’interesse della società, ma utilizza la struttura societaria per il proprio esclusivo interesse personale. Di conseguenza, l’applicazione dell’art. 7 del D.L. n. 269/2003 è esclusa perché la fattispecie concreta (una società fittizia) è estranea al suo campo di applicazione. La Corte ha inoltre ritenuto infondate le doglianze relative alla qualifica di amministratori di fatto, confermando che la valutazione delle prove operata dal giudice di merito, che aveva riscontrato un quadro probatorio inequivocabile sulla gestione totale della società da parte dei ricorrenti, non è sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza n. 16356/2024 ribadisce un principio fondamentale: lo schermo della personalità giuridica non può essere abusato per fini illeciti. L’amministratore di fatto che utilizza una società come ‘cartiera’ per commettere violazioni fiscali a proprio vantaggio non può nascondersi dietro la fittizia autonomia patrimoniale dell’ente. In questi casi, il velo societario viene sollevato e la responsabilità per le sanzioni ricade direttamente su colui che ha ideato e realizzato la frode. Questa decisione rappresenta un importante monito contro l’uso distorto dello strumento societario e rafforza gli strumenti di contrasto all’evasione fiscale.

Quando un amministratore di fatto risponde personalmente delle sanzioni fiscali di una società?
Secondo la Corte di Cassazione, l’amministratore di fatto risponde personalmente delle sanzioni quando la società è una ‘società cartiera’, ovvero una finzione giuridica utilizzata come schermo per commettere illeciti tributari a proprio esclusivo vantaggio. In questo caso, non si applica il principio generale che addebita le sanzioni solo alla persona giuridica.

Cos’è una ‘società cartiera’ secondo la Cassazione e quali sono le conseguenze?
Una ‘società cartiera’ è una mera ‘fictio’, uno strumento fittizio utilizzato per sottrarsi alle conseguenze degli illeciti. La conseguenza principale è che la protezione offerta dalla personalità giuridica viene meno, e la responsabilità per le sanzioni viene attribuita direttamente alla persona fisica che ha agito dietro lo schermo societario.

La notifica di un avviso di accertamento può essere fatta direttamente all’amministratore di fatto anziché alla società?
Sì. La Corte ha ritenuto corretto notificare l’atto impositivo direttamente ai ricorrenti, in quanto amministratori di fatto e reali artefici delle violazioni. Poiché la società era un mero paravento per gli interessi personali perseguiti, essi erano i veri destinatari degli addebiti, sia per i debiti fiscali sia, soprattutto, per le sanzioni irrogate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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