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Amministratore di fatto: la responsabilità tributaria

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 9407/2024, ha stabilito che l’amministratore di fatto di una società utilizzata come “schermo” per una frode fiscale risponde personalmente sia dei debiti tributari che delle relative sanzioni. Il caso riguardava due individui che, pur non avendo cariche formali, gestivano una società nel settore edile per realizzare illeciti fiscali. La Corte ha rigettato il loro ricorso, confermando che lo scudo della personalità giuridica non opera quando l’ente è un mero strumento per il vantaggio personale dell’amministratore.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Amministratore di Fatto: Quando si Risponde dei Debiti Fiscali della Società?

La figura dell’amministratore di fatto è da sempre al centro di complesse questioni giuridiche, specialmente in ambito fiscale. Chi gestisce una società senza un’investitura formale può essere chiamato a rispondere dei debiti e delle sanzioni tributarie? Con la recente ordinanza n. 9407 del 8 aprile 2024, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta netta, ribadendo che lo schermo della personalità giuridica non protegge chi utilizza l’ente per scopi fraudolenti e personali.

Il Caso: Una Frode Fiscale nel Settore Edilizio

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società a responsabilità limitata operante nel settore edile e, in solido, nei confronti di due persone fisiche. Secondo l’Amministrazione finanziaria, la società era una mera “società-schermo”, parte di un articolato meccanismo fraudolento.

Il sistema prevedeva la fornitura di manodopera ad altre imprese edili attraverso la società, la quale emetteva sistematicamente dichiarazioni fiscali infedeli, riportando costi e crediti IVA inesistenti. Questi crediti venivano poi utilizzati per compensare illecitamente le ritenute IRPEF e i contributi previdenziali e assistenziali dei dipendenti.

L’Agenzia ha ritenuto che i due soggetti, pur non ricoprendo cariche ufficiali, fossero i veri gestori dell’attività, ovvero gli amministratori di fatto, e come tali fossero responsabili in solido per il mancato pagamento dei debiti erariali.

La Responsabilità dell’Amministratore di Fatto secondo la Cassazione

I due presunti amministratori hanno impugnato l’atto, sostenendo di non essere i legali rappresentanti e di non poter essere ritenuti responsabili per le violazioni fiscali. Il loro ricorso, tuttavia, è stato rigettato in tutti i gradi di giudizio, fino alla decisione finale della Corte di Cassazione, che ha confermato la loro piena responsabilità.

La Prova della Gestione di Fatto

Uno dei punti chiave della difesa era l’assenza di prove sufficienti a qualificarli come amministratori di fatto. La Corte ha respinto questa tesi, chiarendo un principio fondamentale: per riconoscere la qualità di amministratore di fatto, non è necessario che il soggetto eserciti ‘tutti’ i poteri tipici dell’amministratore di diritto. È invece sufficiente che si inserisca nella gestione della società in modo sistematico e completo, impartendo direttive e condizionandone le scelte operative.

Nel caso specifico, le dichiarazioni dei clienti della società, i quali avevano affermato di aver trattato esclusivamente con i due ricorrenti per la definizione degli impegni, sono state considerate una prova decisiva del loro ruolo gestorio.

La Deroga al Principio di Responsabilità Esclusiva della Società per le Sanzioni

Un altro motivo di ricorso riguardava la responsabilità per le sanzioni. La difesa invocava la norma secondo cui le sanzioni amministrative relative al rapporto fiscale di società con personalità giuridica sono esclusivamente a carico dell’ente (art. 7, D.L. n. 269/2003).

Anche su questo punto, la Cassazione è stata inflessibile. La Corte ha spiegato che tale principio subisce una deroga fondamentale quando risulta che l’amministratore (di diritto o di fatto) ha agito nel proprio esclusivo interesse, utilizzando la società come un mero paravento per sottrarsi alle conseguenze degli illeciti tributari commessi a proprio vantaggio personale. In queste circostanze, la società viene utilizzata uti dominus (come se fosse cosa propria) e la responsabilità per le sanzioni viene ricondotta alla persona fisica autrice dell’illecito.

le motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda sul principio della prevalenza della sostanza sulla forma. I giudici hanno ritenuto che non si possa permettere a chi gestisce effettivamente un’impresa e ne trae i benefici illeciti di nascondersi dietro la figura di un prestanome o dietro lo schermo formale della personalità giuridica. L’accertamento del ruolo di amministratore di fatto si basa su elementi concreti che dimostrano un’ingerenza continuativa e significativa nella vita societaria. La responsabilità solidale per i debiti tributari e la responsabilità personale per le sanzioni diventano la logica conseguenza quando l’ente societario è stato piegato all’interesse personale dell’amministratore occulto, perdendo la sua funzione economica e diventando uno strumento di frode.

le conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un orientamento consolidato e lancia un chiaro messaggio: la responsabilità fiscale persegue chi effettivamente prende le decisioni e beneficia degli illeciti. La figura dell’amministratore di fatto non è una zona grigia in cui agire impunemente. Le autorità fiscali e i giudici tributari sono legittimati a guardare oltre l’apparenza formale per individuare i veri responsabili delle violazioni, attribuendo loro non solo il debito d’imposta ma anche il carico sanzionatorio. Questa pronuncia rappresenta un importante baluardo a tutela dell’erario e un monito per chiunque pensi di poter sfruttare le strutture societarie per fini fraudolenti.

L’amministratore di fatto risponde personalmente dei debiti fiscali di una società?
Sì, la Cassazione ha confermato che l’amministratore di fatto risponde in solido con la società per i debiti tributari, specialmente quando emerge che ha partecipato attivamente a una frode fiscale orchestrata attraverso la società stessa.

L’amministratore di fatto è responsabile anche per le sanzioni amministrative fiscali?
Generalmente le sanzioni sono a carico della persona giuridica. Tuttavia, la sentenza chiarisce che questa regola non si applica se l’amministratore ha agito nel proprio esclusivo interesse, usando la società come uno “schermo” per commettere illeciti a proprio vantaggio. In tal caso, la sanzione colpisce la persona fisica autrice dell’illecito.

Come si prova il ruolo di un amministratore di fatto?
Secondo la sentenza, non è necessario dimostrare l’esercizio di tutti i poteri gestionali. È sufficiente provare un’ingerenza sistematica e continuativa nella gestione, come impartire direttive e condizionare le scelte operative. Nel caso di specie, le dichiarazioni di terzi (clienti) che trattavano esclusivamente con gli amministratori di fatto sono state ritenute prova sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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