LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Amministratore di fatto: la responsabilità tributaria

Un soggetto è stato identificato come ‘amministratore di fatto’ di un’associazione sportiva che aveva completamente evaso le imposte. La corte tributaria di secondo grado lo aveva liberato da responsabilità, sostenendo che solo il rappresentante legale formale risponde dei debiti fiscali. La Cassazione ha ribaltato tale decisione, stabilendo che l’amministratore di fatto, colui che gestisce concretamente l’ente, è responsabile in solido con l’associazione per i suoi debiti tributari. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione delle prove.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Amministratore di Fatto: Chi Paga i Debiti Fiscali dell’Associazione?

L’ordinanza in esame chiarisce un punto cruciale: la responsabilità per i debiti fiscali delle associazioni non riconosciute non ricade solo sul rappresentante legale, ma anche sull’amministratore di fatto. La Corte di Cassazione stabilisce che chi gestisce concretamente l’ente risponde solidalmente delle imposte evase, ribaltando una decisione di merito che aveva adottato un’interpretazione più restrittiva. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati.

I Fatti di Causa

L’Agenzia Fiscale ha notificato un avviso di accertamento per Ires, Irap e IVA a una persona fisica, accusandola di essere l’amministratore di fatto di un’Associazione Sportiva Dilettantistica (ASD) risultata ‘evasore totale’ per un’annualità d’imposta. Secondo l’Ufficio, l’associazione era in realtà uno schermo utilizzato per operazioni di sponsorizzazione, i cui beneficiari finali erano altre entità sportive riconducibili alla stessa persona. Le indagini fiscali, basate su fatture emesse e dichiarazioni di terzi (le società sponsorizzatrici), avevano indicato che il soggetto gestiva di fatto tutte le operazioni, pur non rivestendo cariche sociali formali.

Il Contenzioso e la Responsabilità dell’Amministratore di Fatto

Il contribuente ha impugnato l’atto, negando ogni ruolo operativo e sostenendo la propria carenza di legittimazione passiva. Mentre la Commissione Tributaria di primo grado ha respinto il suo ricorso, quella di secondo grado ha invece accolto il suo appello.

La Tesi del Giudice d’Appello

Il giudice di secondo grado aveva sostenuto una tesi restrittiva dell’art. 38 del Codice Civile. Secondo questa visione, la responsabilità solidale per i debiti tributari (che nascono ex lege e non da negozi) si applicherebbe solo al rappresentante legale formale dell’ente. L’Amministrazione Finanziaria, a differenza dei creditori privati, non avrebbe bisogno di tale tutela estesa, essendo a conoscenza della struttura formale dell’associazione tramite registri pubblici. Di conseguenza, le prove raccolte sul ruolo di gestore di fatto del contribuente sono state ritenute irrilevanti.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’Agenzia Fiscale ha presentato ricorso in Cassazione, e la Suprema Corte ha accolto il suo motivo principale, ribadendo la propria giurisprudenza consolidata in materia.

L’Estensione della Responsabilità all’Amministratore di Fatto

La responsabilità personale e solidale di cui all’art. 38 c.c. non è legata alla mera titolarità di una carica, ma all’attività concretamente svolta in nome e per conto dell’associazione. Questo principio si applica pienamente anche ai debiti tributari. Per tali debiti, è responsabile chi ha diretto la gestione complessiva dell’ente nel periodo d’imposta, a prescindere da una nomina formale. Pertanto, anche l’amministratore di fatto, colui che si ingerisce nella gestione e agisce come se avesse i poteri, risponde solidalmente con l’ente.

La Valutazione della Prova Presuntiva

La Cassazione ha criticato aspramente la sentenza di secondo grado per aver ignorato e squalificato ingiustificatamente il complesso degli indizi forniti dall’Ufficio. Le dichiarazioni di terzi raccolte durante la verifica fiscale non possono essere considerate ‘tamquam non esset’ (come se non esistessero), ma costituiscono validi elementi indiziari. Il giudice di merito avrebbe dovuto valutare questi elementi in modo complessivo e non atomistico, per verificare se, nel loro insieme, fornissero una prova presuntiva ‘grave, precisa e concordante’ del ruolo di amministratore di fatto del contribuente.

le motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione cassando la sentenza impugnata perché il giudice di secondo grado ha disatteso principi fondamentali. In primo luogo, ha erroneamente applicato l’articolo 38 del codice civile, limitandone la portata al solo rappresentante legale formale in ambito tributario. La Cassazione chiarisce che la responsabilità per debiti d’imposta, sorti ‘ex lege’, ricade su chiunque abbia diretto la gestione dell’associazione, inclusa la figura dell’amministratore di fatto. In secondo luogo, il giudice di merito ha violato le norme sulla prova presuntiva (art. 2729 c.c.), svalutando in modo ingiustificato le prove indiziarie raccolte dall’Amministrazione Finanziaria, come le dichiarazioni di terzi. Queste non potevano essere ignorate, ma dovevano essere valutate nel loro complesso per ricostruire la realtà fattuale.

le conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha stabilito che la responsabilità tributaria per le associazioni non riconosciute si estende a chiunque agisca in concreto come gestore, anche se privo di una carica formale. La figura dell’amministratore di fatto è quindi pienamente responsabile in solido con l’ente per i debiti fiscali. La decisione impugnata è stata annullata con rinvio, obbligando il giudice di secondo grado a riesaminare il caso applicando correttamente i principi sulla responsabilità del gestore di fatto e sulla valutazione della prova indiziaria. Questo orientamento rafforza la tutela del credito erariale, andando a colpire chi effettivamente prende le decisioni e gestisce l’ente, al di là dei meri schermi formali.

Chi è responsabile per i debiti fiscali di un’associazione sportiva non riconosciuta?
La responsabilità ricade in solido sull’associazione stessa e sulla persona che ha agito in nome e per conto di essa. Secondo la Corte di Cassazione, questo include non solo il rappresentante legale formale, ma anche l’amministratore di fatto, ovvero colui che ha concretamente diretto la gestione complessiva dell’ente nel periodo d’imposta considerato.

Le dichiarazioni rese da terzi durante una verifica fiscale hanno valore di prova?
Sì, secondo la sentenza, le dichiarazioni extraprocessuali di terzi, raccolte nel procedimento amministrativo, sono ammissibili e utilizzabili nel processo tributario. Non costituiscono prova piena, ma hanno valore di elementi indiziari che il giudice deve valutare insieme a tutte le altre prove per formare il suo convincimento.

Cosa si intende per amministratore di fatto in ambito tributario?
L’amministratore di fatto è colui che, pur senza una nomina ufficiale o una carica sociale, si ingerisce nella gestione dell’associazione, esercitando in modo continuativo e significativo i poteri tipici di un amministratore. Agisce come se fosse il vero ‘dominus’ dell’ente, prendendo decisioni e gestendo i rapporti con i terzi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati