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Amministratore di fatto: chi paga le sanzioni?

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità dell’amministratore di fatto per le sanzioni fiscali. In una controversia riguardante una società esterovestita, i giudici hanno stabilito che, di norma, le sanzioni sono a carico esclusivo della persona giuridica. La responsabilità personale dell’amministratore di fatto scatta solo se si prova che ha agito nel proprio esclusivo interesse o che la società era una mera ‘cartiera’ creata per scopi fraudolenti, circostanze non dimostrate nel caso di specie.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Amministratore di Fatto e Sanzioni Fiscali: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Responsabilità Personale

La figura dell’amministratore di fatto è una realtà complessa nel diritto societario e tributario. Si tratta di un soggetto che, pur senza una carica ufficiale, gestisce e dirige un’impresa. Ma cosa accade quando la società evade le imposte? Chi ne paga le conseguenze? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti, delineando nettamente i confini tra la responsabilità della società e quella personale di chi la governa nell’ombra.

Il Caso: Sanzioni all’Amministratore di Fatto di una Società “Esterovestita”

L’Agenzia delle Entrate aveva emesso un atto di irrogazione di sanzioni per Ires, Irap e Iva nei confronti di un soggetto, ritenuto l’amministratore di fatto di una società formalmente basata in Liechtenstein. L’amministrazione finanziaria considerava tale società “esterovestita”, ovvero con una sede legale all’estero puramente fittizia, essendo di fatto gestita e operante in Italia. Le commissioni tributarie, sia in primo che in secondo grado, avevano però annullato le sanzioni, sostenendo che, in base alla normativa vigente, la responsabilità per le violazioni fiscali ricadesse esclusivamente sulla persona giuridica.

L’Agenzia delle Entrate ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero errato nel non applicare l’eccezione che rende l’amministratore personalmente responsabile quando la società è costituita al solo scopo fraudolento di evadere le imposte.

La Decisione della Corte di Cassazione: la Regola Generale e le Sue Eccezioni

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando un orientamento ormai consolidato. I giudici hanno ribadito che la regola generale, sancita dall’art. 7 del D.L. n. 269/2003, prevede che le sanzioni amministrative relative al rapporto fiscale di società con personalità giuridica siano esclusivamente a carico della società stessa. Questo principio vale anche quando la società è gestita da un amministratore di fatto.

Il Principio di Esclusività della Sanzione a Carico della Società

La ratio della norma è chiara: se la violazione è commessa nell’interesse e a beneficio della società, è la società, in quanto soggetto beneficiario dell’illecito, a doverne sopportare le conseguenze sanzionatorie. Il patrimonio della persona fisica che amministra, sia essa di diritto o di fatto, non viene intaccato.

Quando l’amministratore di fatto risponde personalmente?

La Corte ha precisato che questa regola non è assoluta. Esistono due importanti eccezioni che fanno scattare la responsabilità personale dell’amministratore:

1. Azione nell’esclusivo interesse personale: Se l’amministratore agisce non per avvantaggiare la società, ma per un proprio tornaconto personale, utilizzando l’ente come un mero schermo per i propri illeciti.
2. Società “cartiera”: Se la società è una mera fictio iuris, un’entità artificiale creata al solo scopo di commettere frodi fiscali a vantaggio personale dell’amministratore.

In questi casi, viene meno la logica che giustifica l’addebito esclusivo alla società, e la sanzione colpisce direttamente l’autore materiale della violazione.

Le Motivazioni della Sentenza

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso dell’Agenzia poiché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, soprattutto in presenza di una “doppia conforme di merito”. I giudici di secondo grado avevano accertato, con una valutazione insindacabile, che l’amministratore di fatto non era socio (nemmeno occulto) e aveva agito nell’esclusivo interesse dei soci effettivi della società, non per un vantaggio personale diretto. Non era stata fornita la prova che la società fosse una mera “cartiera” o uno schermo per fini personali. Il suo ruolo, per come ricostruito dai giudici di merito, era quello di un gestore che si relazionava con la proprietà effettiva dell’ente. Di conseguenza, non ricorrevano le condizioni per derogare al principio generale della responsabilità esclusiva della persona giuridica. La Corte ha inoltre evidenziato come questo orientamento sia stato recentemente recepito anche dal legislatore con il D.Lgs. n. 87/2024, a conferma della sua solidità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per l’Amministratore di Fatto

Questa sentenza ribadisce un punto cruciale: la qualifica di amministratore di fatto non comporta automaticamente la responsabilità personale per le sanzioni fiscali della società amministrata. La regola generale è che le sanzioni gravano unicamente sull’ente. Per poter colpire personalmente l’amministratore, l’Agenzia delle Entrate ha l’onere di provare in modo rigoroso che questi abbia abusato della personalità giuridica, strumentalizzando la società per un fine illecito e strettamente personale. In assenza di tale prova, il patrimonio dell’amministratore resta al riparo dalle pretese del Fisco.

Di regola, chi è responsabile per le sanzioni fiscali di una società, l’amministratore di fatto o la persona giuridica?
Secondo la sentenza, la regola generale prevista dall’art. 7 del D.L. n. 269/2003 è che le sanzioni amministrative relative al rapporto fiscale di una società sono esclusivamente a carico della persona giuridica, anche se gestita da un amministratore di fatto.

In quali casi un amministratore di fatto risponde personalmente delle sanzioni fiscali della società?
L’amministratore di fatto risponde personalmente solo in due casi eccezionali: 1) quando risulta che ha agito nel proprio esclusivo interesse personale, utilizzando la società come schermo; 2) quando la società è una mera ‘cartiera’, ovvero un’entità fittizia creata al solo scopo di commettere illeciti a vantaggio personale dell’amministratore.

Cosa si intende per società ‘esterovestita’ nel contesto di questa sentenza?
Per società ‘esterovestita’ si intende una società che ha la propria sede legale formale all’estero (in questo caso, in Liechtenstein) ma che, di fatto, ha la sede dell’amministrazione e svolge la sua attività principale in Italia, venendo così considerata fiscalmente residente in Italia e soggetta alla tassazione italiana.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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