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Aiuti di Stato: tasse sospese, ma non per le imprese

Un’impresa si opponeva a delle cartelle esattoriali, invocando la sospensione dei termini di pagamento concessa a seguito di un sisma. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, stabilendo che tale agevolazione fiscale costituisce un aiuto di Stato illegittimo secondo il diritto dell’Unione Europea. La Corte ha chiarito che l’impresa può beneficiare della misura solo se dimostra di rientrare in specifiche eccezioni, come la regola “de minimis”. La sentenza è stata annullata e la causa rinviata al giudice di merito per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti di Stato: la Cassazione blocca le agevolazioni fiscali post-calamità per le imprese

L’ordinanza n. 21722 del 2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel rapporto tra normativa nazionale emergenziale e diritto dell’Unione Europea, in particolare riguardo agli aiuti di Stato. La Corte ha stabilito che le agevolazioni fiscali, come la sospensione dei versamenti a seguito di calamità naturali, non sono automaticamente applicabili alle imprese, in quanto possono configurare un aiuto di Stato illegittimo. Questa decisione chiarisce che spetta all’impresa dimostrare di rientrare in specifiche eccezioni per poter beneficiare di tali misure.

I fatti del caso

Un contribuente, titolare di partita IVA, aveva impugnato alcune cartelle di pagamento relative a IRPEF, IVA e IRAP per l’anno 2002. A sostegno della sua tesi, egli sosteneva l’inesigibilità dei crediti a causa della sospensione dei termini di pagamento prevista dalla legge n. 296/2006 per i soggetti colpiti dagli eventi sismici avvenuti nella provincia di Catania nel dicembre 2002.

Inizialmente, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al contribuente. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su due motivi principali: la violazione della normativa europea sugli aiuti di Stato e l’omessa pronuncia da parte del giudice d’appello sulla effettiva spettanza dell’agevolazione.

La questione degli aiuti di Stato e la normativa emergenziale

Il cuore della controversia risiede nell’articolo 1, comma 1011, della legge n. 296/2006. Questa norma, insieme ad altre disposizioni emanate per fronteggiare l’emergenza post-sisma in Sicilia, consentiva una definizione agevolata dei debiti tributari, con una riduzione del 50% del capitale dovuto.

L’Agenzia delle Entrate ha sostenuto che tale misura, per le imprese, costituisse un aiuto di Stato. Questa tesi è stata rafforzata da una decisione della Commissione Europea (C(2015) 5549 del 14 agosto 2015), che ha dichiarato tale regime di aiuti incompatibile con il mercato interno, in quanto concesso in violazione delle procedure previste dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).

L’impatto della decisione europea sul processo nazionale

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: una decisione della Commissione Europea è un atto normativo vincolante e immediatamente applicabile negli Stati membri. Questo fenomeno, noto come ius superveniens, impone al giudice nazionale di dare immediata attuazione alla nuova regolamentazione, anche d’ufficio. Di conseguenza, l’agevolazione fiscale in questione non può essere applicata ai contribuenti che svolgono attività d’impresa, a meno che non ricorrano specifiche deroghe.

Le eccezioni alla regola sugli aiuti di Stato

La decisione della Commissione UE e la giurisprudenza della Cassazione chiariscono che l’illegittimità del regime di aiuti non è assoluta. Un’impresa può comunque beneficiare della misura se dimostra che l’aiuto individuale ricevuto rientra in una delle seguenti categorie:

1. Aiuti de minimis: Si tratta di aiuti di importo così esiguo da non essere considerati in grado di falsare la concorrenza. L’impresa deve provare che l’ammontare totale degli aiuti ricevuti in un triennio non supera la soglia stabilita dai regolamenti europei.
2. Compensazione dei danni da calamità naturali: L’aiuto può essere considerato compatibile se è destinato a compensare i danni diretti subiti a causa dell’evento calamitoso. In questo caso, l’impresa deve dimostrare un nesso chiaro e diretto tra il danno subito e l’aiuto ricevuto, evitando qualsiasi forma di sovracompensazione (ad esempio, cumulando l’aiuto con indennizzi assicurativi).

L’onere della prova di rientrare in queste eccezioni spetta interamente al contribuente.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, annullando la sentenza impugnata. Ha stabilito che il giudice di merito ha errato nel non considerare la questione degli aiuti di Stato, resa cogente dalla decisione della Commissione Europea. Inoltre, il giudice non ha verificato se il contribuente avesse effettivamente diritto all’agevolazione, un aspetto che l’Agenzia aveva contestato sin dall’inizio.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. Il primo è l’immediata applicabilità del diritto europeo, che qualifica l’agevolazione come un aiuto di Stato illegittimo per le imprese. Il giudice nazionale non può ignorare tale qualificazione e deve negare il beneficio se non vengono provate le condizioni per le deroghe. Il secondo pilastro è procedurale: la semplice richiesta di sospensione dei termini non impedisce all’amministrazione finanziaria di effettuare controlli e non esonera il giudice dal verificare la sussistenza di tutti i requisiti di legge, inclusa la regolarità dei pagamenti. La CTR aveva erroneamente ritenuto che l’istanza del contribuente precludesse a monte ogni verifica da parte dell’Ufficio.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Sicilia. Quest’ultima dovrà riesaminare il caso applicando i principi enunciati, ovvero verificando se l’agevolazione richiesta dal contribuente possa essere considerata compatibile con il mercato interno alla luce delle regole sugli aiuti di Stato, in particolare quelle de minimis o quelle relative alla compensazione dei danni. Questa ordinanza rappresenta un importante monito: le normative nazionali di emergenza devono sempre essere conformi ai principi fondamentali del diritto dell’Unione Europea, e le imprese non possono dare per scontato il diritto a benefici fiscali che potrebbero alterare la concorrenza.

Una sospensione delle tasse per calamità naturali è sempre legittima per un’impresa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una tale misura, sebbene nata per scopi solidaristici, può configurare un aiuto di Stato illegittimo ai sensi del diritto dell’Unione Europea. Pertanto, non è automaticamente applicabile alle imprese, a meno che non si dimostri di rientrare in specifiche eccezioni.

Cosa deve dimostrare un’impresa per beneficiare di un’agevolazione fiscale dichiarata aiuto di Stato?
L’impresa ha l’onere di provare che l’aiuto ricevuto rientra in una delle deroghe previste dalla normativa europea. Principalmente, deve dimostrare che l’aiuto rispetta i limiti del regolamento “de minimis” (cioè è di importo molto basso) oppure che è strettamente necessario a compensare i danni diretti subiti a causa della calamità, senza generare una sovracompensazione.

Una decisione della Commissione Europea può influenzare una causa fiscale nazionale già in corso?
Sì. Una decisione della Commissione Europea che dichiara un regime di aiuti incompatibile con il mercato interno è considerata ‘ius superveniens’ (diritto sopravvenuto) ed è immediatamente applicabile. Il giudice nazionale ha l’obbligo di applicarla, anche d’ufficio, modificando l’esito della causa in base ai principi del diritto europeo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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