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Aiuti di Stato sisma: la Cassazione sui rimborsi

Un contribuente, professionista operante in un’area colpita dal sisma del 2009, ha richiesto il rimborso del 60% delle imposte versate. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni dei giudici di merito, ha stabilito che tali agevolazioni fiscali costituiscono aiuti di Stato sisma. Pertanto, il diritto al rimborso non è automatico ma è subordinato alla prova, da parte del contribuente, del rispetto delle normative europee. Il contribuente deve dimostrare che l’aiuto rientra nei limiti del regime ‘de minimis’ o che copre un danno effettivo e diretto causato dal sisma, senza eccederlo. La Corte ha cassato la sentenza e rinviato il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti di Stato sisma: il rimborso fiscale non è automatico

Le agevolazioni fiscali concesse a seguito di calamità naturali, come il terremoto in Abruzzo del 2009, sono state al centro di un importante chiarimento della Corte di Cassazione. Con una recente ordinanza, i giudici supremi hanno stabilito che i benefici, come i rimborsi d’imposta, rientrano nella categoria degli aiuti di Stato sisma e, pertanto, sono soggetti alle rigide normative europee. Questo significa che il contribuente che richiede il rimborso ha l’onere di dimostrare di averne diritto, provando di non aver superato determinate soglie o di aver subito un danno effettivo.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di un professionista, un medico-odontoiatra residente in un comune del cosiddetto “cratere sismico” abruzzese, di ottenere la restituzione del 60% delle imposte versate, per un totale di oltre 31.000 euro. Tale importo era maturato durante il periodo di sospensione dei versamenti fiscali concesso a seguito del terremoto del 6 aprile 2009.

L’Agenzia delle Entrate si opponeva alla richiesta, sostenendo che l’accoglimento fosse subordinato non solo al diritto interno ma anche alla normativa europea sugli aiuti di Stato. L’Amministrazione finanziaria evidenziava come il contribuente non avesse provato di aver subito un danno e, anzi, avesse registrato un incremento di reddito nel periodo in questione.

Nonostante ciò, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al professionista, confermando il suo diritto al rimborso.

La Disciplina degli aiuti di Stato sisma e il Diritto Europeo

Il cuore della controversia risiede nel conflitto tra la normativa nazionale, che prevedeva l’agevolazione, e le decisioni della Commissione Europea. La Commissione aveva infatti dichiarato incompatibili con il mercato interno le misure italiane nella parte in cui non richiedevano ai beneficiari di provare il danno effettivo subito a causa del sisma. Tali misure, concedendo un vantaggio economico selettivo, configuravano veri e propri aiuti di Stato, vietati dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) se non autorizzati.

L’Avvocatura dello Stato, nel ricorrere in Cassazione, ha proprio insistito su questo punto: la Corte Tributaria Regionale aveva errato nel non considerare la normativa comunitaria e nel concedere il rimborso a un contribuente che non solo non aveva provato alcun danno, ma aveva addirittura aumentato il proprio volume d’affari.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza precedente e rinviando la causa a un nuovo esame. I giudici hanno riaffermato un principio consolidato: le decisioni della Commissione Europea che dichiarano un aiuto di Stato incompatibile hanno efficacia diretta nell’ordinamento nazionale e rendono invalide le norme interne che lo hanno concesso.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, sebbene le decisioni europee avessero bocciato il regime di aiuti, facevano salve due ipotesi per la legittimità dell’aiuto individuale:

1. Regime “de minimis”: L’aiuto è legittimo se l’importo totale degli aiuti ricevuti dal beneficiario in tre anni non supera una specifica soglia stabilita dai regolamenti UE.
2. Compensazione del danno: L’aiuto è legittimo se è destinato a compensare i danni materiali diretti causati dalla calamità naturale, a condizione che vi sia un nesso chiaro e diretto tra il danno e l’evento e che non vi sia una sovracompensazione (tenendo conto di eventuali indennizzi assicurativi o altre forme di sostegno).

La Cassazione ha sottolineato che l’onere di dimostrare la sussistenza di una di queste condizioni ricade interamente sul contribuente che richiede il rimborso. Egli assume la posizione di “attore” e deve fornire la prova dei fatti costitutivi della sua pretesa. Non è sufficiente che l’importo richiesto sia inferiore alla soglia de minimis; è necessario provare che l’ammontare totale degli aiuti ricevuti nel triennio rientri in tale soglia. In alternativa, deve provare l’esistenza e l’entità del danno subito.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per tutti i contribuenti che hanno beneficiato di agevolazioni fiscali post-calamità. Il messaggio della Corte è chiaro: il diritto al rimborso non è un automatismo derivante dalla residenza in un’area colpita. È necessario un ruolo attivo del contribuente, che deve essere in grado di documentare e provare, secondo le regole europee, la legittimità dell’aiuto ricevuto. La sentenza impugnata è stata annullata proprio perché i giudici di merito non hanno effettuato questa verifica cruciale, omettendo di applicare i superiori principi del diritto unionale.

Un’agevolazione fiscale concessa a seguito di una calamità naturale è considerata un “aiuto di Stato”?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che le misure di riduzione di tributi e contributi per imprese e professionisti vittime di calamità naturali costituiscono aiuti di Stato, in quanto forniscono un vantaggio selettivo con risorse pubbliche.

Chi deve dimostrare di avere diritto a un rimborso fiscale qualificato come aiuto di Stato sisma?
L’onere della prova spetta interamente al contribuente che richiede il rimborso. Egli deve dimostrare che l’aiuto individuale ricevuto è conforme alla normativa europea.

Cosa deve provare specificamente il contribuente per ottenere il rimborso?
Il contribuente deve dimostrare una di queste due condizioni: 1) che l’importo totale degli aiuti ricevuti nell’arco di tre anni rientri nelle soglie previste dal regime “de minimis”; oppure 2) che l’aiuto ricevuto serva a compensare un danno effettivo e diretto causato dalla calamità, senza che vi sia una sovracompensazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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